
C’è un confine fragile tra l’assenza reale e quella inventata per comodità narrativa. Sabato 27 settembre il Partito Democratico non era un fantasma: era presente all’incontro organizzato da Rotary sul tema fondamentale del disagio giovanile, rappresentato dalla nostra capogruppo Cristina Croce. Una presenza che non aveva bisogno di essere sbandierata per esistere, perché a renderla solida è il lavoro di oltre un decennio sui temi che la serata ha voluto affrontare. Un impegno che non è fatto di comparsate, ma di coerenza quotidiana, e di un consenso che le ha dato la forza di misurarsi senza esitazione persino sul piano regionale.
Eppure, ancora una volta, si è scelto di guardare altrove. È una vecchia-nuova abitudine del doppio standard: l’amministrazione basta nominarla e diventa virtù; l’opposizione, invece, anche quando c’è, deve essere raccontata come assente. Non è una svista, è un modo di costruire il racconto. È quella sottile violenza simbolica che trasforma la realtà in propaganda, che veste i panni del commento imparziale.
Noi non viviamo soltanto di serate episodiche, anche importanti, né misuriamo la nostra responsabilità con il numero delle platee che riusciamo ad occupare. Il Partito Democratico sta attraversando un rinnovamento profondo: un nuovo gruppo dirigente che non ha fatto della politica un mestiere né della critica un passatempo, ma che sceglie di stare tra le persone senza chiedere permesso, senza divise, senza padrini. Laico, libero, determinato. Non c’è bisogno di giustificare questa scelta: chi ascolta davvero la comunità la riconosce.
Siamo lieti che la sala fosse piena, perché di fragilità giovanili bisogna parlare. E se i promotori o i relatori vorranno incontrarci per un confronto, la nostra segreteria è pronta. Ma una comunità cresce quando impara a vedere chi c’è, non quando si compiace di raccontare chi manca. Perché il vuoto che ci si ostina a evocare non è il nostro: è quello lasciato da uno sguardo incapace di riconoscere la presenza degli altri.
E in questo quadro vogliamo rendere merito alla forza delle associazioni e dei cittadini che sanno costruire spazi di dialogo, confronto e approfondimento: sono una ricchezza indispensabile per la vita democratica. Ma proprio per questo non possiamo continuare a cadere nell’errore di voler trasformare ogni incontro in un antagonismo forzato tra civismo e partiti. La comunità non ha bisogno di contrapposizioni inventate: ha bisogno che tutte le energie, civiche e politiche, si riconoscano come parti diverse di un unico impegno collettivo.
Segreteria Partito Democratico Orvieto








