Grande partecipazione per i due appuntamenti del percorso “Una città per restare”, iniziativa nata per riportare al centro il tema dell’abitare come diritto, relazione e possibilità di futuro e che ha offerto alla comunità una possibilità di riflessione collettiva su come Orvieto possa essere davvero una città dove vivere, mettere radici, crescere una famiglia, immaginare possibilità. La rassegna ha unito la ricerca rigorosa e indipendente di studiosi e giornalisti con l’attivismo civico di Abitare Orvieto e l’esperienza quotidiana di inclusione e cultura de “Lo Scalo” Community Hub.
La proiezione del documentario di Ivan Ruylov ha acceso un confronto vivo sul destino delle città, oggi spesso dominate da processi di estrazione – immobiliare, turistica, finanziaria – che svuotano i centri urbani della loro funzione sociale. Il film mostra con chiarezza come le città si stiano trasformando in merce e come la perdita di residenzialità non sia solo un fenomeno edilizio ma un cambiamento profondo del modo in cui viviamo, costruiamo legami e progettiamo il futuro. Un racconto che, anche grazie a uno dei casi-studio presentati – la vicina San Gimignano sempre più a rischio di museificazione – ha trovato immediata risonanza nelle esperienze locali non estranee alle tensioni tra comunità residente, turismo, mercato immobiliare e accessibilità della casa.
Nel secondo incontro, a partire dal suo ultimo libro “L’Italia senza casa”, Sarah Gainsforth ha ricostruito i processi che hanno trasformato la casa da diritto e strumento di redistribuzione a bene speculativo e promessa di rendita. “Se la città si trasforma in uno spazio che deve vendersi, diventa inabitabile e la casa da luogo necessario alla vita diventa strumento finanziario”. Parlare di casa significa parlare di welfare, di salute, di scuola, di mobilità, di cultura, di diritti. Quale è il ruolo delle politiche in questi processi?
Gainsforth afferma che le politiche abitative non stanno assecondando la necessità di fornire un’alternativa al mercato privato della casa anzi, anche a causa della riduzione dei fondi statali ai Comuni, a livello locale, molti sono gli esempi di politiche che la gentrificazione (trasformazione di una zona popolare in abitativa di pregio, con conseguente cambiamento della composizione sociale e dei prezzi delle abitazioni) la finanziano. “Quali sono gli effetti di un mancato governo dei fenomeni turistici? Il problema non è il turismo ma l’assenza di alternative al turismo”.
“Una città per restare” ha cercato di portare l’attenzione sulla necessità di equilibri nuovi: una città che accoglie visitatori deve essere, prima di tutto, una città che non perde i suoi abitanti, che non sacrifica la residenzialità, i servizi e la qualità della vita dei residenti a favore di una monocultura turistica o immobiliare.
Il tema di riflessione proposto non è la miope opposizione al fenomeno turistico, ma quello di promuovere una migliore convivenza tra chi arriva e chi vive qui ogni giorno. Orvieto vive anche grazie alla sua attrattività culturale e paesaggistica, e il turismo rappresenta una componente preziosa dell’economia locale. Un posto che sa accogliere è però una città capace di restare comunità: stabile, abitata, viva, dunque più autentica e più attrattiva proprio perché non trasformata in vetrina o scenografia.
Gli spunti di domenica 23 e venerdì 28 novembre non si chiudono nelle due serate vissute insieme: il percorso avviato continuerà infatti con nuovi momenti di ascolto, studio e confronto sulle politiche urbane, sulla residenzialità, sulla qualità della vita e sulla capacità di Orvieto di essere luogo di futuro, nella convinzione che una città capace di restare viva è una città capace di includere, di redistribuire il valore che genera e di dare spazio alla partecipazione.
In tal senso, le due serate hanno mostrato che abitare non è un fatto tecnico, ma profondamente politico: riguarda la qualità della democrazia, l’uguaglianza delle opportunità, la capacità dei territori di immaginare il proprio futuro e tutti gli interventi che si sono susseguiti sono stati accumunati dalla convinzione diffusa che non sia più procrastinabile un’azione politica coraggiosa volta a governare i problemi legati all’abitare.
Abitare Orvieto









