Grazie alle oltre 70 persone che sono venute al Consiglio Comunale di Orvieto ad assistere alla discussione per l’approvazione della mozione per il riconoscimento dello Stato di Palestina. Approvata la mozione all’unanimità ma troncata nelle parti essenziali. Un Consiglio Comunale stracolmo di cittadine e cittadini solidali con il popolo palestinese è rimasto per oltre 2 ore ad assistere al dibattito sulla mozione presentata dalle minoranze sul riconoscimento dello Stato di Palestina.
Una mozione volta a denunciare la catastrofe umanitaria in corso, senza una chiara visione politica che denunci realmente con parole e fatti le responsabilità settantennali dello Stato Sionista Israeliano. La versione originariamente presentata è infatti stata ripulita dai richiami ai trattati internazionali, alle risoluzioni dell’Onu, alle tante iniziative italiane degli anni 70, alla necessità che si avvii un processo di pace giusto e concreto per la costruzione di uno stato palestinese sovrano e autonomo, così come previsto dal Diritto internazionale. Manca anche il sacrosanto richiamo alla legge n 185/1990, che regola in modo rigoroso la produzione e l’esportazione di armi italiane, in ottemperanza all’articolo 11 della nostra Costituzione.
Quella da tutti celebrata quindi come una vittoria in nome dell’unità istituzionale è stata solo una timida dichiarazione svuotata di ogni suo significato cardine, che sancisce un inutile e vacuo riconoscimento a parole di una situazione che de facto non può oggi materialmente esistere, quella dei “due popoli due stati”.
Ce lo ricordano ogni giorno i politici israeliani, che procedono inesorabili con l’ennesima occupazione militare della Striscia, costringendo milioni di persone stremate dalla fame e dalla guerra a sfollare nuovamente da quel territorio martoriato che continuano a chiamare casa; che approvano tramite le loro democratiche istituzioni la costruzione di un nuovo enorme insediamento nei Territori Occupati della Cisgiordania, con il dichiarato scopo di impedire qualsiasi tentativo di creazione di un’entità statuale palestinese; che pubblicano fieri i loro video in cui mostrano gli abusi fisici e psicologici a cui sono soggetti i prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane; che proteggono con il loro esercito le aggressioni violente e ingiustificate dei coloni.
Ce lo ricordano i molti palestinesi che continuano a fare di tutto affinché la loro voce, inascoltata dai media occidentali da quasi 3 anni, esca da quella terra per raccontare al mondo intero quello che vedono con i loro occhi. Ce lo ricorda Marah, arrivata in Italia in avanzato stato di denutrizione, che a soli vent’anni è morta nei nostri ospedali per fame, come certificato dai suoi medici curanti.
Come reazione a tutto questo, le cittadine e i cittadini si aspettano forza e coraggio nel condannare una delle peggiori crisi umanitarie dei nostri tempi, oggi ufficialmente dichiarata carestia dalle Nazioni Unite. Uno dei più massacranti scenari di guerra della storia recente in cui, secondo le fonti dell’esercito israeliano, l’83% delle vittime sono civili. Tale forza deve essere espressa in atti concreti e in ferree dichiarazioni di condanna che chiedano e applichino gli strumenti economici e politici necessari ad esercitare una pressione sullo stato di Israele. Questo presuppone l’interruzione di qualsiasi rapporto politico e diplomatico con Israele, in primo luogo la vendita di armamenti, e il boicottaggio delle aziende complici nel genocidio in corso.
Questa risposta non è arrivata e ancora una volta anche le nostre istituzioni locali, come quelle nazionali e internazionali, si dimostrano non in grado di rispondere al reale sentire della popolazione, che con la sua presenza ha ribadito il suo sdegno e la sua disperazione per una tragedia ingiusta e disumana che poteva essere evitata e che deve essere fermata.
Coordinamento orvietano per la Palestina








