Scrivo sulla riorganizzazione delle scuole orvietane a cose fatte solo perché rimanga traccia di un accadimento che suona (ovvio, per me) come metafora dello stato della città in un certo momento della sua storia. E scrivo non più nella veste di dirigente interessato ad un istituto, ma di cittadino interessato a tutti gli istituti, anzi, interessato a come funzionano le istituzioni, agli interessi generali del popolo sovrano e a quelli dei giovani del cui futuro in teoria tutti dovrebbero essere preoccupati.
Assicuro chi ama le frasi ad effetto che analizzo la situazione senza alcun mal di pancia. Perciò proporrò semplici quadri descrittivi e poche considerazioni solo con riferimento alle decisioni concernenti le scuole superiori. Chi volesse avere un’informazione completa sulla questione può leggere il testo della mozione presentata al Consiglio da Pier Luigi Leoni lo scorso 13 dicembre.
Primo quadro: lo stato di fatto
C’erano, ci sono ancora fino ad agosto prossimo, tre istituti superiori: l’IIS (Istituto di Istruzione Superiore) Tecnica e Professionale “Maitani” (ragioneria, geometri, professionale) con circa 500 alunni, l’IIS Artistica e Classica (liceo artistico, liceo classico, liceo delle scienze umane) con poco più di 500 alunni; il liceo Majorana (liceo scientifico, opzione scienze applicate, liceo linguistico) con circa 720 alunni.
Secondo quadro: la normativa
La normativa prevede che non possono esistere scuole autonome (cioè con proprio dirigente e propria segreteria) se hanno un numero di alunni inferiore a 600. Conseguenza: l’unico istituto autonomo è il liceo Majorana (720 alunni); di tre scuole bisogna farne due.
Terzo quadro: la soluzione adottata
Si può definire soluzione geografica: polo su e polo giù. Cioè: 1. unione in un unico istituto delle scuole attualmente esistenti nel centro storico (liceo artistico, liceo classico, liceo delle scienze umane, istituto professionale): poco più di 700 alunni; 2. unione in un unico istituto di tutte le scuole esistenti nell’area scolastica di Ciconia (liceo scientifico, opzione scienze applicate, liceo linguistico, ragioneria, geometri): più di 1000 alunni.
Quarto quadro: le altre soluzioni possibili
Ci potevano essere altre soluzioni non geografiche? Certamente si. Ad esempio quella per omogeneità di offerta formativa (polo dei licei e polo degli istituti tecnici e professionali), oppure quella per equilibrio numerico (800/850 alunni per ognuno dei due poli sulla base di diverse opzioni tutte logiche e interessanti sul piano dell’integrabilità dei percorsi formativi), oppure quella dell’aggregazione solo delle due scuole non autonome (IIS tecnica e professionale e IIS artistica e classica).
Quinto e ultimo quadro: le altre due decisioni
Il Consiglio regionale ha adottato anche altre due decisioni:
1. ha attribuito il nuovo indirizzo del “Liceo dello Sport” (che per legge spetta ai licei scientifici) a Narni e non ad Orvieto, che pure lo proponeva da anni avendone tutti i requisiti richiesti (locali, logistica, progettualità pluriennale, Associazione Sportiva Dilettantistica Scolastica, rapporti con il territorio, professionalità) e avendone addirittura lanciata l’idea anni addietro insieme ad altri pochissimi licei italiani;
2. ha accettato la proposta dei Comuni dell’Alto Orvietano e dell’Istituto Comprensivo della zona di istituire il primo biennio di un Istituto Professionale Agrario annesso appunto all’ICAO.
Alcune considerazioni
1. Sulla riorganizzazione delle scuole superiori
Per carità, ognuno la può pensare come gli pare, ma a me la soluzione adottata appare scarsamente aderente ai problemi da risolvere e dunque poco razionale. Insomma una cosa fatta senza sforzo del pensiero, senza un’idea del rapporto che intercorre tra la scuola, la crescita civile e lo sviluppo. È facile immaginare che i due nuovi istituti difficilmente riusciranno ad integrare l’offerta formativa, gli organici, il modo di operare, perché troppe e troppo grandi sono le diversità. È anche facile immaginare che lo squilibrio numerico (un polo con poco più di 700 alunni e uno con più di mille) avrà delle conseguenze, anche se non dovesse verificarsi l’ipotesi (pure già presente a livello di ddl) di portare il limite numerico dell’autonomia dalla quota attuale di 600 alunni a quella di 900. Non si è nemmeno afferrata questa occasione per affrontare la questione della sede del liceo artistico, che com’è noto è molto seria di per sé e anche piena di interrelazioni con altre questioni non proprio secondarie.
Ma, a parte questi aspetti, la cosa più rilevante per me è addirittura un’altra. Si tratta del fatto che non esiste se non un pronunciamento delle singole scuole, non del Comune di Orvieto (sia della Giunta che del Consiglio comunale) e naturalmente non dei sindacati, degli enti e delle associazioni. Cioè la scuola continua ad essere un argomento che non interessa. L’unico che ha preso una iniziativa documentata e adeguata è stato Pier Luigi Leoni nella sua veste di consigliere comunale, ma la sua mozione non è stata nemmeno presa in considerazione. E poteva esserlo, visto che l’ha presentata il 13 dicembre e il Consiglio regionale ha deciso il 20 dicembre. Credo che la cosa non abbia bisogno di ulteriori commenti.
Solo due altre notazioni: 1. non solo non c’è stato un pronunciamento del Comune di Orvieto, ma non si è nemmeno tentato di giungere ad una proposta condivisa tra tutti i soggetti del territorio interessati (comuni, scuole, soggetti sociali); 2. si è avuta l’ennesima prova che Orvieto non conta nulla a livello provinciale e regionale. Io credo che chiunque abbia a cuore le sorti di questa nostra terra e di chi la abita, di questa questione dovrà prima o poi trovare il tempo di preoccuparsi.
Sull’attivazione del biennio agrario a Fabro
Nulla quaestio, hanno ragione i Comuni di quell’area a rivendicare con orgoglio il successo ottenuto. Non si tratta affatto di scippo ai danni dell’Istituto professionale. Io dico una cosa ben diversa: nel momento in cui si decideva di fare un polo piccolo (poco più di 700 alunni) nel centro storico con incluso l’istituto professionale, sarebbe stato logico non fare scelte territoriali che tendenzialmente sottraggono utenza appunto all’istituto professionale e quindi al polo del centro storico. Peraltro si sarebbe potuta sempre stabilire la sede a Fabro e fare le attività presso l’ICAO, lasciando solo la titolarità all’Istituto professionale. Ma questo poteva essere solo il frutto di una iniziativa congiunta delle istituzioni locali e delle scuole, che evidentemente non c’è stata. Se qualcuno pensa che va bene così, evviva! Io penso che se non facciamo un bel passo avanti nella progettazione e nella programmazione territoriale, non solo scolastica, non andiamo da nessuna parte.
Sulla concessione del Liceo dello Sport a Narni anziché ad Orvieto
Questo invece è un vero e proprio scippo. Lo è per le ragioni dette sopra. Non c’è nessuna spiegazione logica. È la situazione fotocopia di due anni fa quando con strane manovre non si concesse al liceo Majorana il liceo delle scienze umane su cui il Majorana aveva lavorato per anni. Ma la cosa questa volta è più grave, perché non riguarda tanto una scuola quanto un territorio, appunto il nostro territorio. Il messaggio è sempre quello: non importa chi ha le competenze, non importano i pronunciamenti degli organi scolastici, importa solo che siamo noi a decidere, noi che abbiamo il potere di decidere. E gli orvietani stanno a guardare. Se si ritiene che vada bene così, ancora evviva!