Pubblico con un po’ di disagio le considerazioni che seguono del consigliere Olimpieri perché, devo ammettere, mi ha còlto in fallo: il bando 2009 prevedeva effettivamente la concessione a novanta anni. Lo sapevo, lo garantisco, anche perché sono uno dei pochi che ha partecipato a tutte le riunioni di partecipazione tra il 2008 e il 2009 e ho scritto decine di articoli a proposito. Non ricordo che a questi incontri abbia partecipato il consigliere PdL, eppure lì sarebbe stato un altro luogo giusto per esprimere dubbi, opinioni, accuse di ladrocinio e, magari, ascoltare anche come la pensavano altri.
Accetto questa giusta tirata di orecchie per la disattenzione, ma ritengo riprovevoli affermazioni come “qualcuno voleva svendere la Piave per trenta denari”, perché non è vero e certo Olimpieri non è in grado di dimostrare il contrario. Quindi queste dichiarazioni sono fango gratuito buttato nella già melmosa pozza della politica orvietana, che certo non ha bisogno di questi contributi.
Olimpieri, poi, non fa cenno alla questione del Campus inseguito da Còncina, perché ovviamente non ha nulla da dire, troppo imbarazzante. (A piè di pagina la parte della dichiarazione di Còncina alla Corte dei Conti a questo proposito). Imbarazzante, ovviamente, non per la indiscussa onestà del sindaco ma per la sua discutibilissima tendenza alla “riservatezza”.
In quanto alle notizie riguardanti l’arresto di Vittorio Casale e l’incontro con Gianni Stella, che ricordo benissimo in quanto fu organizzato dal mio giornale, i link che seguono sono relativi a questo. Forse una ricerca compiuta per trovare avrebbe portato lì anche Olimpieri. Sarebbe bastato inserire un range di date o un nome, facile, facilissimo.
http://archivio.orvietosi.it/notizia.php?id=23545
http://archivio.orvietosi.it/notizia.php?id=23539
http://archivio.orvietosi.it/notizia.php?id=23532
http://archivio.orvietosi.it/notizia.php?id=23514
http://archivio.orvietosi.it/notizia.php?id=23492
Comunico inoltre al capogruppo PdL che devo scrivere di lui perché è un amministratore della città, un epigone del politico nostrano, uno che non può essere ignorato, perché è stato votato da moltissimi cittadini e ho il dovere di tenerlo nel giusto conto, sia per interessi politici che antropologici.
(N.B. Non cambio consulenti per il bilancio, mi fido della Corte dei Conti e dei revisori estratti a sorte).
Dante Freddi
Segue l’intervento di Stefano Olimpieri a proposito dell’articolo di Dante Freddi “L’almanacco di Olimpieri 2014”
Nel leggere con attenzione l’articolo del giornalista Freddi, mi corre l’obbligo di fare due piccole precisazioni e – nel contempo – di ringraziarlo per la grande visibilità che mi sta concedendo da diversi mesi a questa parte. Pertanto, rinnovo un grazie di cuore a Freddi ed a tutti coloro che mi citano nei loro articoli o nei loro commenti, rammentando a me stesso ed agli altri che la visibilità in politica è uno strumento fondamentale e se qualcuno prova a deriderti o ad offenderti non te ne devi curare: fa parte del gioco ed a me – che si vinca o che si perda – piace giocare e piace farlo senza trucchi e senza passamontagna calati sul volto.
Nel merito, rispondo sinteticamente alle due questioni su cui Freddi vorrebbe incastrarmi e farmi fare una figuraccia, anche se credo che – come un boomerang – la figuraccia rischi di farla lui. La prima riguarda i conti del Comune: il giornalista Freddi farebbe bene ad informarsi un po’ meglio o, magari, cambiare consulente finanziario: basta vedere con estrema pacatezza e con altrettanta estrema oggettività come in questi ultimi quattro anni i fondamentali economico-finanziari del bilancio del Comune di Orvieto siano radicalmente cambiati. Ovviamente in meglio, anche perché cambiarli in peggio sarebbe stato assolutamente impossibile. Abbattimento dello stock di debito verso le banche, da 54 milioni a 48 milioni di euro; diminuzione del deficit di esercizio, da 10 milioni a 7,1 milioni di euro; diminuzione del costo del personale, da 8 milioni a 6,3 milioni di euro; diminuzione degli affitti per circa 500 mila euro; transazione swap RBS e causa civile BNL, con un risparmio per le casse del Comune di circa 1,5 milioni all’anno; ultimi tre esercizi (2011, 2012, 2013) chiusi in attivo. Eccetera. Sulla procedura di pre-dissesto, sa bene Freddi che ce lo obbliga la legge: per onor di cronaca questa procedura è stata auspicata anche dai suoi amici di minoranza consiliare attraverso dichiarazioni stampa ed attraverso la presentazione di una mozione.
In merito alla Caserma Piave Freddi deve studiare meglio perché il bando costruito e pubblicato all’inizio del 2009 da Mocio (coadiuvato da qualche importante consulente venuto da Roma) non prevedeva la vendita, ma – al contrario – prevedeva una concessione a novanta anni, sia della Piave (di proprietà comunale) che dell’ex ospedale (ad oggi, ancora di proprietà della Regione dell’Umbria). A quel bando risposero in due e fu una Commissione nominata dal Sindaco Concina a decretare che entrambe le proposte presentate non avevano i requisiti minimi di idoneità: ricordo anche che la Commissione era presieduta del noto giurista e costituzionalista Stefano Rodotà, che non può essere certamente annoverato come un amico di Olimpieri. Sulla Piave occorre anche ricordare che nel giugno del 2011 presso il bar Montanucci venne fatta una conferenza stampa dove il manager Gianni Stella sventolava una lettera nella quale un certo Vittorio Casale si faceva avanti come eventuale acquirente della Caserma Piave. In quella conferenza stampa – Freddi lo ricorderà benissimo – il manager Stella attaccava duramente Concina perché il Sindaco non aveva dato minimamente udienza alle richieste di Casale. Rimandiamo i lettori ad effettuare una ricerca su Google per rileggere gli articoli pubblicati da tuttorvieto.it in data 10 settembre 2009 e 14 giugno 2011: purtroppo la ricerca si limita al sito tuttorvieto.it perché non c’è più traccia di qualsivoglia articolo negli altri siti locali (li avessero oscurati deliberatamente?!?). Purtroppo per i suoi sponsor, qualche giorno dopo la conferenza stampa Vittorio Casale venne arrestato per bancarotta. Al di là delle vicende giudiziarie, sono due i fatti che emergono con chiarezza: il primo riguarda la serietà, la correttezza, nonché la difesa della città e la tutela del bene comune, che il Sindaco Toni Concina ha dimostrato in questi anni. E la questione Piave ne è la riprova. Il secondo – come riportato dall’articolo apparso su tuttorvieto.it il 12 maggio 2009 – riguarda il modus operandi che vigeva ad Orvieto prima che arrivasse Concina: come riportato dall’articolista, la società Operae spa – colosso immobiliare di proprietà di Vittorio Casale – è stata una delle due strutture che risposero al bando: Operae spa si attivò anche nel dettagliare ai massimi esponenti politici di allora gli elementi su cui si fondava il progetto: sembra che il progetto sia stato presentato anche ai più importanti imprenditori edili orvietani. E’ questo il vero nocciolo politico della vicenda: la Piave, come tutte le altre partite immobiliari di questi ultimi decenni, sarebbe servita come luogo in cui far convergere le ambizioni della politica e quelle di alcuni imprenditori, il tutto per continuare a perpetuare un sistema fondato sulla gestione del potere e del cemento. Fortunatamente per Orvieto è arrivato Concina. E quel sistema si è disintegrato.
p.s. – forse potrò anche vendere il mio almanacco 2014 per trenta soldi, di certo qualcuno voleva svendere la Piave per trenta denari.
Con osservanza. Stefano Olimpieri
Dichiarazione di Còncina alla Corte dei Conti.