
Simone Faggioli ha lasciato il segno per la quinta volta. A modo suo, estraendo dal cilindro quel qualcosa in più capace di fare la differenza in Italia e nel mondo. La visione dal vivo, quel suo modo preciso di inghiottire curve e contropendenze, quel pedale dell’acceleratore che vuole rimanere giù il più possibile ne fanno un Grande Campione Stefano Di Fulvio ha fatto quanto umanamente possibile regalando il pathos dell’incertezza fino all’ultimo secondo scandito dai cronometri. Lui stesso, ha detto di aver cercato sempre il limite a una macchina che gli sta dando grosse soddisfazioni (perché sa guidarla).
Spettacolo anche di folla oltre quello fornito dai piloti. E’ sembrato, quasi, che tutti o quasi fossero venuti per vincere. Sembrerebbe di scoprire l’acqua calda, ma, chi ne ha viste tante ha notato qualcosa di diverso. Azzardiamo o forse no affermando che, vincere una classe o un gruppo o andare a podio comunque a Orvieto, poterlo raccontare e documentare con un qualunque riconoscimento è ambizione di tutti i driver.
Sicurezza: Solo la domenica, escludendo le prove del sabato, sono state 18/20 le volte in cui l’ottimo direttore di gara, Fabrizio Bernetti, è dovuto salire in macchina per visionare un accadimento. Escludendo altri cinque/sei impicci capitati si arriva a venticinque, vero record nella storia della Castellana. Chissà se non c’entri qualcosa con quanto si diceva a proposito dell’ambizione. Sta di fatto che la struttura organizzativa è stata messa a dura prova, reagendo in modo ottimale per meritarsi elogi generali. Soltanto due, fra i piloti incidentati, sono andati a far conoscenza con il PS dell’Ospedale ma soltanto per pura precauzione. (R.P)








