Come ha correttamente e giustamente evidenziato l’Assessore Pizzo, la Regione Piemonte ha dovuto soccombere davanti alla giustizia inglese in un procedimento avente ad oggetto contratti “derivati”: in buona sostanza il giudice di Londra ha respinto il ricorso della Regione Piemonte avverso una Banca del Regno Unito (Dexia) ed ha condannato la stessa Regione al pagamento delle spese processuali (onere non da poco). Dinnanzi a questo fatto possiamo affermare con assoluto realismo che l’accordo transattivo con il quale il Comune di Orvieto chiuse definitivamente i contratti “derivati” stipulati con un’altra banca anglosassone (RBS) è stata una scelta giusta, corretta e – soprattutto – lungimirante. Con quell’accordo transattivo dell’ottobre 2011 l’Amministrazione Concina ha risolto una volta per tutte un rapporto contrattuale che avrebbe obbligato il Comune di Orvieto a sborsare milioni e milioni di euro in favore della banca scozzese, visto che la scadenza naturale del contratto arrivava fino al 2031. A due anni di distanza dalla stipula della transazione possiamo pacatamente affermare che quella fu una scelta positiva ed innovativa: positiva perché, a fronte di un accordo transattivo pari ad 1,5 milioni di euro pagabili in tre rate e senza interessi (due rate da 600.000 euro l’una sono ste già pagate, la prima nel 2012 e la seconda nel 2013, manca quella del gennaio 2014 pari a 300.000 euro), quella scelta ha prodotto benefici finanziari per le casse del Comune per il semplice fatto che lo swap collar del 2007 stipulato con RBS generava flussi annui negativi per centinaia di migliaia di euro all’anno. Inoltre, tutti gli analisti affermavano e certificavano che in proiezione – fino alla scadenza naturale del contratto (2031) – quel collar swap non avrebbe mai generato flussi positivi per le casse del Comune. Innovativa perché nel caso di specie si è cercata (e trovata) una transazione – quindi un accordo tra le parti senza adire gli organi giudiziari – in quanto il Comune di Orvieto, al fine di difendere le proprie ragioni, avrebbe dovuto citare in giudizio RBS presso l’Alta Corte di Londra con la consapevolezza di andare incontro ad una probabile sconfitta processuale (vedi quello che è successo alla Regione Piemonte) che avrebbe ancora di più danneggiato la nostra città. Ricordiamo, infatti, che solo di spese processuali per difendere le nostre ragioni avremmo dovuto spendere circa 800.000 euro; se poi – malauguratamente – l’Alta Corte ci avesse dato torto avremmo dovuto pagare anche le spese legali sostenute dalla controparte (RBS), oltre – ovviamente – ad adempiere a quanto previsto sul contratto. Solo per la cronaca ricordiamo che le decine e decine di pagine oggetto del contratto collar swap stipulato dal Comune di Orvieto nel 2007 venne scritto tutto in inglese finanziario e che, presumibilmente, questa situazione avrebbe favorito RBS in un eventuale giudizio dinnanzi all’Alta Corte di Londra. Da ultimo, ricordiamo anche che il contratto e le norme che lo sostanziavano erano regolate dal diritto inglese, aumentando di gran lunga le difficoltà per il nostro Comune. Attizzare nuove polemiche sarebbe sbagliato e fuori luogo; allo stesso modo sarebbe come “sparare sulla Croce Rossa” se ricordassimo le dichiarazioni, gli articoli, gli interventi della minoranza (PD, PSI e Rif. Comunista) e di qualche Archimede Pitagorico nostrano: a noi interessa prendere atto che l’accordo transattivo con RBS è stata una scelta assolutamente vantaggiosa per la nostra città, oltre ad aver prodotto dei concreti vantaggi per le casse comunali. Aver chiuso in via definitiva gli swap stipulati nel 2007 (Amministrazione Mocio) ed aver intentato una causa civile dinnanzi al Tribunale di Orvieto (competente per territorio) per gli swap stipulati con Banca Nazionale del Lavoro nel 2001 (Amministrazione Cimicchi) è un fatto che dimostra come Concina e la sua maggioranza abbiano affrontato la questione con grande serietà e forza, cercando di far uscire il Comune di Orvieto da una tenaglia che con il tempo l’avrebbe strangolato. A differenza di chi scommetteva sull’andamento dei tassi di interesse sulla pelle degli orvietani e – soprattutto – delle giovani generazioni, il Sindaco Concina ha avuto il grande merito di affrontare la patata bollente “derivati” con la diligenza del buon padre di famiglia, mettendo al centro di ogni azione l’esclusivo interesse della città. Cosa assai rara nel panorama politico nostrano.
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