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“Rifondazione Comunista boicotta da oltre 23 anni la realizzazione dell’Area Archeologica di Sant’Ansano”

Redazione by Redazione
7 Ottobre 2025
in Territorio, Secondarie, Archivio notizie
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di Felice Roberto Danielli

Nel 1980 P.C.I., P.S.I. e P.R.I. (comunisti, socialisti e repubblicani), maggioranza politica che amministrava il Comune di Allerona, segnalano alla Soprintendenza dell’Umbria la presenza in località Sant’Ansano di strutture di notevole interesse archeologico. Il 13 agosto 1996 arriva al Protocollo del Comune 3432 la comunicazione del Ministero dei Beni Culturali con il parere del soprintendente in merito alle strutture ivi emergenti:

“Si ritiene che i due edifici siano da interpretare come monumenti funerari eretti ai lati di una strada antica, oltre alle due strutture ad esedra la località Sant’Ansano rivela inoltre cospicue tracce di altre presenze di età romana, tombe ad inumazione con protezione di tegole sono segnalate nell’area intorno ai due monumenti, inoltre affiorano strutture murarie in opera reticolata, pavimenti in opus spicatum ed opere di canalizzazione della sorgente che ivi scaturisce. Abbondante presenza di ceramica di superficie indica l’estensione notevole dell’area archeologica ivi esistente da riferire orientativamente al I secolo d.C. in base al tipo di parametro delle strutture cementizie“.

Nel segnalare il notevole interesse archeologico dell’area e l’importanza dei due monumenti ad esedra la Soprintendenza comunica la determinazione ad istruire formale provvedimento di tutela del complesso dell’area attraverso l’emanazione di apposito decreto ministeriale. Il 5 giugno 2002 viene approvato il decreto del Ministero dei Beni e le Attività Culturali che sottopone a tutela l’area in base al D.L. vo 490/1999 con allegati la planimetria catastale dell’area interessata e la relazione storico-artistica del 23 aprile 2002.

Nello stesso mese di giugno 2002 il decreto viene notificato dal Ministero al Comune di Allerona ed ai proprietari delle aree, il sindaco e l’assessore alla Cultura si guardano bene dal dare esecuzione a quanto comunicato dalla Sopraintendenza nella nota del 1996, l’inserimento nel Piano regolatore dell’area come area archeologica, cosa tempestivamente fatta nel 2018 dopo 22 anni da altri amministratori (con lo stesso assessore alla Cultura). La pratica promossa da una maggioranza politica P.C.I., P.S.I. e P.R.I. nel 1980 trova una prima accoglienza nel 1996 e definitivamente approvata con emissione del decreto ministeriale dei Beni Culturali del 5 giugno 2002.

Sono anni, dal 1996 in poi, in cui il P.C.I. cambia pelle decide di entrare nell’area riformista cambiando anche nome in Partito della Quercia e successivamente con la D.C. viene fondato il Partito dell’Ulivo, ma i comunisti massimalisti nostalgici della rivoluzione di ottobre con Bertinotti creano Rifondazione Comunista. Ad Allerona la maggioranza degli iscritti al P.C.I. inizialmente aderisce a Rifondazione Comunista che così avrà i numeri per imperversare nell’amministrazione del Comune, all’inizio aveva anche un riscontro nei voti elettorali.


Oggi ridotta numericamente a poco più di un prefisso telefonico ha deciso di non chiamarsi più comunista (forse per ritegno o per convenienza elettorale perché il comunismo non tira più) e di fare un’alleanza con i Verdi e gli Arcobaleno creando A.V.S. (Alleanza Verdi e Sinistra). Dopo vari passaggi P.D.S., D.S. nel 2007 D.S. e Margherita unendosi fondano il P.D. (Partito Democratico), recuperando così gran parte dell’elettorato perso. Ad Allerona continuano ad essere eletti nell’Amministrazione Comunale gli uomini di Rifondazione Comunista che non intendono assolutamente dare esecuzione a quanto nel 1980 iniziato e promosso dal P.C.I., anche perché nel frattempo hanno acquistato l’area archeologica e terreni confinanti nuovi proprietari che in maggior parte aderiscono all’idea comunista, per questo a tutela dei proprietari si è creato un blocco politico (ex Rifondazione Comunista, gilibiniani, A.V.S. e Cooperativa di Comunità) che non facendo assolutamente nulla impedisce come sempre l’avvio delle procedure per determinare la possibilità di realizzare una campagna di scavi archeologici.

Avendo deciso di fare gli interessi dei proprietarim sindaco ed assessore alla Cultura fingono d’ignorare il D.L. vo n.42 del 22 Gennaio 2004, detto anche Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, che all’articolo 95 comma 1,2 e 3 ed all’articolo 96 comma 1 indica ai Comuni la risoluzione del problema della proprietà privata, scusante utilizzata ancora oggi. Il D.L. vo n.42 del 2004 comma 2 dispone: “il Ministero può autorizzare, a richiesta, le Regioni, gli altri enti pubblici (Comuni) territoriali nonché ogni altro ente ed istituito pubblico ad effettuare l’esproprio di cui al comma 1”.

In tal caso, se il Comune vuole fare e farà la richiesta al Ministero, il Ministero dei Beni Culturali dichiara la pubblica utilità sull’area e l’autorizzazione ad effettuare l’esproprio e rimette gli atti al Comune per la prosecuzione del provvedimento. Oggi 2025 il P.D. (Partito Democratico) ha finalmente ripreso in mano il controllo politico dell’Amministrazione Comunale di Allerona e pertanto i cittadini auspicano il suo interessamento al fine di concludere quanto iniziato nel 1980 da un partito con il nome diverso ma con gli stessi valori (a distanza di 45 anni).

Considerato anche che a pag.15 del programma elettorale della lista “Allerona Bene Comune” è stata proposta la valorizzazione dell’Area Archeologica di Sant’Ansano e dei reperti conservati nei locali del Museo dei Pugnaloni, aspettiamo coerenza. Nello stesso periodo sopra narrato il Comune di Castel Viscardo ha realizzato due aree archeologiche alle Caldane ed a Coriglia che inizialmente erano aree dei privati. Tra i due Comuni, è un confronto tra efficienza e inettitudine.

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