Un anno fa, il 29 agosto 2024, su OrvietoLife, il Presidente dell’Opera del Duomo, Andrea Taddei, annunciava la chiusura del Museo dell’Opera del Duomo per un progetto di riallestimento, affermando che i lavori non sarebbero stati “notevoli” e che un anno intero di chiusura sarebbe stato addirittura “eccessivo”. A distanza di dodici mesi, non solo il MODO rimane chiuso, ma nulla di concreto è stato reso noto riguardo alla natura del progetto.
In primavera, Nova ha formalmente richiesto un incontro con il Presidente Taddei per chiedere chiarimenti sul riallestimento e avviare un dialogo aperto con la cittadinanza. Tale richiesta è stata respinta, negando ogni possibilità di confronto su temi di interesse collettivo.
Un segnale allarmante di chiusura istituzionale, che la nostra comunità non può ignorare e che avviene nel silenzio quasi totale delle istituzioni cittadine. In parallelo, operazioni come il recente riposizionamento delle pale d’altare cinquecentesche nella Cattedrale hanno suscitato ulteriori dubbi sulle modalità di conduzione di interventi sensibili sul patrimonio artistico, frutto di scelte avventate che rivelano una certa approssimazione sia nel campo della tutela e valorizzazione delle opere che in quello museografico e museologico.
La distanza istituzionale tra la Fabbriceria e la comunità si fa sempre più marcata, al punto che il dialogo, essenziale per un bene collettivo come il Duomo e le sue collezioni, sembra una ferita difficile da rimarginare. La domanda, semplice e trasparente, resta dunque inevasa: esiste un progetto concreto per il nuovo Museo dell’Opera del Duomo e, in tal caso, quando e come la città potrà esserne informata? Crediamo sia opportuno che un ente come quello dell’Opera del Duomo operi nella massima trasparenza e che risponda
esclusivamente alla città delle proprie azioni. Esistono già istituzioni culturali di rilievo che stanno percorrendo una strada diversa, aperta e partecipativa. Un esempio emerso recentemente è quello della National Gallery di Londra, che ha istituito un’assemblea cittadina per coinvolgere direttamente la popolazione nella governance culturale. Orvieto non è Londra, è chiaro, ma rattrista registrare un arretramento, in un silenzio che non riguarda soltanto l’Opera ma anche la politica, incapace o non disposta a sollevare domande in nome della collettività.
Resta, così, senza risposta una questione di fondo: chi decide oggi le sorti del Duomo e del suo museo? Per conto di chi? Nova invita l’Opera del Duomo a ripensare la propria scelta e a riallacciare un dialogo trasparente con la cittadinanza. È tempo di restituire centralità alla comunità, riconoscendole un ruolo attivo e rispettoso nella tutela del patrimonio. La domanda finale basterebbe a fugare ogni dubbio: di chi è il Duomo? Della città e di tutti quanti noi.
Associazione NOVA








