
Ci sono occasioni che passano davanti a una comunità e la mettono alla prova: o si coglie l’opportunità con coraggio e visione, oppure si lascia che scivoli via, affidandosi alla retorica degli alibi. Il bando “Sport e Periferie 2025” appartiene a questa categoria. Fondi statali messi a disposizione per riqualificare impianti sportivi o costruirne di nuovi: uno strumento pensato per sostenere chi crede che lo sport sia non solo svago, ma diritto, salute, educazione civica, identità di un territorio.
Il consigliere regionale del Partito Democratico, Francesco Filipponi, ha segnalato che molti progetti umbri sono stati bocciati o relegati in una graduatoria senza futuro. La Regione non ha risorse per recuperarli: l’unico interlocutore possibile resta il Governo nazionale.
E Orvieto? Qui la vicenda assume toni paradossali. Più di 1500 cittadini hanno firmato, nei mesi scorsi, una petizione promossa da Partito Democratico e Movimento 5 Stelle per sollecitare finalmente la costruzione di un Palazzetto dello Sport. Non si tratta di un vezzo urbanistico, ma di un bisogno concreto: decine di società sportive, dai bambini delle giovanili, adulti e famiglie chiedono da anni uno spazio adeguato per crescere e rappresentare la città. Eppure il Comune non aveva neppure preso in considerazione la possibilità di presentare domanda al bando. Solo la pressione dei cittadini lo ha costretto a un passo formale, compiuto senza convinzione. Il risultato era quasi scontato: progetto respinto, responsabilità scaricata sulla Regione. Un copione già visto.
L’argomento addotto dall’amministrazione è quasi grottesco: Orvieto non sarebbe stata considerata perché non possiede i requisiti di “degrado sociale”. In altre parole, la città è “troppo sana” per meritare un impianto sportivo. Ma chi governa non dovrebbe accontentarsi di interpretare i bandi: dovrebbe guidare, cercare strade alternative, rivendicare con forza i diritti della comunità che rappresenta.
C’è un filo rosso che attraversa questa vicenda: la tendenza del governo cittadino a vivere l’amministrazione come un eterno banco di prova, sempre pronto a giustificarsi come se fosse ancora all’opposizione. Ma governare significa assumersi responsabilità, non cercare scuse. Il passato è sotto gli occhi di tutti. Il futuro appartiene ai sogni che sapremo coltivare. Ma è il presente, hic et nunc, il terreno vero della politica. E su questo, chi governa Orvieto continua a perdere tempo e credibilità.
Pd Orvieto








