
Orvieto 14 novembre ore 21 con Barbara Schiavulli, giornalista Global Sudum Flottiglia, parlerà della sua esperienza del sequestro e la violenza dell’IDF sulla barca “Morgana,” Davide Musardo di Medici Senza Frontiere ci racconterà la sua esperienza a Gaza.
DI Riccardo Cucchi
Notizie sempre più scarne. L’informazione toglie spazio a Gaza e alla Cisgiordania con poche eccezioni, per esempio quelle di Avvenire e Il Manifesto. Ma il dramma che si è consumato a Gaza durante i bombardamenti israeliani non si è esaurito, purtroppo, con la fragile pace americana. Sono ancora centinaia le vittime a Gaza. Muoiono ancora di bombe ma anche di stenti. Medici Senza Frontiere denuncia la portata di aiuti insufficiente. Le forniture alimentari e mediche nella striscia non entrano nella quantità necessaria. Qualche giorno fa Medici Senza Frontiere ha denunciato l’assenza di materiali essenziali per la cura. Mancano persino le garze e per farle durare di più il personale sanitario le taglia per ricavarne un numero maggiore. Non entrano medicine né apparecchiature sanitarie, da mesi.
Il valico di Rafah è ancora chiuso, malgrado le promesse – non mantenute – di Israele. La risposta umanitaria è gravemente insufficiente. Intanto continua l’abbattimento di ciò che restava delle abitazioni già bombardate. La popolazione non ha ricoveri mentre si avvicina l’inverno che minaccia soprattutto la resistenza dei più piccoli. Che ne sarà di Gaza, dei suoi abitanti, della sua storia? È tutto nebuloso ed incerto e soprattutto le decisioni che verranno prese sembrano escludere a priori i palestinesi. Si parla in loro nome, non con loro.
Non spegniamo la luce su Gaza, ma neanche sulla Cisgiordania il cui destino è indissolubilmente legato a quello di Gaza. I coloni continuano a spadroneggiare, spalleggiati dall’ IDF. Assalti alle abitazioni, agli uliveti nella stagione della raccolta, distruzioni, aggressioni. In pochi casi ciò che avviene è documentato, raccontato. Spesso sono solo i brevi filmati dei palestinesi a illustrarci il dramma che stanno vivendo.
In uno di questi, nei giorni scorsi, abbiamo visto coloni gettare cemento nelle fonti di approvvigionamento per togliere acqua ai palestinesi. Uno studio di Amnesty International ha denunciato, con i dati, la carenza di acqua: per 100 litri pro capite raccomandati dalla Organizzazione Mondiale della Sanità, gli israeliani (coloni compresi) dispongono di 247 litri, i palestinesi in Cisgiordania 82,4 litri, i palestinesi in comunità senza allaccio alla rete idrica, 26 litri. Israele controlla sorgenti e distribuzione.
Il destino della Palestina e dei palestinesi dipenderà anche dal livello di consapevolezza di ciascuno di noi in ogni parte del mondo. Le manifestazioni spontanee fiorite in favore dei diritti umani calpestati in Palestina, sono a lì a dimostrarlo.








