
Uccidere cronisti, fotografi e reporter con l’obiettivo di nascondere quello che l’esercito israeliano sta deliberatamente compiendo a Gaza ed in Cisgiordania, uccidendo, demolendo case, appoggiando le occupazioni dei coloni, persino falsificando le prove ei genocidio che anche qualche soldato israeliano denuncia. Noi giornalisti occidentali non possiamo più limitarci a scrivere i nostri articoli. Bisogna sostenere i colleghi che rischiano tutto per informarci con integrità. Come rivelano le storie di Mariam Dagga e delle ultime quattro vittime, che non contano più delle altre ma sono uno spartiacque.
Soprattutto dopo le parole ipocrite e false di Netanyahu che ha avuto il coraggio infame di affermare che “Israele esprime profondo rammarico per il tragico incidente avvenuto all’Ospedale Nasser di Gaza” e che “apprezza il lavoro dei giornalisti, del personale medico e di tutti i civili” annunciando che “le autorità militari stanno conducendo un’indagine approfondita”. La misura è colma da tempo, basta.
Ognuno dei 245 giornalisti uccisi – ma potrebbero essere di più – conta. Meritano il nostro impegno perché volevano evitare che altre vite, altre storie, l’uccisione di Anas Al-Sharif, che Israele ha giustificato con accuse infondate di “terrorismo”, e di tutti gli altri colleghi colpevoli solo di fare bene il proprio mestiere, insieme agli attacchi agli ospedali, non possono restare impuniti.
È giunto il momento di alzare la voce per proteggere i giornalisti a Gaza. Chiedere alla Rai e agli altri media di inviare i giornalisti a Gaza, al Governo Italiano di convocare l’ambasciatore Israeliano in Italia ribadendo il diritto costituzionale (articolo 21) della libertà di informazione il diritto internazionale alla protezione dei giornalisti.
La loro sicurezza è una questione di dignità democratica e di verità per tutti noi. Il sacrificio dei reporter uccisi insieme alle oltre 60 mila vittime palestinesi, un vero e proprio genocidio, non può restare senza un’iniziativa pubblica. Serve una mobilitazione globale, una giornata di azione civile, perché le petizioni alle istituzioni internazionali, le campagne di informazione su quanto accade nella Striscia sono importanti, ma non più sufficienti.
Serve sulla scorta della Global Sumud Flottilla andare al confine con Gaza e forzare per entrare, Israele mostrerà il volto di chi non vuole far vedere quello che ormai sembra essere la per la Palestina la soluzione finale. Mariam, Anas e gli altri, meritano il nostro impegno perché volevano evitare che altre vite, altre storie, finissero senza che nessuno le avesse conosciute.
Per questo Articolo 21 – Presidio Orvietano sabato 30 agosto nel flash mob delle 12 in Piazza Duomo leggerà i nomi dei 245 giornalisti uccisi per la libertà di informazione.
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