L’ennesima porta in faccia che Trenitalia ha rivolto alle esigenze del nostro territorio, rappresentate dall’Assessore ai trasporti Umbro Francesco De Rebotti, in un recente incontro, impone un drastico cambio di passo. Ed anche una importante riflessione: ossia che a dominare le logiche di trasporto, ormai, purtroppo è solo il mercato. In barba al servizio pubblico e alle esigenze dei cittadini.
Non sono state recepite le istanze dei sindaci che sono andati in massa a Roma, la scorsa estate, per far comprendere che ridurre i collegamenti significa impoverire ed in alcuni casi far morire i territori. Ora nemmeno l’Assessore regionale ha trovato ascolto, rispetto alle poche e schematiche richieste rivolte a Trenitalia e Rfi.
Quindi ben venga la mobilitazione proposta da De Rebotti a Roma, concertata con i sindaci, in nome dei territori: un fine che deve superare ideologie e schieramenti politici, a tutela del servizio pubblico e non dei soli interessi di mercato che guidano le scelte di Trenitalia e RFI.
Beffa nella beffa se si pensa che, cinquant’anni fa, il nostro territorio è stato letteralmente deturpato dalla linea direttissima: cittadini e istituzioni locali non si sono tirati indietro, in nome dello sviluppo del Paese, ed anche nella speranza di poter avere dei collegamenti rapidi con le principali città italiane.
Come sono cambiate le cose negli anni: oggi la direttissima è quasi completamente appannaggio di quei viaggiatori che il nostro territorio lo vedono dal finestrino e che, qualora lo vogliano visitare, scelgono di farlo con il bus o con la macchina, per evitare viaggi interminabili e pieni di cambi. E agli orvietani e ai chiusini cosa rimane? Vibrazioni e rumore, questo è la direttissima per noi… Per questo, come Comitato abbiamo scelto di passare dalla diplomazia al confronto duro, perché in ballo ci sono diritti imprescindibili, al lavoro, allo studio, alla mobilità e perché il futuro, stando così le cose, si presenta nefasto: ricordiamo, infatti, che dalla fine del prossimo anno le tracce destinate ai treni del servizio pubblico saranno ancora meno.
Con o senza le istituzioni, con o senza la politica: con tutti quelli che ritengono che continuare a penalizzare i nostri territori sia un reato e con tutti quelli che pensano che Orvieto e Chiusi ed i loro comprensori meritino ascolto e considerazione, oltre a trasporti minimamente efficienti. Con tutti quelli che credono, insomma, che a muovere il mondo (letteralmente) non possa essere solo il denaro.








