
Lo stanziamento di oltre 9 milioni di euro destinati all’Area Interna Sud-Ovest Orvietano nell’ambito della Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI) apre una fase potenzialmente importante per il rilancio del nostro territorio. Si tratta di un segnale significativo, che riconosce le fragilità dell’Orvietano e ne valorizza alcune risorse. Tuttavia, questo intervento non può essere considerato esaustivo: restano molte criticità irrisolte. Per affrontarle, serve una visione chiara, integrata e condivisa, capace di connettere politiche abitative, opportunità formative per i giovani, lavoro, servizi essenziali e sviluppo economico, all’interno di un progetto organico di rilancio territoriale.
Il Piano approvato dalla Regione Umbria contiene progetti interessanti che riguardano direttamente il nostro Comune, tra cui il progetto per una Casa della Cultura (scheda 1.1.8), il recupero dell’Atrio del Palazzo dei Sette (scheda 1.1.9), le iniziative previste per favorire l’invecchiamento attivo e la crescita consapevole dei giovani (scheda 1.2), nonché l’attivazione di percorsi IFTS (scheda 3.1.3) e ITS (scheda 3.1.2) per rafforzare l’offerta formativa post-diploma. Si tratta di segnali apprezzabili che, tuttavia, hanno bisogno di essere accompagnati da azioni mirate e integrate rispetto a questioni in attesa di risposte da lungo tempo, che ora si manifestano in tutta la loro urgenza.
Nonostante il Piano evidenzi la criticità legata allo spopolamento, rimane quasi totalmente deficitario nella proposizione di misure specifiche in ambito abitativo. L’invecchiamento demografico e le difficoltà di accesso alla casa per giovani, famiglie e lavoratori rendono il tema prioritario ed urgente. Serve una visione aggiornata attraverso progetti residenziali che tengano insieme studenti, categorie fragili e anziani, in un’ottica intergenerazionale e comunitaria. Un tale approccio potrebbe essere avviato anche grazie ai bandi nazionali per il social housing e alla valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico oggi sottoutilizzato, quando non completamente abbandonato.
Sempre in ottica di contrasto all’esodo giovanile, risulta necessario dotarsi di percorsi di orientamento al lavoro efficaci ovvero capillari, ben coordinati e di immediata fruizione per il target in questione, così come garantire l’accesso ai servizi digitali, il sostegno all’imprenditoria giovanile e progetti di coabitazione o rientro nei borghi. Servono politiche che colleghino la dimensione locale alle reti regionali e nazionali, per attrarre e trattenere giovani.
Al tempo stesso è fondamentale attivare e promuovere su tutto il territorio spazi sociali, espressivi e ricreativi adeguati per le fasce di età, accessibili e funzionali. Luoghi di ,relazione e incontro, spazi urbani in cui dar vita a concreti progetti di inclusione sociale, prevenzione e contrasto al disagio giovanile, andando, in questo senso, a colmare un’importante lacuna che impatta negativamente sulla qualità della vita e sullo sviluppo educativo delle nuove generazioni.
Altra tematica cruciale per l’Orvietano è quella dei trasporti ferroviari. Il Piano SNAI, purtroppo, non può incidere direttamente sul tema della mobilità su ferro, che resta una delle criticità più gravi per la nostra area. I dati nazionali ci restituiscono un’Umbria tra le peggiori regioni per tempi di percorrenza e i disagi già colpiscono i pendolari dell’Orvietano, come dimostra il caso dell’Intercity 598, dirottato su linea lenta in modo strutturale, sebbene possa viaggiare a 200 km/h. È necessario garantire il trasporto ferroviario come servizio pubblico essenziale su una linea costruita con risorse pubbliche, e dare risposte concrete, efficaci e rapide.
Il recente ritiro del protocollo d’intesa tra Umbria e Toscana può essere letto come un segnale positivo per l’Orvietano, che si ritroverebbe in una posizione isolata e lontana rispetto alla stazione AV Medio Etruria che è stata individuata nell’area di Rigutino. Nell’ottica di favorire l’accessibilità e lo sviluppo economico del nostro territorio, il recente inserimento dell’Umbria nella Zona Economica Speciale rappresenta un’opportunità da cogliere, purché accompagnata da una strategia volta ad attrarre investimenti su tutto il territorio. Diventa fondamentale evitare che questi siano indirizzati alle aree già sviluppate e garantire al nostro territorio la disponibilità di quelle competenze e risorse necessarie a intercettare fonti di finanziamento.
Occorre infine rafforzare la governance territoriale, tema per noi cruciale, nell’intento di dare piena attuazione ad un piano di rilancio del territorio integrato e lungimirante. In questo senso, la costituzione di un’Unione dei Comuni, cui il Piano fa riferimento per specifiche convenzioni, potrebbe rappresentare una svolta, dal nostro punto di vista, imprescindibile. Molti territori italiani dimostrano come la cooperazione istituzionale sia in grado di generare economie di scala, attrarre finanziamenti, promuovere servizi integrati e rilanciare l’identità territoriale. In una fase come questa occorre proseguire lungo la strada della collaborazione e del dialogo per condividere progettualità, visioni e risorse.
Un ultimo aspetto per noi determinante è la necessità di favorire la partecipazione anche nella stesura di questi documenti strategici. Il piano è approvato e quindi definitivo, ma per iniziative future il nostro auspicio è che processi di questo tipo non prescindano mai dal coinvolgimento diretto della cittadinanza fin dalle prime fasi, con l’obiettivo di risvegliare l’interesse della comunità intera per tematiche e azioni che mirano a trasformare in meglio la vita dei territori.
Le risorse stanziate sono un buon punto di partenza, ma rimangono scoperte molte questioni su cui è necessario intervenire con la massima tempestività. Bisogna costruire una vera strategia per il futuro del territorio: fondata sulla coesione, sulla partecipazione attiva delle comunità locali e su un confronto aperto tra tutti i livelli istituzionali. Le potenzialità ci sono. Sta a noi metterle a valore.
Associazione Nova








