Con Interzona, Walter Paradiso porta nel Labirinto di Adriano un lavoro che attraversa soglia, confine e vertigine percettiva. Le sue opere — fatte di linee, tagli, interferenze luminose e innesti materici — costruiscono uno spazio sospeso, un territorio intermedio dove la visione si frantuma e si ricompone.
Paradiso indaga quella zona “di mezzo” che separa e allo stesso tempo unisce: il punto esatto in cui percezione e immaginazione si incontrano, scambiandosi ruoli e gerarchie.
Nel dialogo con l’architettura ipogea del Labirinto, l’artista trasforma l’ambiente in una camera di risonanza, restituendo al visitatore un’esperienza immersiva che tiene insieme tempo, movimento e memoria sensoriale.
Interzona è un attraversamento, un varco che non si limita a essere percorso: chiede di essere abitato.
«Ogni opera d’arte è figlia del suo tempo, e spesso è madre dei nostri sentimenti». La personale di Walter Paradiso a Orvieto nasce dentro questo principio e dentro quell’intreccio di valori, relazioni e vissuti che da sempre accompagna l’esperienza di CAU. Nulla, nel nostro lavoro, è lasciato al caso: non lo sono le scelte artistiche, e non lo sono le persone, gli umori, gli incontri che – attesi o imprevisti – finiscono per orientare e nutrire ogni progetto.
Tornare a Orvieto per questa prima edizione di CAU in città ha il sapore di un cerchio che si richiude. Qui, anni fa, un’esperienza “fuori posto” seppe trasformarsi in un territorio fertile grazie a poche persone capaci di far vivere l’arte dove in apparenza non avrebbe dovuto attecchire. Di quella stagione, ciò che resta è il legame con Melania, che proprio in occasione del lavoro di Walter ha scelto di riallacciare i fili e rimettere in moto una rete che, prima ancora che fatta di idee e progetti, è fatta di umanità e contemporaneità vissuta.
INTERZONA nasce così: dal lavoro di un artista che è fotografo, ma anche scrittore, musicista, insegnante, videomaker – e forse molto altro – e da un gruppo di persone che condivide la stessa urgenza di spingere il tempo oltre le sue forme più prevedibili. Fin dalla nostra fondazione, smontare e ricomporre la realtà per farle immaginare nuovi scenari è parte del nostro DNA; non sorprende che, ancora una volta, si sia creata una convergenza naturale tra la visione dell’artista e quella di CAU. Il tempo e il luogo “altri” sono il centro della ricerca di Paradiso. I suoi interventi si sviluppano in spazi che, pur fisici, diventano scenari mentali: luoghi sospesi, ricchi di una memoria diffusa nell’aria e nella luce prima ancora che nelle murature scrostate e nei pavimenti che cedono. Walter da anni cerca ambienti carichi di storia e abbandono – castelli, rocche, palazzi – restituendo loro vita attraverso corpi, movimenti e presenze. Orvieto, con la sua città sotterranea di cunicoli, pozzi, vie lastricate e antiche case ipogee, diventa il teatro naturale per questa indagine. Un mondo chiuso e cristallizzato, impermeabile al tempo moderno, che accoglie il gesto contemporaneo come un innesto antagonista e rigenerante.
«La marginalità è un luogo radicale di possibilità», scrive bell hooks. In questo pensiero si riconosce anche Walter, che in INTERZONA attiva uno spazio di resistenza e immaginazione: un punto da cui guardare il reale in modo obliquo, per creare alternative e mondi nuovi. La costruzione del progetto – nei passaggi, nelle voci, nei ripensamenti condivisi – ha seguito un ritmo corale: la determinazione dell’artista, la lucidità silenziosa del lavoro di Ilaria e Giuseppe, lo sguardo netto di Laura, la presenza sensibile e irrinunciabile di Melania. È così che questa Orvieto sotterranea è diventata casa possibile per una visione altra, un luogo dove sospendere il rumore, la frenesia e le regole standardizzate del quotidiano.
Franco Profili








