Il 21 è in uscita c’è il 22 pronto al subentro. Non sono numeri della tombola bensì gli anni che legano Roberto Biagioli all’Orvietana. Incarico da Vicepresidente nel primissimo periodo, poi alla massima carica pieno d’entusiasmo in un’esperienza tutta da costruire.
Adesso è Presidente, sempre giovane nella testa ed è quello che conta sommata a una preparazione diventata invidiabile. Almeno, in questo modo, la pensano colleghi di egual titolo e dirigenti federali con i quali ha modo di confrontarsi.
Del vocabolo “giovani” è abituato a fare buon uso come nella scelta di molti suoi collaboratori aziendali e degli altri inseriti nell’organigramma biancorosso. Forse, rivede se stesso ai tempi in cui andava a scoprire il mondo dell’imprenditoria:
“In realtà collaborare e iniziare i giovani, nello sport come nel lavoro, la trovo cosa molto naturale. Noi, un po’ più grandi, non siamo eterni e lo vedo quasi come un obbligo collaborare e/o provvedere alla loro formazione. Nell’Orvietana, dal momento del mio ingresso, abbiamo provato a dimostrarlo. C’è voluto del tempo ma negli ultimi cinque anni, sei con l’attuale, stiamo raccogliendo i frutti. Adesso, non dobbiamo perdere coscienza della nostra dimensione rivedendone i confini se troppo ampi. Semmai, sarebbero da rivedere i rapporti con realtà più locali e ci stiamo provando”
La mente va subito alle speciali classifiche dei giovani della serie D. Qui, l’Orvietana, primeggiando ne ha avuto un discreto supporto economico:
“Indubbiamente. Al momento siamo secondi. E’, un po’, come misurarsi in due classifiche, del campionato e dei <giovani D valore> che diventano complementari in certi momenti. Noi l’abbiamo presa seriamente fin dal primo anno, ora mi pare di capire si stiano adeguando un po’ tutti. Certo, serve un po’ di coraggio nel dar fiducia a quei ragazzi, spesso ancora di prospettiva, inserendoli in squadra fin dall’inizio. Peraltro, a mio giudizio, non è cosa buona schierarli in ruoli poco congegnali alle loro aspirazioni magari con il rischio di perdere le partite e bruciare un futuro giocatore. Al riguardo credo siamo stati nel giusto. Cito, per esempio, Fabri, Panattoni, Proietto, Rosini, Rossi che vestono già maglie più importanti, Formiconi, Sforza, Barbini, Marchegiani tutti in evidenza quest’anno. Ce ne sono anche altri, come Tittocchia, Pepe o Ciavaglia, che vedremo presto.
Restando in tema giovani, prima di passare ad altro, vediamo tua figlia, Lisa, sempre più attenta e presente alle partite sia in casa che fuori. La hai scelta quale erede alla presidenza o le riserverai, comunque, incarichi?
“ Come padre non posso che esserne felice. Con Lisa abbiamo trovato il modo per essere il babbo e la figlia dopo qualche disconnessione precedente. Da un paio di mesi segue anche le partite e devo dire che, caratterialmente è molto tosta. Mai dire mai…”
Confidenza per confidenza, nel tuo ufficio si parla mai di pensione? :
“Scherzando, dico sempre che la pensione andrebbe presa a venti anni con ancora tutta la vita davanti. Confesso che, facendo l’imprenditore, non trovo quella parola nel mio vocabolario. Ho con me due nipoti, figli di cugini strettissimi collaboratori ormai da diversi anni ai quali si sono aggiunti da poco i rispettivi figli. Mi sembra possiedano le qualità e la volontà di riuscire e sto insegnando loro qualcosa una volta accertata la volontà di Giulio, l’altro mio figlio, di impegnare il suo futuro in altri ambiti”.
Torniamo al calcio. Ti aspettavi una partenza a tre cilindri com’è poi stata? :
“ No. Ne ho già parlato con gli addetti ai lavori. A mio giudizio, alla nostra classifica, mancano dai sei agli otto punti. Sono tanti e corrispondono a quelli che c’avrebbero consentito di dare più spazio ai giovani. Non a caso parlavo prima di classifiche complementari e dell’importanza del premio in denaro per il nostro conto economico. I soldi – come si sa – non fanno la felicità ma servono e mi riallaccio al settore giovanile, dove le quote pagate dalle famiglie coprono sì o no il cinquanta per cento dei costi. Il resto va trovato in altre fonti. Il premio giovani è fra queste. Lo ribadisco a beneficio di quelli che sproloquiano ancora sulla destinazione del contributo dei genitori.
Riprendendo il discorso classifica nel nostro girone vedo sei-sette squadre di un valore superiore alla nostra. Con tutte le altre possiamo giocarcela. Quindi, il cuscinetto sicurezza dalla zona play out doveva essere più ampio. Forse, all’inizio, qualcuno tra noi si è esaltato un po’ troppo contagiando il resto. Ho continuato a predicare di rimanere con i piedi per terra avvertendo che le stagioni e gli avversari non sono mai uguali e che il passato non torna”.
Effettivamente, di giocatori ne sono passati parecchiucci o sbaglio? :
“Qualcuno non ho neanche fatto in tempo a vederlo e mi è poco chiaro sia dipeso da incomprensioni da poca comunicazione tra la direzione sportiva e lo staff tecnico. Sta di fatto che, a me Presidente e credo un po’ a tutti, piace veder giocare come nell’ultima partita. Nel mio mestiere per conquistare l’obiettivo prefissato serve coraggio. Nel calcio ne occorre di più considerata la durata delle partite. Bisogna capire dove sta, prenderlo a piene mani e farne uso evitando siano gli altri a precederti. Gli attori per farlo ci sono”. (Roberto Pace)









