di Claudio Bizzarri
Dispiace tornare a parlare di disinformazione culturale quando ci sono in ballo
persone che si conoscono, ma ho avuto sollecitazioni da più parti per ristabilire almeno un minimo di informazione corretta. Mi riferisco ad un articolo uscito di recente (23 agosto su la Nazione Umbria) e relativo al sito archeologico di Monte Landro. Premesso che nulla si vuole togliere all’importanza archeologica dei rinvenimenti effettuati in quest’area collocata a cavallo di due regioni moderne è del tutto fuori luogo tirare in ballo il santuario etrusco per eccellenza, il Fanum Voltumnae descritto nelle fonti antiche come complesso dedicato alla più importante divinità etrusca, al deus Etruriae princeps di Varrone. Asserire che la scoperta effettuata a Monte Landro sia in grado di mettere “ in discussione l’ubicazione del Fanum” e di aprire un “caso Fanum” sulla scia di uno “strano silenzio” artificiosamente tinto di giallo per far notizia, farebbe sorridere se si conoscessero l’entità delle scoperte di Campo della Fiera, in Orvieto, e quelle del sito che si vorrebbe elevare a livello di santuario pan-etrusco. Basterebbe leggere i resoconti che Simonetta Stopponi, docente dell’università di Perugia e caparbia ed instancabile direttrice dello scavo alle pendici della rupe dal 2000, ha già pubblicato su riviste specializzate e non con i suoi collaboratori (in massima parte, negli Annali della Fondazione Faina, che anno dopo anno continua a sfornare con incredibile tempestività gli atti dei convegni che si tengono ad Orvieto). Fra l’altro notizia degli scavi di Monte Landro venne data proprio in quella sede da Adriano Maggiani ed Enrico Pellegrini, che scavano il sito con il team dell’università di Venezia (A.Maggiani, E.Pellegrini Il santuario etrusco di Monte Landro (S.Lorenzo Nuovo). Nuove ricerche. in Annali della Fondazioneper il museo C. Faina, vol. XIX, pp. 485-502). Scomodare addirittura Lars Porsenna per spiegare un foro funzionale all’utilizzo di una riserva idrica (ogni cisterna ha un foro per il deflusso delle acque e/o una conca per facilitarne la pulizia) e vederci un collegamento con una delle storie legate al tiranno che ha governato su Chiusi e Volsinii in epoca arcaica sembra essere appena appena esagerato. Nessuna fonte antica mette in relazione il mostro Olta (e non Volta, fra l’altro – Plinio, Nat. Hist., II, 140) con Vertumnus, che di personificazioni ne ha davvero tante ma mai quella di mostro. E’ di certo la rappresentazione della natura che cambia, della sua fertile presenza nel susseguirsi delle stagioni, della vitalità che non può essere ricompresa in un culto ctonio, caratteristico appunto di un monstrum come quello in cui venne coinvolto Olta, un prodigio.
In ultima analisi bisogna sempre invocare – e talvolta imporre – una corretta informazione anche a chi il nostro territorio lo visita e vuole ritornare a goderne, senza sensazionalismi o guerre di campanile, sterili contrapposizioni che non portano a nessuno alcun vantaggio, se non una visibilità degna di una meteora, e pure con una coda sfilacciata. Chi conosce bene il territorio perchè ci vive e lo frequenta rappresenta una risorsa incommensurabile per la comunità della quale è parte e non deve cedere a protagonismi, alimentati da chi è poi in grado di portare la (falsa) notizia all’attenzione di un pubblico di non addetti ai lavori e, dato forse ancor più grave, di un visitatore che non è grado di discernere fra realtà e, appunto, campanile. Uno scavo archeologico è fatto di fatica, tempo dedicato a trovare risorse umane e, soprattutto, economiche e deve essere aiutato in ogni modo, bisogna fare in modo che chi si impegna a fondo nei dieci mesi che precedono e seguono la campagna sul campo non abbia poi l’obbligo di ritagliare tempo altrimenti prezioso per ristabilire la verità. Attendiamo tutti con impazienza la conferenza con la quale Simonetta Stopponi vorrà metterci al corrente dei risultati delle campagna che si è appena svolta a Campo della Fiera, sede del Fanum Voltumnae collocato ad Orvieto (Etruriae caput) e finanziata, a ragion veduta, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto.