di Pasquale di Paola
Da Sindaco quale era, aveva posto in essere il seme di quella che poi sarebbe diventata una vera e propria cooperazione per la creazione delle prime località Food Slow tra i Comuni di Orvieto, Pollica, Asolo e Greve in Chianti. Alle quali, con il tempo, se ne sarebbero aggiunte altre.

Una sana e genuina promozione del diritto al piacere del cibo, difendendone genuinità, originalità, gusto e giusto valore. Un elogio senza se e senza ma del cibo buono e pulito. Aveva saputo tracciare, sognatore quale era, una linea diretta di contatto tra il Comune e il territorio del comprensorio orvietano e quello della sua amata Pollica, nonostante terre così diverse e lontane. E nonostante la sua barbara e vigliacca uccisione, quel sogno ancora cammina, ancora vive, più solido e radicato che mai.
Faceva un gran caldo quel 5 settembre di quindici anni fa.
L’estate volgeva al termine. Il sole stava chiudendo quella giornata insolitamente afosa calando a picco sul cristallino mare di Acciaroli, tingendo l’orizzonte di un palpabile e suggestivo color rosso amaranto.
Sembrava una giornata di fine estate come tante altre. Ma non lo era.
Lui, come ogni sera, con la sua auto aveva iniziato a percorrere la strada che lo portava a casa.
Lui era il Sindaco di Pollica e Acciaroli, Angelo Vassallo.
Canticchiava mentre affrontava quella serie di curve in salita senza soluzione di continuità.
Come sempre, lo stava facendo con andatura lenta, piacevole.
Con il finestrino abbassato, respirava e assaporava ancora più intensamente gli odori del mare e della notte, a lui così familiari e cari. Ad un tratto, ormai vicino a una delle ultime curve che già lasciavano intravedere la sua amata casa, due fari accesi comparvero contromano, fendendo con violenza il buio della notte.
Non vi diede importanza.
Era nella sua terra, nei suoi spazi. Non li temeva, li amava. Diceva sempre che chi ha trascorso la propria vita a contatto con il mare non deve avere paura di nulla.
Invece, in quella macchina con i fari accesi contromano, c’era una mano assassina.
Stringeva una pistola calibro nove.
Il silenzio della notte e il canto delle cicale furono bruscamente interrotti da nove colpi di arma da fuoco.
Nove colpi che, con ferocia inaudita, spezzarono la vita di una persona che viveva per la sua terra, che si nutriva dell’amore per essa.
Il Sindaco Pescatore.
Amava smisuratamente il suo mare, lui che si definiva prima che Sindaco, un pescatore.
Un Sindaco con la “S” maiuscola.
Un Uomo con la “U” maiuscola.
Un Sognatore con la “S” maiuscola.
Sognava che la sua terra fosse sempre migliore, che esprimesse solo bellezza e gentilezza.
Che incarnasse sempre i principi basilari della Legalità.
Che il mare della sua Acciaroli fosse sempre più pulito e accogliente.
Stava dalla parte di chi ama e rispetta il territorio e le regole.
Stava dalla parte del mare, dalla parte delle piante tipiche del suo territorio, che racchiudono profumi e sentori capaci di ammaliare e rapire.
Profumi che creano e riproducono bellezza.
Profumi che parlano di giustizia, di libertà, di rispetto per la propria terra.
Sentori che emanano il tepore e il calore di una comunità unita e collaborativa.
Una calda e quieta serata d’estate, quindici anni fa.
Quei nove colpi non hanno raggiunto l’intento per cui erano stati esplosi.
Perché, anche dopo quindici anni, quei pensieri e quella Persona ancora vivono.
Vivono in tanti sguardi, in tante azioni.
E rimangono come esempio sempre vivo di chi resta, a prescindere, attaccato ai concetti di Legalità, Rispetto, Giustizia.








