di Claudio Lattanzi
In maniera eccessivamente frettolosa e distratta si è dato l’ultimo saluto a Memmo Masnada. Dell’uomo che ha inventato la promozione turistica ad Orvieto ai tempi in cui la massima innovazione possibile in questo campo era legata all’ideazione di una “brochure”, ci sono tante cose da ricordare che parlano del nostro passato, ma contengono stimoli anche per il futuro. Grazie a lui e al suo gruppo di lavoro, dalla metà degli anni Settanta iniziò la lunga rincorsa di Orvieto al turismo di massa di cui, nei decenni successivi e fino ad oggi, si sono raccolti i frutti.
Ben prima che, nel 1983, sorgessero le Aziende di Promozione Turistica, nell’Ufficio di Piazza Duomo si pensava alle strategie di marketing e creazione di brand quando questi anglismi ancora nessuno li usava. L’umiltà di studiare e andare a vedere cosa si faceva altrove per promuovere le città e poi applicarlo con i dovuti correttivi ad Orvieto è stato il tratto distintivo che ha sempre accompagnato il suo prezioso lavoro. Parlando con Memmo si capiva che aveva in testa un visione generale del settore turistico cosi come delle caratteristiche sociali e imprenditoriali di un luogo che non è nato turistico e che ancora oggi fa fatica ad esserlo fino in fondo, ma anche delle possibili strategie per superare questi limiti.
Nei purtroppo rari colloqui che ho avuto con lui, mi ha sempre dato l’idea che se, accanto a intelligenza, professionalità e passione, avesse anche avuto il potere di amministrare e decidere, sarebbe stato una sorta di Arnaldo Fortini, il sindaco e poi podestà che inventò la Assisi moderna. Tra gli anni 20 e gli anni 40, Fortini operò una rivoluzione architettonica ed artistica radicale, cambiando per sempre il volto di Assisi, aprendola in maniera potente al turismo religioso fino ad allora praticamente inesistente e facendola diventare ciò che conosciamo oggi.
Se per riscoprire la grandezza di Fortini si è dovuto attendere che scolorisse la patina nera del ventennio, per capire cosa ha fatto di importante Memmo basta conservare un minimo di memoria. Adattarsi ai cambiamenti tenendo conto del contesto è stato forse ciò che lo ha sempre contraddistinto con successo. Memmo Masnada sapeva bene che il turismo cambia velocemente ed oggi i territori sono in una concorrenza spietata tra loro come mai nel passato.
È necessario avere una cabina di regia o perlomeno un metodo di elaborazione dal momento che professionalità come la sua che era un punto di riferimento per tutti, non sembrano essercene più. Le prospettive da valutare sono molte. Una di queste è innanzitutto rappresentata da fatto che i beni culturali e turistici di Orvieto non sono gestiti da aziende orvietane. Per incapacità imprenditoriale o per volontà politica? Con quali conseguenze? Parliamone.
Privatizzazioni e senso della comunità. La “privatizzazione” dell’Ufficio Turistico siamo sicuri che sia un bene e non un male? Oggi più che mai è necessario considerare il turismo non solo come una risorsa economica, ma anche una risorsa comunitaria nel senso che i benefici che esso apporta devono essere condivisi il più possibile con la comunità. Per capire cosa significa basta fare un giro negli uffici turistici delle Marche. Difficilmente se ne troverà uno dove non sono in vendita i prodotti tipici del territorio. Perché non possiamo farlo anche noi? Condivisione del turismo significa rapporti diretti e proficui tra chi promuove il turismo e le imprese che in quella zona vivono e lavorano.
La gestione del turismo deve diventare una questione relazionale tra i tanti attori economici e sociali che ne sono coinvolti e il soggetto a cui essa è affidata mentre oggi troppo spesso rassomiglia ad una questione burocratica e formale, disciplinata da convenzioni e regole inutilmente rigide. Il turismo di Orvieto lo dovrebbero gestire gli orvietani, con una impostazione professionale e con la necessaria sensibilità politica di chi sa che si tratta di una risorsa comune.
È necessario pensare ad un metodo nuovo che passi attraverso la nascita di aziende del settore dedicate a gestione e promozione dei beni culturali, ma anche al coinvolgimento del volontariato. La formula delle pro loco che ad Orvieto viene erroneamente vista come una organizzazione di stampo paesano e quindi deteriore, potrebbe essere una soluzione. Ad Assisi, tanto per restare in tema, la pro loco esiste dal 1989 e la stessa cosa vale per Spoleto, per i comuni del Trasimeno, per Viterbo, per Macerata e tante altre città dell’Italia centrale.
Non potrebbe essere una futura pro loco a garantire l’apertura di alcuni monumenti come, ad esempio, la Chiesa di San Francesco, dimostrazione negativa di gestione inesistente? Non la vogliamo chiamare pro loco? Va bene lo stesso, l’importante è trovare un modello organizzativo e una sostenibilità economica. C’è poi tutto il tema del turismo culturale, con il settore delle mostre d’arte completamente ignorato, ma che potrebbe elevare la qualità dell’offerta di cui ci si continua a lamentare senza costrutto da decenni. La gestione del turismo deve tornare ad essere una questione politica perché è necessario ricominciare ad interrogarsi sui modelli organizzativi e le strategie migliori senza dare niente per scontato. La tecnica viene dopo.
In questa intervista di Filippo Sciucchini è possibile avere un’idea di cosa pensava e cosa ha fatto Memmo Masnada.









