Il Festival del Dialogo 2025 giunge oggi, domenica 16 novembre, alla sua giornata conclusiva, dedicata a uno dei temi più urgenti del nostro tempo: la cura della sanità pubblica e il diritto universale alla salute. Un tema che tocca la vita quotidiana delle persone e rappresenta uno dei pilastri fondamentali della democrazia.
Sul palco si confronteranno figure istituzionali, esperti e rappresentanti del territorio:
Stefania Proietti, presidente della Regione Umbria
Maria Chiara Giorgi, docente di Storia contemporanea alla Sapienza di Roma e autrice del volume Salute per tutti. Storia della sanità dal dopoguerra a oggi (Laterza, 2024)
Massimo Marchino, psichiatra, responsabile del SerD e direttore del Dipartimento delle Dipendenze
Florido Fratini, presidente di PrometeOrvieto
David Proietti, Comitato Orvietano per la Salute Pubblica
Viviana Nicosia, direttrice del Distretto Sanitario di Orvieto
A moderare l’incontro sarà Giorgio Santelli, giornalista di RaiNews24.
La discussione si propone come un dialogo aperto tra esperti, istituzioni e cittadini, per ripensare insieme il valore del servizio sanitario pubblico e affrontare le nuove sfide dei nostri tempi: l’invecchiamento della popolazione, le diseguaglianze di accesso, la crisi della medicina territoriale, la salute mentale, la prevenzione e l’etica della cura. “La salute – ricordano gli organizzatori – non è semplice assenza di malattia, ma equilibrio dinamico tra corpo, mente e comunità. È un bene comune che nasce dalla responsabilità condivisa, da un sistema pubblico all’altezza del suo compito, e da una cittadinanza informata e partecipe”.
La giornata di sabato 15 novembre, invece, ha esplorato un’altra dimensione fondamentale della cura: quella dedicata al territorio. Come prenderci cura dei luoghi che abitiamo? È la domanda che ha guidato gli interventi e che lega insieme politica, partecipazione, identità culturale e responsabilità collettiva.
La sindaca Roberta Tardani ha messo in luce le sfide più urgenti del presente: il calo demografico, le vulnerabilità esplose dopo la pandemia, la necessità di rafforzare il tessuto sociale.
Orvieto – ha ricordato – è però anche “una città del mondo”, ricca di patrimonio culturale, paesaggistico e umano. Da qui l’impegno in progetti che generano spazi di comunità e qualità della vita, trasformando le fragilità in opportunità condivise.
Roberto Morassut ha ampliato la prospettiva, ricordando che l’Italia è un territorio fragile e complesso. Per affrontare questa realtà occorre: snellire e rendere più efficaci le procedure urbanistiche, investire in prevenzione,
rafforzare la partecipazione dei cittadini come parte integrante delle soluzioni. Serve una nuova stagione di pianificazione, attenta all’ambiente e alle comunit
Federico d’Audino ha raccontato l’esperienza del progetto InFrazioni, dedicato a restituire centralità a luoghi spesso marginalizzati attraverso percorsi di partecipazione attiva. Prendersi cura del territorio significa immaginare nuove forme di convivenza, nuovi patti sociali, nuovi modelli di sviluppo. L’auspicio è trasformare InFrazioni in un vero hub di ricerca, capace di generare scenari futuri e soluzioni concrete, come già avvenuto in esperienze virtuose quali quella di Aliano.
Alessandra Cannistrà ha richiamato il concetto di Civiltà della Cura, legata alla tutela del bene comune e dei paesaggi più delicati, come l’area del Piano. Presidi territoriali, identità e autenticità devono essere protetti in un mondo che tende a consumare e sostituire rapidamente. Il Presidio della Lumachella rappresenta un esempio concreto di questa visione.
Fabiola Mocetti della Cooperativa “Il Quadrifoglio” ha posto l’accento sul ruolo delle cooperative sociali come attori chiave nella rigenerazione del territorio. Custodi del principio di mutualità, contribuiscono al sistema pubblico secondo il principio di sussidiarietà. Recuperare terreni incolti, rimettere in produzione spazi abbandonati, costruire nuovi modelli sostenibili di lavoro e inclusione: questa è un’altra forma essenziale di cura.
La seconda giornata si è chiusa con una consapevolezza condivisa: la cura del territorio è una scelta politica, culturale e comunitaria. È un investimento sul futuro, un gesto che unisce generazioni, competenze e desideri.
Solo vivendolo insieme possiamo generare territori vivi, resilienti e capaci di affrontare le sfide di domani.

















