Orvietano di adozione è stato ospite all’ultima edizione del Salone del Libro di Torino. I suoi racconti premiati in diversi contest, da Bologna alla Calabria. Storie di passioni sportive, denuncia e riscatto.

di Valeria Cioccolo
L’ultimo appuntamento è stato il reading di Bologna al Teatro Mazzacorati una settimana fa, a una performance letteraria dedicata alla lettura di racconti pubblicati nell’antologia “Racconti sportivi” (Historica Edizioni). Un incontro che segue solo di qualche giorno la partecipazione al Salone del Libro di Torino 2025 il principale evento internazionale dedicato alla cultura libraria e al mondo editoriale a cui Paolo Pupo, professore di lettere orvietano di adozione e scrittore per passione, ha partecipato in quanto risultato tra i vincitori del concorso “Palloni e pedali. Storie sportive di uomini e donne che ce l’hanno fatta” (Rudis Edizioni). Una bella soddisfazione per il nostro concittadino, ma anche per la città di Orvieto che vanta diversi nomi che si contraddistinguono nel panorama letterario nazionale.

Paolo scrive di personaggi ispirati a episodi di vita reale, spesso collocati ai margini della società raccontati con uno stile prezioso e coinvolgente, intriso di emozioni e contaminazioni letterarie. Ecco, allora, trovarci a percorrere questi sentieri tra le sue pagine, dove incontriamo Maurizio Schillaci, calciatore, cugino del più noto e compianto Toto, che, dopo un folgorante successo in cui trova ricchezza, fama e allori con i suoi colpi da maestro, cade a terra, dimenticato da quella stessa folla che lo acclamava. A causa di un infortunio incompreso, dopo essere stato “gazzella”, è costretto a vivere “in un’utilitaria sgangherata” relitto di se stesso, finendo a fare scena di sè nello zoo di una strada, ridotto a elemosinare la pietà dei passanti. Su di lui lo stesso Zeman, ci racconta Paolo, ha avuto spesso “parole al miele”, eppure, dice, “Maurizio non ha avuto dalla carriera quello che avrebbe meritato, e purtroppo neanche dalla vita. Lì i tunnel non li ha fatti, li ha subiti”.
“Andavo a sbirciare le sedute di allanemaneto del Messina, in ritiro precampionato a Città della Pieve – dice Paolo nel suo racconto – conobbi voi, pochi fortunati, voi banda di fratelli. Le frombole affusolate di Totò e Maurizio, gli arzigogoli di Peppe Catalano, gli ordini impartiti in coffa dal Comandante Stefano Di Chiara, quel Pantheon dell’Almanacco Panini che si srotolava ai miei piedi..”

Ma alla storia di un uomo che non ha potuto rialzarsi, ecco la speranza di un futuro possibile. Paolo in Ebrima Darboe, Elegia del campioncino del Frosinone risorto dal mare ci fa conoscere la storia di un ragazzo giovanissimo partito dal Gambia con un sogno grande, scoperchiare il Vaso di Pandora che per lui ha la forma di un pallone da calcio. La speranza di un futuro diverso da quella dell’orrore in cui vive, la partenza, la prigionia, terribile, in Libia dove suo zio è desaparesidos, la fuga e un lavoro impietoso per guadagnarsi quei 400 euro che gli permetteranno di pagarsi l’agognato viaggio verso le coste italiane. Attraversa il Mediterraneo che ha l’odore dell’Acheronte che inghiotte vite e futuro. Un mare che ferisce, ma che, in questa storia, decide di risparmiare una vita. Ebrima su quel mare ci passa due notti da tragedia, aggrappato a un gommone sospeso sull’abisso che miracolosamente arriva sulle sponde di un altro mondo. Qui nasce di nuovo e ricomincia a rincorrere il sogno e il pallone, come da bambino, fino ad essere catapultato in un campo da calcio vero, che lo porta fino a Roma. Cosa succede dopo? Paolo lo racconta con il suo stile originalissimo, partecipato e sofferto con cui descrive un turbinio di emozioni, citazioni di poeti e scrittori che uniscono la propria voce a quelle dei suoi personaggi, acquistando nuova vita, carne, sangue. Sono storie che ci prendono per mano e che, nonostante non ci sia sempre un lieto fine, ci insegnano che la “normalità è un’invenzione di chi è privo di fantasia”, come dice Paolo riprendendo un verso di Alda Merini. Paolo ha potuto incontrare di persona Ebrima al Salone di Torino, dando concretezza al suo messaggio di speranza e di pace che, purtroppo, resta ancora un eccezione per pochi.
Paolo continua il suo viaggio letterario per l’Italia anche nei prossimi mesi. A luglio sarà in Calabria per la premiazione di una sua poesia sul tema alla paternità con Aletti Editore.
Per leggere i suoi racconti:










