di architetto Leonardo Brugiotti
Personalmente, chiarendo subito che questo è un intervento al momento privo di connotazione politica, ritengo che la fusione di più comuni, sia una operazione che potrebbe avere ricadute positive sul territorio. Ritengo che un accorpamento di più comuni, urbanisticamente condurrebbe ai piani di assetto territoriale, attraverso i quali l’unione di più forze definirebbe un modello di sviluppo equiparabile a quello di città territorio, contribuendo a conferire un maggiore peso a livello nazionale del nostro territorio. Una eventuale fusione ci consentirebbe una più ampia possibilità di entrare nell’ambito del programma comunitario Pays Med. Urban di cui per altro l’umbria fa già parte. Va inoltre detto che un accorpamento coincide con gli obbiettivi dei nuovi programmi comunitari, primo fra tutti Horizon 2020. Guardare oltre il sistema politico-urbanistico adottato fino ad oggi, ritengo sia il segnale di una necessaria apertura per una reale ripresa.
Di fatto gli attuali strumenti urbanistici non sono più in grado di garantire un reale controllo sul territorio. Il PUVAT Piano di valorizzazione degli immobili pubblici, non ha prodotto nulla essendo un programma di limitato raggio d’azione; il PRUSST nasce con il D.M. del 8 ottobre 1998.programmi di riqualificazione urbana e di sviluppo sostenibile del territorio promossi dal Ministero dei lavori pubblici. avrebbe dovuto rappresentare la nuova fase di programmazione e riqualificazione territoriale proveniente dall’esperienza dei programmi di riqualificazione urbana, ma gli effetti realmente prodotti non sono stati quelli sperati, rendendo obsoleto anche questo programma. I piani regolatori comunali, sono da sempre connotati da una grande vulnerabilità agli attacchi speculativi che devastano i territori comunali.
I P.A.T. ovvero Piani di Assetto Territoriali, concertati nell’ambito di una fusione, consentirebbero una programmazione “complessiva” molto più accurata tenendo conto delle esigenze congiunte dei vari comuni che farebbero parte dell’accorpamento e, tramite una concertazione concordata e partecipata, si produrebbe una coesione di forze con un peso economico e politico di maggior efficacia.
In particolare, il PIANO DI ASSETTO TERRITORIALE
- 1. verifica ed acquisisce i dati e le informazioni necessari alla costituzione del quadro conoscitivo territoriale comunale;
- 2. disciplina leinvarianti dinatura geologica, geomorfologica, idrogeologica,paesaggistica, ambientale, storico-monumentale e architettonica, in conformità agli obiettivi ed indirizzi espressi nella pianificazione territoriale di livello superiore;
- 3. individua gli ambiti territoriali cui attribuire i corrispondenti obiettivi di tutela, riqualificazione e valorizzazione, nonché le aree idonee per interventi diretti al miglioramento della qualità urbana e territoriale;
- 4. recepisce i siti interessati da habitat naturali di interesse comunitario e definisce le misure idonee ad evitare o ridurre gli effetti negativi sugli habitat e sulle specie floristiche e faunistiche;
- 5. individua gli ambiti per la formazione dei parchi e delle riserve naturali di interesse comunale;
- 6. determina il limite quantitativo massimo della zona agricola trasformabile in zone con destinazione diversa da quella agricola, secondo le modalità indicate nello specifico atto d’indirizzo;
- 7. detta una specifica disciplina di regolamentazione, tutela e salvaguardia con riferimento ai contenuti del piano territoriale di coordinamento provinciale (PTCP);
- 8. detta una specifica disciplina con riferimento ai centri storici, alle zone di tutela e allefasce di rispetto e alle zone agricole;
- 9. assicura il rispetto delle dotazioni minime complessive dei servizi;
- 10. individua le infrastrutture e le attrezzature di maggiore rilevanza e detta i criteri per l’individuazione di ambiti preferenziali di localizzazione delle grandi strutture di vendita e di altre strutture alle stesse assimilate;
- 11. determina, per ambiti territoriali omogenei (ATO), i parametri teorici di dimensionamento, i limiti quantitativi e fisici per lo sviluppo degli insediamenti residenziali, industriali, commerciali, direzionali, turistico-ricettivi e i parametri per i cambi di destinazione d’uso, perseguendo l’integrazione delle funzioni compatibili;
- 12. definisce le linee preferenziali di sviluppo insediativo e le aree di riqualificazione e riconversione;
- 13. precisa le modalità di applicazione della perequazione e della compensazione;
- 14. detta i criteri per gli interventi di miglioramento, di ampliamento o per la dismissione delleattività produttive in zona impropria, nonché i criteri per l’applicazione della procedura dello sportello unico per le attività produttive in relazione alle specificità territoriali del comune;
- 15. individua le aree di urbanizzazione consolidata in cui sono sempre possibili interventi di nuova costruzione o di ampliamento di edifici esistenti attuabili nel rispetto delle norme tecniche;
- 16. individua i contesti territoriali destinati alla realizzazione di programmi complessi;
- 17. stabilisce i criteri per l’individuazione dei siti per la localizzazione di reti e servizi di comunicazione elettronica ad uso pubblico;
- 18. elabora la normativa di carattere strutturale in applicazione di leggi regionali di altri settori.
E’ evidente che tale metodologia,se correttamente seguita non può che portare a duraturi benefici. Pertanto e sempre a mio modesto avviso, una fusione di più comuni non può che giovare alla comunità