di Dante Freddi
Nell’agenda dell’Amministrazione Germani, come promesso nel programma elettorale del centrosinistra, c’è la discussione di un progetto di limitazione del traffico nel Centro storico.
Sembra che nella proposta sia contenuta la liberazione dalle auto da piazza del Popolo e da piazza Duomo. Tra altre iniziative in tal direzione, speriamo. Come l’allargamento dell’isola pedonale nella zona di via Garibaldi, piazza Ranieri e via Loggia dei mercanti, le aree di accesso dei turisti che provengono dal parcheggio dell’ex Campo della Fiera e che meriterebbero di essere accolti con la chiara segnalazione che quello è il centro della città. Sarebbe la naturale continuazione dell’asse pedonale che da va da un capo all’altro di Orvieto e allargherebbe la zona commerciale e turistica.
Oggi quella zona è così, come mostrano le foto.
Iniziare da luoghi certamente emblematici dell’immagine turistica della città sarebbe un bel passo innanzi.
Offrire agli orvietani e ai turisti la possibilità di vedere piazza Duomo e piazza del Popolo per intero è una scelta di fondo, che può prescindere dalle altre conseguenti e collegate, perché da lì si deve comunque partire per costruire una proposta di città turistica moderna e accogliente e vivibile al meglio.
La chiusura di piazza Duomo si può ottenere semplicemente attivando il varco esistente, senza la necessità immediata di individuare soluzioni alternative che girino intorno alla piazza sfruttando gli spazi stretti adiacenti all’ex ospedale, come si sente dire. Poi, quando sarà deciso come utilizzare l’area del vecchio nosocomio, ormai in disfacimento, il cerchio si potrà chiudere nel modo più coerente.
Intanto si vada avanti, almeno per rendersi conto di quanto brucino le scelte che toccano le abitudini di cittadini e operatori commerciali e per verificare se c’è davvero il coraggio e la forza per amministrare un progetto di chiusura del Centro storico al traffico, naturalmente nel rispetto delle esigenze essenziali di chi ci abita e lavora.
Quella della chiusura del Centro storico è una questione vecchia, di almeno una quarantina d’anni. Si iniziò con l’isola pedonale in via Duomo e parte di Corso Cavour negli Sessanta, poi con il traffico a senso unico delle vie più strette, poi basta.
Trentacinque anni fa il “Comune nuovo”, storico periodico della città con cui collaboravo, pubblicò un’intervista che mi rilasciò Carlo Alberto Fini, assessore alla viabilità di quei tempi. Fini affermò che il fine da perseguire era l’eliminazione del traffico sulla Rupe, ma prima dovevano essere creati dei contenitori per ospitare auto e autobus, tipo Foro Boario e via Roma, restaurare la Funicolare, realizzare un parcheggio vicino alla stazione. Di quell’idea erano le persone più illuminate della città e il Progetto di Viabilità alternativa sarebbe dovuto servire per rendere fruibile a tutti l’acrocoro, largo 800 metri e lungo 1.800, più o meno. Un grande parco per gli abitanti, uno straordinario monumento di arte e storia per i turisti.
Siamo andati avanti nella convinzione che quello fosse l’obiettivo, ma spingendolo sempre più in là nel tempo.
Ora quei parcheggi ci sono e anche la Funicolare, da vent’anni, ma i risultati conseguiti sono marginali.
C’è una forza che rema contro la modernizzazione della città e che si attiva ogni volta che qualcuno vuole modificare quanto esiste o sacrificare qualche pessima ma comoda abitudine. Ne deriva che non bisogna muovere nulla se si vuole tirare a campare.
Il fatto però è che gli orvietani hanno dimostrato una capacità di giudizio inaspettata, sia quando hanno votato Còncina che quando hanno votato Germani, al di là del merito. Nessuno è più sicuro del successo perché è immobile e graziosamente disponibile a tutti.
Alla comprensibile paura del cambiamento si aggiungerà anche la speculazione politica per accaparrarsi il consenso degli orvietani scontenti, che saranno molti, almeno nei primi tempi. C’è da metterlo nel conto, finora è stato così.
Decidere costa e vedremo quanto la nuova amministrazione potrà pagare. Se penso al dibattito asperrimo che si creò un paio d’anni fa per cambiare la via di accesso a piazza della Repubblica e poco altro, davvero piccola cosa, non nutro molte speranze.
Sarà dura, ma dato che nessuno è più garantito, tanto vale avere il coraggio di “fare”.