(Valeria Cioccolo)
In un mondo in rapida evoluzione, l’intelligenza artificiale, dovremmo più correttamente aggiungere “generativa”, sta indubbiamente trasformando il panorama della comunicazione e del giornalismo così come lo conosciamo.
L’IA può essere utilizzata per manipolare informazioni e creare disinformazione, con rischi per la democrazia, alimentando la polarizzazione politica e il malcontento sociale. È quanto ha sottolineato Suor Maria Luisa Gatto di Nova Civitas nel saluto iniziale che ha aperto l’incontro dedicato a “Comunicazione e Intelligenza artificiale. Un nuovo giornalismo per il futuro della democrazia” organizzato in collaborazione con Club Amici della Stampa e l’Ordine dei Giornalisti dell’Umbria. D’altro canto, c’è invece la possibilità di utilizzare questa tecnologia per potenziare le possibilità dell’umanità, favorendo la partecipazione e l’elaborazione del pensiero collettivo, ha proseguito, citando il documento “Antiqua e Nova” (qui il link), documento dei Dicastero per la dottrina della fede e Dicastero per la cultura e l’educazione, di cui ha curato la guida alla lettura Paolo Benanti, indici di Paolo Vigini, pubblicato pochi mesi fa. Il testo tratta del rapporto tra intelligenza artificiale e intelligenza umana e riporta sfide, opportunità, questioni di etica e morale legati all’AI.
Perché la rivoluzione che l’intelligenza artificiale promette non è in sé buona o cattiva, ma sta all’uomo decidere se dominarla o farsi dominare da essa. Ed è qui che la figura del giornalista può porsi a baluardo della verità, ha proseguito Suor Maria Luisa citando il nuovo Papa, Leone XIV, che ha scelto il suo nome in omaggio a Leone XIII, il pontefice che affrontò i cambiamenti drammatici della rivoluzione industriale con l’enciclica “Rerum Novarum” nel 1891. Oggi, Leone XIV si trova di fronte a questa nuova rivoluzione che promette di cambiare il mondo in modi altrettanto profondi. La figura del giornalista, lungi dal timore di sostituzione che le tecnologie fanno temere, può fare la differenza con il suo patrimonio di conoscenze e di deontologia. È però necessario formarsi al suo uso, come chiedono diversi giornalisti anche in Italia, stando a recenti statistiche. Lo ha sottolineato Elisabetta Stefanelli, giornalista Ansa caporedattrice Cultura e spettacolo e ospite dell’incontro. Le regole sull’AI, per lo meno in Europa, stanno arrivando, si pensi all’AI Act o al DDL dedicato, attualmente in corso di approvazione in Parlamento. È una tecologia che sicuramente è destinata a cambiare il lavoro di tutti, soprattutto in termini di costi e di efficienza e che avrà un impatto anche sulle redazioni giornalistiche, ma che non potrà sostituire l’agente umano. Perché l’intelligenza artificiale funziona per algoritmi, ma non è realmente intelligente, si tratta più di una memoria estesa, che porta con sé bias e pregiudizi e che risponde molto spesso a logiche di mercato. Siamo sempre più immersi nel digitale, in un’infosfera, per usare le parole del filosofo Luciano Floridi, in cui si sfuma la distinzione tra reale e artificiale. Ed è qui che il ruolo del giornalista si colloca, nella capacità di riappropriarsi di spazi, relazioni reali e sentimenti, con spirito critico, stimoli e di diversi punti di vista.
La Chiesa, ha ricordato Costantino Coros, giornalista e direttore dell’ufficio per le comunicazioni sociali della diocesi di Velletri-Segni, riallacciandosi al messaggio della 56ª giornata delle comunicazioni sociali, ha avuto sempre un importante ruolo di comunicatore. Ha saputo dare voce e ascolto agli ultimi, come ad esempio i poveri, gli emarginati, incoraggiando l’uso di parole non violente e il rispetto della dignità umana. Questo può fornire un grande insegnamento anche ai Media per riportare l’attenzione sui principi chiave che devono animarne il lavoro: uso delle parole, senso di responsabilità, ricerca dei significati, buon uso del tempo, autenticità. È fondamentale essere formati a questo per non diventare fruitori passivi di contenuti, ma costruttori e cercatori di verità.
L’importanza di formarsi è stata sottolineata anche da Beatrice Curci, giornalista e divulgatrice scientifica in ambito medico, perché, ha ricordato, “la competenza fa la differenza”. Sta proprio qui allora il valore aggiunto che i giornalisti possono dare. Il web è pieno di fake news, la competenza nel saperle riconoscere è fondamentale. Il giornalista, con il proprio patrimonio deontologico e conoscitivo, può porsi a una scrittura critica, fattore essenziale in un mondo di “democratizzazione del falso” in cui tutti possono creare facilmente campagne di disinformazione. Non lasciandosi spaventare, perche l’intelligenza artificiale non è nè sogno, nè realtà nè incubo, ha detto parafrasando un recente saggio, ma un semplice strumento dal cui uso dipende un mondo migliore o peggiore. Essere giornalista significa avere il dovere della verifica, raccontando il verosimile. Restare contemporanei significa anche non fuggire alle novità, ma utilizzare l’IA e la tecnologia a vantaggio del proprio lavoro, facendosi garanti di un’informazione precisa, corretta e puntuale.
Infatti, ha ripreso Alessandro Li Donni, giornalista attualmente direttore responsabile di Orvietolife che conta numerose esperienze in quotidiani nazionali, il digitale può aiutare a smaltire il lavoro routinario, la cosiddetta “cucina” in gergo giornalistico, ma l’AI non racconta, semplicemente scrive, può farlo bene, ma manca dell’anima perché, è vero, i dati sono dati, ma saperli leggere e “intelligere’ è tutto un altro discorso. Il giornalista dà senso a quei numeri, fa domande scomode, difende la propria autonomia e mette in discussione il potere se ce n’è bisogno. Sta qui il nocciolo della questione. Il giornalista può fare la differenza e, con il suo stesso lavoro, porsi a difesa della democrazia. E il futuro quale sarà?
“La risposta non è scritta, dipende da noi”, ha concluso Suor Maria Luisa riprendendo le parole di Papa Francesco per la giornata delle comunicazioni sociali dello scorso anno. “Spetta all’uomo decidere se diventare cibo per gli algoritmi oppure nutrire di libertà il proprio cuore”.
L’incontro ha concluso il ciclo formativo di Nova Civitas 2024/2025. “È stato periodo intenso e stimolante che ci ha permesso di approfondire temi attuali legati alla democrazia e alla partecipazione, grazie anche alla collaborazione con diversi esperti e associazioni del territorio che ringraziamo per il grande interesse dimostrato”, sottolinea il gruppo di coordinamento di Nova Civitas. L’appuntamento è al prossimo anno con un nuovo tema e nuovi incontri.
Per approfondire:
Il testo del saluto di Maria Luisa Gatto per l’incontro (LINK)
Letture sull’AI proposte da Elisabetta Stefanelli










