di Silvio Manglaviti
Chi non ha mai provato soddisfazione intima nella consapevolezza di esser riuscito a comprendere il senso di qualcosa che abbia vissuto in prima persona? Una delle strade infinite nel percorso di discernimento esistenziale di ciascuno sono la possibilità e l’opportunità di poter leggere e ascoltare con il cuore oltre la mente – con il Pensiero, cioè – i sentieri già tracciati dagli esseri umani nell’evoluzione dell’intelligenza.
Cosa vuole ancora suggerirmi il bisonte di Altamira graffito e colorato nel buio profondo? Cosa mi dice Saffo? Chi è Orazio? Aveva ragione forse Lutero? E la Bibbia? Perché differenti traduzioni e interpretazioni del Vangelo, se in Aramaico, in Greco, in Volgare? Cos’è Cultura? Coltivazione. Del Pensiero. E l’essere umano troglodita scoprì e affinò le colture. Dal piantare il seme e curarne la crescita, proteggendo, annaffiando per poter raccogliere frutti, la Sapienza. La Conoscenza del Sapere. Da nudo, gumnós, a rivestito di vello di lupo, lúkos … discendiamo da Apollo e possiamo impegnandoci comprendere il significato dell’esistenza sperimentata: attraverso lo Spirito Critico della Conoscenza e del Sapere.
Oggi la distanza è abissale tra Conoscenza e Sapienza. Allora, quando maledicevo il Rocci e bestemmiavo Dante, ancora non avevo compreso del tutto. Oggi capisco il perché. Perché giovi a chi detenga Potere un essere non pensante, non discernente, che abbia delegato sapere e conoscenza a forme di comunicazione anonime non appurabili … Ho avuto buona sorte, Guide importanti lungo il Cammino e durante il passaggio al Liceo Ginnasio F. A. Gualterio di Orvieto: Ezio Viviana Candida Nadia Elide Paolo Mario Ugo Rosa e compagni di viaggio fraterni che sogno ancora oggi.
Conoscere è Libertà. Sapere è Libertà. Pensare è Libertà.
Scrive Umberto Galimberti: «Il mondo greco nel 2025: eredità perduta o guida dimenticata? Guardando al mondo che ci circonda, mi chiedo cosa direbbero i greci di fronte alla realtà del 2025. Un mondo in cui la tecnologia ha preso il posto della riflessione, in cui l’immediatezza delle risposte ha ucciso la profondità delle domande. Noi, figli di una civiltà che ha donato all’Occidente le categorie fondamentali del pensiero – logos, ethos, polis – abbiamo smarrito il legame con la loro sapienza.
Il mondo greco, quello che viveva nella tensione tra apollineo e dionisiaco, tra ordine e caos, oggi appare come un’eco lontana, soffocata dal frastuono della modernità. I greci ci insegnavano che il desiderio di conoscenza nasce dalla meraviglia (thaumazein), ma il 2025 sembra più orientato a distrarre che a stupire. La saggezza della misura – la metriopatheia – è stata soppiantata dalla corsa al consumo, mentre la polis non è più lo spazio della discussione e della condivisione, ma un’arena digitale dove si urla senza ascoltare.
Eppure, il pensiero greco resta vivo per chi ha il coraggio di cercarlo. Aristotele ci ricorderebbe che il fine ultimo dell’uomo è la felicità, ma non quella superficiale del piacere immediato: la felicità che deriva dalla virtù, dal vivere secondo il proprio telos, il proprio scopo. Il mondo greco potrebbe essere una guida preziosa in un’epoca come la nostra, che ha smarrito il senso dell’essere in favore dell’avere. Abbiamo bisogno di recuperare il tempo per riflettere, per dialogare, per chiederci cosa significhi vivere una vita buona, non solo produttiva. Forse, allora, il 2025 potrebbe riscoprire che l’antico non è il passato, ma una chiave per capire il presente e immaginare un futuro migliore.»