Venerdì 11 aprile presso il Palazzo del Popolo, invitata dal Partito Democratico a presentare un proprio intervento alla Conferenza Programmatica per Orvieto, l’associazione Nova ha voluto mettere l’accento sul concetto che anima il suo percorso civico: quello di partecipazione come democrazia diretta.
Siamo abituati a misurare il coinvolgimento politico in base alla percentuale dei votanti che si presentano alle urne (dato che sappiamo bene essere in forte calo), crediamo però che il lavoro davvero fondamentale sia quello di risvegliare un concetto autentico di responsabilità politica. Ovvero pensare i cittadini come soggetti consapevoli e attivi, soggetti di decisione della vita comunitaria. Cittadini che intervengono negli affari pubblici, economia compresa e non semplici ricettori di beni e servizi in cambio di tasse, “disturbati” dalla politica dei professionisti una volta ogni cinque anni.
Se la storia della partecipazione locale ci insegna qualcosa, è che la vera vitalità civica non germoglia da strutture rigide calate dall’alto, ma fiorisce dalla libera aggregazione di cittadini desiderosi di costruire insieme il bene comune, al di là di appartenenze partitiche. Troppo spesso, energie partecipative locali sono state canalizzate in contenitori predefiniti, incapaci di superare i confini di interessi specifici e di partito.
Si può e si deve imparare da esperienze già vissute per costruire un modello che sappia andare oltre la rappresentanza per voto, un modello che non si limiti a “consultare i cittadini” ma che gli riconosca un ruolo propositivo e decisionale, soprattutto nel contesto locale dove la democrazia diretta è possibile, perseguibile.
E nel concreto cosa pensiamo si possa realizzare nel comune? La risposta è: fornire ogni mezzo possibile atto a favorire la piena partecipazione, per favorire una democrazia diretta.
Partecipazione, per noi, significa:
● offrire costanti occasioni di informazione corretta e documentata sui temi di interesse pubblico, diffondere una sensibilità al confronto e al dibattito che non sia ideologico, nè propagandistico, ma inclusivo.
Partecipazione significa:
● far nascere assemblee di quartiere su tutto il territorio per affiancare le istituzioni ufficiali con luoghi condivisi e partecipati che elaborino politica orizzontalmente e dal basso.
Assemblee che esprimano delle linee politiche e dei portavoce, non dei rappresentanti, che rispondano direttamente all’assemblea e dall’assemblea sempre revocabili. Portavoce che si trovino poi a confrontarsi tra loro per portare avanti le scelte formulate dalla cittadinanza nelle diverse assemblee del territorio.
Partecipazione significa:
● promuovere e attivare patti di collaborazione con associazioni e cittadini per la gestione condivisa del maggior numero possibile di beni comuni, di spazi dal valore collettivo.
Partecipazione vuol dire
● Bilancio partecipativo. Uno strumento attraverso cui i cittadini siano chiamati a presentare proposte progettuali, a confrontarsi e a decidere su capitoli di spesa comunale.
Non illudiamoci, gli strumenti in sé non sono sufficienti. Anzi questi stessi strumenti possono diventare controproducenti senza un’amministrazione che li sposi fino in fondo con investimento specifico di risorse. Ovvero senza una realtà politica capace di promuovere una prassi nuova, accogliere le scelte delle assemblee cittadine e rinunciare all’accentramento del proprio potere.
E’ necessario coltivare in ogni aspetto della vita politica una cultura della partecipazione. Questa è la città delle arti e dei mestieri. Bene noi vogliamo re-imparare a fare del senso di cittadinanza un’arte.