Riceviamo dal Comitato di Officina Comune e pubblichiamo.
Nell’ambito della campagna referendaria sulla Fusione dei 5 Comuni dell’Alto Orvietano, Officina Comune (comitato intercomunale per il SI’ alla Fusione) incontrerà il 27 marzo i cittadini di Monteleone d’Orvieto presso il Teatro dei Rustici alle ore 21 e i cittadini di Montegabbione venerdì 28 Marzo presso la Sala Polivalente di Montegabbione sempre alle 21.
Come avvenuto nelle assemblee pubbliche precedenti, a Montegiove, Santa Maria e Ficulle, il Comitato Officina Comune cercherà di sensibilizzare la cittadinanza sulle tematiche della fusione e sui benefici che ne conseguiranno, dal punto di vista amministrativo, dei servizi e dello sviluppo locale.
Officina Comune è consapevole che la cittadinanza dei 5 comuni è chiamata a decidere del suo destino in una svolta epocale e che questo può portare smarrimento, timore per il futuro e dubbio sulla bontà della proposta. Ma questi sentimenti non possono essere i parametri con cui affrontare questa situazione. Il territorio, infatti, ha bisogno di nuova linfa e di nuove prospettive, e solo mediante un Comune Unico si riuscirà a lavorare su se stessi e a migliorare le aspettative di tutti i cittadini.
L’Officina dice NO all’Unione dei Comuni in questo territorio.
Questa forma di gestione amministrativa può funzionare solo in un territorio i cui comuni sono ben strutturati, funzionanti e con il personale a pieno regime. Non a caso la maggior parte delle Unioni sono avvenute tra la fine degli anni ’90 e i primi anni 2000, quando la crisi economica ancora non si era abbattuta sulla nostra Penisola.
Nel caso di Unioni avvenute in anni più recenti si tratta soprattutto di Marchi d’Area, in cui i Comuni, produttori di un dato bene, come il Sagrantino in Umbria, o facenti parte di un territorio ad alta vocazione turistica, si uniscono per creare un ente che possa rendere più forte, promuovere e tutelare la produzione del bene o il territorio.
I comuni dell’Alto Orvietano, invece, con tutta la buona volontà non marciano a pieno regime, devono rispettare il Patto di Stabilità (che sta stritolando comuni di tutta Italia), hanno personale ridotto all’osso, che con grande sforzo ricopre uno o più mansioni, e devono rispettare il blocco delle assunzioni. Con l’Unione, nonostante gli incentivi statali e regionali, questo stato di cose non muterebbe, anzi, si arriverebbe alla situazione limite, ad esempio, per cui andati in pensione uno o più impiegati comunali, sarebbe possibile assumerne uno ogni tre soltanto proprio per il famigerato blocco delle assunzioni-blocco del turn over. Ciò comporterebbe un deperimento dei servizi, che potrebbe arrivare all’estrema conseguenza di dover tenere aperti i comuni solo per alcuni giorni a settimana.
Il costo dell’amministrazione resterebbe invariato, quindi 5 sindaci, 5 giunte, 5 consigli comunali, 4 uffici ragioneria, 5 uffici tecnici e 5 uffici anagrafe. Inoltre, l’Unione prevedendo il costo zero della gestione, inibisce la creazioni di ulteriori uffici, come ad esempio quello turistico-culturale, inteso come ufficio comunale atto alla promozione, tutela, organizzazione, coordinamento del territorio e dei suoi beni culturali, settore su cui il territorio deve assolutamente puntare. Mancando negli attuali comuni questa tipologia di uffici, si sarebbe costretti a crearne uno ex novo assumendo personale addetto, cosa che però non è possibile nell’Unione e per il blocco delle assunzioni. Questa limitazione, pertanto, comporterebbe nuovamente il mancato utilizzo della risorsa turismo, che territori affini al nostro riescono a sfruttare al meglio e su cui basano molto del loro indotto già da molto tempo.
Il Comune Unico, invece, può essere riassunto in tre semplici parole: riorganizzare, accorpare e ottimizzare. Un Sindaco, una giunta, un consiglio comunale, un ufficio ragioneria, un segretario, un ufficio tecnico, servizi anagrafe nel territorio e un ufficio del turismo e cultura. Il territorio si presenterà compatto e strutturato, con uffici in cui i geometri faranno solo i geometri e si occuperanno esclusivamente della loro mansione, in cui le ragioniere si dedicheranno alla contabilità e ai tributi senza appalti esterni e con un segretario disponibile ogni giorno. Il servizio anagrafe, invece, resterà nella sede di ogni comune attuale ed erogherà gli stessi servizi di sempre, ma con la possibilità per l’utente di poterne usufruire in qualsiasi municipio si trovi.
Gli incentivi statali e regionali, che sono il doppio rispetto a quelli previsti per le Unioni, e lo sforamento del Patto di Stabilità per due anni permetteranno di poter risolvere le problematiche attuali legate alle infrastrutture e di migliorare e integrare quelle già presenti, e di rendere fruibili le aree artigianali ora deserte nonostante la collocazione vicino allo svincolo autostradale e alla ferrovia. Con gli stessi finanziamenti sarà possibile creare una serie di progetti per la valorizzazione della zona a scopi turistici che potranno contemplare la rivalutazione dei centri storici, la creazioni di percorsi che li attraversino e che favoriscano l’utenza delle strutture ricettive distribuite nel territorio. Ma questo progetto può avvenire solo tramite un indirizzo unico che metta a frutto tutta la diversità presente.
Officina Comune, infine, ci tiene a sfatare i falsi miti sulle chiusure di caserme, poste, farmacie e scuole. La presenza di un edificio comunale non è collegato alle attività presenti nel suo territorio. Le caserme, come ribadito dal Colonnello Luigi Felli, hanno vita propria e la loro esistenza nel territorio non è assolutamente legata alla presenza della sede comunale in un dato paese. Allo stesso modo le Poste, essendo una società per azioni, non sono assolutamente connesse alla presenza del Comune, poiché gli sportelli avranno la loro ragione d’essere finchè vi saranno utenti e conti correnti. Ugualmente le farmacie, che hanno statuti e regolamenti che esulano dalla presenza del Comune, per la legge 8 marzo 1968, n. 221 e successive, non perderanno il requisito di farmacia rurale, poiché esso è previsto per Comuni o Centri Abitati con popolazione inferiore a 5000 abitanti. Per le scuole, invece, la fusione non potrà che portare giovamento, poiché rimanendo allo stato attuale proprio le ridotte disponibilità economiche dei comuni non potranno più far fronte ai tagli ministeriali sul personale e mantenimento, che invece le amministrazione hanno preso in carico.
Il territorio dell’Alto Orvietano merita una possibilità, e questa possibilità può essere trovata nella Fusione.