
La Sindaca Tardani ha più volte rivendicato con orgoglio il riconoscimento di Booking.com che ha inserito Orvieto – unica città italiana – tra le dieci città più accoglienti del mondo. Un risultato che va attribuito innanzitutto all’impegno quotidiano di operatori, lavoratrici e lavoratori dell’ospitalità, capaci di offrire esperienze di qualità fondate su cura, professionalità e senso di comunità.
Ma se Orvieto vuole davvero consolidare e rendere credibile questo primato, l’accoglienza non può fermarsi alla dimensione promozionale o simbolica. Deve tradursi in scelte concrete. Deve diventare inclusione reale.
Una città è davvero accogliente solo se lo è per tutte e per tutti. Anche – e soprattutto – per le persone con disabilità, con ridotta o nulla mobilità, per chi oggi incontra ostacoli fisici che limitano il diritto fondamentale a muoversi, vivere e visitare lo spazio urbano. L’accessibilità non è un favore né un costo superfluo: è un indicatore di civiltà, di giustizia sociale, di qualità democratica.
È in questa prospettiva che ho presentato un emendamento al bilancio comunale, fondato su una proposta semplice, sostenibile e profondamente innovativa: un lieve incremento della tassa di soggiorno pari a 0,30 euro, che consentirebbe al Comune di Orvieto di generare circa 60.000 euro l’anno per i prossimi tre anni, da destinare esclusivamente a interventi di accessibilità urbana – marciapiedi, rampe, percorsi sicuri – in coerenza con la normativa vigente sull’abbattimento delle barriere architettoniche (Legge 13/1989 e PEBA).
La legge, del resto, è chiara: l’imposta di soggiorno può e deve essere utilizzata anche per finalità di inclusione e accessibilità. Qui non si inventa nulla, si sceglie semplicemente di applicare un principio di responsabilità pubblica. Si tratta di un vero e proprio patto di civiltà tra operatori della ricettività, visitatori e comunità locale: un investimento minimo per ciascuno, ma dal valore collettivo altissimo. Un’innovazione nelle politiche dell’accoglienza che tiene insieme qualità turistica, benessere urbano, inclusione sociale ed etica pubblica.
Se Orvieto vuole continuare a definirsi una città accogliente, deve dimostrarlo nei fatti. Rendere lo spazio urbano accessibile a tutti non è solo una scelta amministrativa: è una scelta di campo, che dice molto su quale idea di città vogliamo costruire e su quale futuro intendiamo rendere possibile.








