
Il 30 settembre l’Amministrazione a guida Tardani chiede al Consiglio comunale di approvare l’esternalizzazione della gestione dell’impianto sportivo “Luigi Muzi” attraverso una procedura aperta, a norma del Codice dei Contratti Pubblici. L’atto è approvato all’unanimità. Dopo pochi giorni, l’Amministrazione cambia l’indirizzo precedentemente assunto, formula una nuova procedura di esternalizzazione, questa volta attraverso la co-progettazione pubblico-privato a norma del Codice del Terzo Settore, e chiede al Consiglio comunale di approvare un nuovo atto che modifica il precedente. Perché?
L’impianto sportivo, in base ad una convenzione del 2020, è gestito da quattro società: Orvietana Calcio, Ciconia Calcio, Orvieto Tennis ’90 e Libertas Orvieto. Già allora, nella convenzione, era scritto che “è intenzione dell’Amministrazione Comunale avviare una procedura di evidenza pubblica” a norma del Codice dei Contratti Pubblici e che solo per far fronte ad una situazione di emergenza (Covid 19) l’impianto veniva affidato direttamente alle società sportive che allora lo utilizzavano.
È un impianto che “rientra nel novero dei servizi pubblici locali a rilevanza economica, in un settore per il quale esiste potenzialmente una redditività e, quindi, una competizione sul mercato”. Così è scritto nella premessa della delibera del 30 settembre. Perché la Giunta Tardani ha cambiato idea? Non più procedura aperta secondo il Codice dei Contratti Pubblici ma strumenti di amministrazione condivisa secondo il Codice del Terzo Settore, in pratica co-progettazione tra Comune e società esterne. Si passa quindi da una procedura che definisce tutti gli elementi essenziali del contratto ad una procedura che non stabilisce praticamente nulla, né la durata del contratto né i contenuti, e lascia all’Amministrazione ampi margini discrezionali.
Oltretutto è una scelta sorprendente perché ci sono tempi molto stretti, la Convenzione scade il 31 dicembre, mentre la co-progettazione richiede tempi più lunghi di sviluppo. Abbiamo cercato una spiegazione negli atti, ma non ci hanno convinto.
“A seguito di approfondimenti svolti dagli Uffici competenti si è ritenuto privilegiare gli istituti disciplinati dal Codice del Terzo Settore” è scritto: ma se il Codice del Terzo Settore è del 2017 quali approfondimenti hanno fatto gli uffici competenti che non avevano fatto prima?
Poi è anche scritto che “Il modello concessorio tradizionale (Codice dei Contratti Pubblici) potrebbe risultare eccessivamente oneroso per gli Enti del Terzo Settore, con il concreto rischio che la procedura di gara possa andare deserta”: tutte le procedure di gara possono andare deserte, ma se non si fa la gara non si potrà mai avere la certezza.
Insomma, una procedura poco chiara che ci ha portato a votare contro. Contro il metodo, non contro la co-progettazione che, peraltro, condividiamo per l’elevato valore in sé che ha questo strumento di gestione dei beni pubblici, polarizzato ad un partenariato per perseguire insieme una finalità condivisa. Uno strumento da noi fortemente apprezzato, inserito però in un iter fortemente discutibile. Quindi il punto è un altro. Cosa è successo dopo il 30 settembre? Quale elemento (esterno, perché internamente c’era l’unanimità del Consiglio comunale) è intervenuto per far cambiare idea alla Giunta Tardani?
Partito Democratico – Gruppo Misto – Proposta Civica








