di Antonello Romano
Ottanta piazze italiane con centinaia di migliaia di persone hanno manifestato ieri pacificamente a sostegno del popolo palestinese affinché cessino le violenze sulla popolazione civile da parte dell’esercito israeliano che, a sua volta, giorno dopo giorno, sta prendendo sempre più le distanze dalla politica aggressiva, distruttiva e assassina del suo Premier, Benjamin Netanyahu, che ha imbarazzato e spiazzato, con il suo comportamento, oramai del tutto ingiustificabile, il suo stesso popolo, che continua a chiederne le dimissioni e i suoi migliori alleati di sempre, primo fra tutti l’Italia. Unici sostenitori e alleati restano gli Stati Uniti d’America che, per motivi esclusivamente di natura economica, continuano ad armarlo e ad appoggiarlo.
Anche le piazze della città di Orvieto con la partecipazione di oltre 800 persone hanno fatto parte delle città maggiori che hanno ospitato le manifestazioni per lo sciopero generale volontario indetto dai Sindacati Usb, Adl Cobas e Cub. I manifestanti orvietani hanno saputo interpretare con correttezza, senso di responsabilità e di civiltà, lo spirito della manifestazione che si è svolta senza tensioni e senza incidenti.
Partecipare alle manifestazioni contro la guerra a Gaza e chiedere che il conflitto cessi quanto prima, riportando la questione israelo-palestinese sui tavoli della diplomazia internazionale, è un’iniziativa dovuta e legittima, ma come ha sottolineato il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi- “spiace dover constatare che il gesto di alcuni facinorosi abbia rovinato una manifestazione per una causa così nobile”, commentando il violento e ignobile attacco alla Stazione di Milano e contro le Forze dell’Ordine, ad opera di un gruppo di infiltrati, tra i quali alcuni già noti per precedenti reati di violenza urbana e che nulla avevano a che fare con il resto dei partecipanti alla pacifica manifestazione milanese che, fino a quel momento, si era svolta in armonia e serenità.
Nelle 80 piazze italiane interessate dalle manifestazioni ci sono stati certamente alcuni gesti di intolleranza e qualche momento di tensione, in particolare a Bologna, a Venezia e a Catania, come è inevitabile che accada nei momenti di grandi assembramenti di persone che manifestano, ma sono rientrati dopo l’intervento delle Forze dell’Ordine. Purtroppo, oramai, capita sempre più frequentemente, nelle manifestazioni di piazza molto partecipate, di assistere all’inserimento di gruppi di giovani estremisti, violenti e bene organizzati, ai quali è difficile affibbiare un colore politico e per i quali, invece, è facile esprimere un giudizio di severa condanna, ma, soprattutto, di profondo disprezzo per le azioni insulse e violente di cui si rendono protagonisti con il risultato e forse anche l’intento di vanificare il fine per il quale una manifestazione è stata indetta e realizzata, indipendentemente dal colore politico degli organizzatori. Sembra difficile ammetterlo, ma costoro agiscono con l’impulso e il gusto perverso di divertirsi facendo il peggio di cui sono capaci, devastando e distruggendo ogni cosa che incontrano.
L’importante è identificare e isolare sempre i responsabili di azioni criminali come quelle messe assegno ieri a Milano, e adottare nei confronti dei responsabili sanzioni penali severe e prive di ogni possibile attenuante.
Purtroppo, nel corso di questi ultimi anni il fenomeno della violenza urbana è diventato sempre più frequente e nessuno dei Governi che si sono succeduti nel tempo, è mai riuscito, o non ha mai voluto, adottare i provvedimenti necessari per contenerlo e possibilmente eliminarlo.
La giustificazione che spesso si adduce a proposito di costoro è che si tratta di giovani disadattati e disagiati. Ma questo, seppure fosse vero e in alcuni casi certamente lo sarà, non può costituire un attenuante nei confronti dei crimini che commettono per i quali devono essere equamente giudicati e sanzionati, ma deve indurre chi governa il Paese ad adottare tutti quei provvedimenti che servono a curarli, ad assisterli e soprattutto a evitare che i cittadini debbano esserne vittime.
Durante gli anni della contestazione studentesca e della lotta operaia, che spesso si sono sovrapposte e al tempo stesso scontrate, gli organizzatori si erano dotati di un proprio servizio d’ordine costituito dagli stessi lavoratori o dagli stessi studenti e molte volte è stato di aiuto anche alle Forze dell’Ordine, evitando che si creassero tensioni tali da sfociare nella guerriglia urbana. L’ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini, il rispetto delle ideologie altrui aperto al libero confronto, schietto e non propagandistico, ma opportunamente costruttivo, l’umiltà e la lealtà nel dialogo politico come nella vita quotidiana, la libertà di esprimere il proprio punto di vista, essendo sempre disposti ad ammettere i propri errori o a modificare il nostro punto di vista ogni qualvolta il confronto con un nostro interlocutore ci induce a rivedere le nostre posizioni, il senso dello Stato e il rispetto per le sue leggi, sono elementi indispensabili per garantire ai giovani e ai non più giovani un futuro più equo, di qualità, di verità e di pace. Ma la storia che, come ha scritto Marco Tullio Cicerone nel suo “De Oratore” è “maestra di vita”, ci insegna che la pace non si può conquistare e non si è mai conquistata con la violenza, tanto più con quella imposta dalle armi: Netanyahu & C, fatevene una ragione!!!









