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Home Territorio

Soft: un progetto per l’integrazione delle famiglie, attraverso i piccoli

Redazione by Redazione
13 Maggio 2013
in Territorio, Archivio notizie
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Traute Taeschner e Andrea Ricci

E’ stato presentato presso l’Agriturismo “Il Colombaio” a Montegabbione “SOFT – School and Family Together for the Integration of Immigrant Children”, un progetto europeo di ricerca e intervento per l’integrazione sociale di bambini immigrati, coordinato dall’Università di Roma Sapienza.

“Montegabbione è la prima città dell’Umbria che effettivamente ha aderito a questo progetto – dice il sindaco di Montegabbione Andrea Ricci – non solo perché abbiamo diversi bambini stranieri nel nostro territorio (alla scuola primaria il rapporto supera il 50%, olandesi, danesi, rumeni, albanesi, macedoni, argentini), ma anche perché crediamo che l’integrazione sia alla base di qualsiasi società civile, grande o piccola come la nostra e le cosiddette tre T (Tecnologia, Talento e Tolleranza) possano battere la crisi. Tolleranza significa per noi non avere paura del nuovo, del diverso, di ciò che “ancora non è”, significa per noi anche un modo per attrarre i Talenti. E’ per questo che la nostra scuola a Montegabbione è di fatto già un progetto pilota per l’insegnamento dell’italiano ai bambini figli di immigrati e non, dato che iniziando dal presente anno scolastico utilizziamo il modello di educazione linguistica che sarà utilizzato nel futuro progetto europeo, SOFT.”.

Hocus e Lotus

Il Comune di Montegabbione, infatti, ha fatto da apripista a questo nuovo metodo d’insegnamento ma l’obiettivo è quello di coinvolgere tutti gli istituti del comprensorio. Attualmente i bambini coinvolti in questo percorso sono 15, per quanto riguarda gli alunni delle scuole elementari, e 27 nella materna.

“Negli ultimi dieci anni la crescita del fenomeno migratorio in Italia ha visto aumentare di oltre settecentomila unità gli iscritti alla scuola di origine straniera – spiega la dottoressa Sabine Pirchio, coordinatrice del progetto – La mancanza di regolarità scolastica tra gli studenti con cittadinanza non italiana è un dato allarmante dovuto sia a difficoltà legate alla conoscenza della lingua italiana, sia a problemi di integrazione sociale. Quello che vogliamo con il progetto è creare pratiche educative condivise che siano utili sia ai bambini immigrati che agli italiani nell’apprendimento dell’inglese. Il multilinguismo per l’integrazione tra i popoli”.

“Il progetto sperimentale – aggiunge la prof.ssa Traute Taeschner, ideatrice del modello educativo linguistico da impiegare durante la sperimentazione – è stato programmato su due anni accademici 2012/2013; 2013/2014. Il primo anno prevede l’analisi della decostruzione del pregiudizio culturale in età infantile, per ciascun istituto coinvolto, per programmare interventi ad hoc specifici. Esso si focalizzerà in particolar modo sullo sviluppo interculturale, nelle diverse età infantili. Alla ricerca parteciperanno bambini di differenti gruppo di età (da tre anni a dieci) ed adulti, ovvero insegnanti e genitori. I bambini saranno coinvolti con attività ludiche e verranno registrati durante la vita in aula. Gli insegnanti ed i genitori, invece, saranno coinvolti con interviste e questionari”.

“Nel corso del secondo anno – conclude la professoressa Taeschner il progetto  sarà dedicato all’intervento diretto con i bambini nelle scuole, attraverso l’applicazione del modello glottodidattica del Format Narrativo, ossia “Le avventure dei due Dinocroc Hocus e Lotus” e, inoltre, alla raccolta di dati per la veridica sul conseguimento dell’obiettivo di una maggiore vicinanza interculturale e una diminuzione di eventuali pregiudizi”.

“Stiamo coinvolgendo con corsi e materiale didattico specifico gli insegnanti – sottolinea Giulia Francese responsabile DITI, la società che si occupa della pubblicazione e la distribuzione dei materiali didattici Hocus & Lotus – che ottengono una formazione gratuita e certificata in glottodidattica infantile e approfondimento delle tematiche legate all’immigrazione e integrazione culturale, alla relazione insegnante – genitore e al coinvolgimento dei genitori nella vita scolastica del bambino”.

Ma il piccolo Comune dell’Alto Orvietano dovrà essere solamente il primo istituto di una lunga serie ad abbracciare questo nuovo percorso scolastico.  “Montegabbione deve essere solo il primo dei Comuni coinvolti in questo importantissimo progetto che deve vedere la partecipazione di tutte le nostre scuole – ha detto infatti Giuseppe Greco Dirigente dell’Istituto Icao (Istituto Comprensivo Alto Orvietano). La difficoltà che oggi molti bambini hanno nel comunicare a volte è frutto dal rapporto tra loro e le loro famiglie che hanno sempre meno tempo, purtroppo, da dedicare ai figli nella loro crescita. Un ruolo che la scuola può e deve integrare. I bambini hanno bisogno di questa animazione linguistico culturale: senza parole non si fa scuola”.

“Il nostro territorio è un territorio d’eccellenza produttiva e culturale – conclude il sindaco. E molto lo dobbiamo a persone di altri Paesi che hanno scelto di scommettere sulla nostra Regione e sul nostro Comune. Vogliamo che si sentano veramente a casa sia loro che le loro famiglie. SOFT potrà essere un ulteriore passo verso questa meta, speriamo che rappresenti un cammino d’integrazione ed opportunità per tutti”.

Alla conferenza stampa erano presenti anche numerosi partner stranieri tra cui Eva Urquijo e Francesco Arcidiacono, rispettivamente per Spagna e Svizzera i quali, in rappresentanza di due Paesi multilingue, hanno ribadito l’importanza del progetto e ne hanno sottolineato l’efficacia.

Progetto SOFT

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