Mentre la situazione economica continua a peggiorare, con la produzione industriale in calo da oltre due anni consecutivi, l’inflazione fuori controllo a causa delle scellerate scelte di politica estera prese contro gli interessi popolari e nazionali, l’impoverimento in continua ascesa (oltre 6 milioni gli italiani sotto la soglia di povertà) ed i salari al palo da trent’anni, in Parlamento si vota una legge di bilancio che non mette un soldo su lavoro, sanità, istruzione ed infrastrutture ma aumenta esponenzialmente le spese militari.
Miliardi che, dalle tasche degli italiani, finiranno nelle tasche degli speculatori esteri alimentando una nuova, ennesima, bolla finanziaria, amplificando il rischio che prima o poi le irresponsabili classi dirigenti europee ci trascinino nel baratro della guerra. Il tutto mentre prosegue, a Gaza, il genocidio dei palestinesi, vittime di una “pace” che pace vera non potrà mai essere viste le condizioni alle quali è stata firmata.
Una “tregua” che continua a mietere centinaia di vittime palestinesi con il sostegno incondizionato dei governi occidentali e che, insieme al genocidio trasmesso in diretta streaming negli ultimi due anni, ci prospetta fin troppo chiaramente quale sia il futuro che quegli stessi governi stanno preparando.

In questo drammatico contesto, però, il successo delle mobilitazioni dello scorso mese a sostegno della lotta di liberazione del popolo palestinese, che hanno visto una partecipazione importante anche sul nostro territorio, è stato un importante segnale di risveglio delle coscienze dopo trent’anni di torpore ed apatia, un segnale che mostra lo spazio per costruire un’opposizione e un’alternativa reale al modello neoliberista, colonialista e militarista incarnato oggi dal cosiddetto occidente e, come sua emanazione “locale” in questo continente, dall’Unione Europea e dai suoi governi nazionali.
Il genocidio del popolo palestinese ha di fatto squarciato il velo delle narrazioni che le classi dirigenti occidentali hanno per anni alimentato, mettendo in luce una realtà dove violenza e sfruttamento sono alle basi delle società in cui viviamo e, perciò, pervadono le nostre vite in ogni loro aspetto: una finestra sulla realtà che dobbiamo continuare ad ampliare, per comprendere il mondo che ci circonda e provare a cambiarlo.
Per questo il Coordinamento orvietano contro il riarmo ed il Coordinamento orvietano per la Palestina invitano tutta la cittadinanza, in occasione dello sciopero generale contro la finanziaria di guerra proclamato dai sindacati di base, ad un presidio per lo stato sociale, contro la finanziaria di guerra del governo Meloni, contro il riarmo e la complicità nel genocidio dei palestinesi, il prossimo 28 novembre a partire dalle ore 10.30 presso piazza S. Giuseppe (ex piazza della croce rossa).

Il presidio sarà anche occasione per un’assemblea cittadina aperta alla quale chiunque, persone singole o realtà organizzate, potrà partecipare per portare il proprio contributo. Per iniziare a costruire una proposta politica diversa, che metta al centro il lavoro, lo stato sociale e la ricostruzione di un tessuto comunitario ad oggi disgregato ed atomizzato e che si ponga in maniera netta contro qualsiasi ipotesi di riarmo, nazionale o europeo che sia, di militarizzazione della società, di sostegno a entità e pratiche coloniali e di impoverimento dei popoli allo scopo di garantire i privilegi di un ristretto gruppo di oligarchi. Non un soldo né un essere umano per le vostre guerre: vogliamo lavoro, pace e progresso sociale, non armi e miseria!Con








