A un certo punto, avevamo temuto di non riuscire a combinare un incontro ravvicinato con Andrea Congiu. Sardo, da Sassari, il centrale dell’Orvietana, partita dopo partita, è da tutti identificato tra i riferimenti certi per la squadra di Rizzolo come lo era stato prima con Fiorucci. Merito del suo carattere forte che si somma a altrettanta personalità, di mezzi tecnici oltremodo buoni e di competenze calcistiche di prim’ordine.
Con i suoi 193 cm. domina la situazione dall’alto, dalla posizione di gioco che occupa vede meglio le cose e può trasmettere consigli a chi gioca più avanti. Quello di “voce” solista del coro è un ruolo che gli piace, dicono lo faccia bene perché i consigli che invia il più delle volte si rivelano giusti. Inizialmente giocava in posizione più avanzata. Capitava al tempo del trasferimento dalla Torres (dov’era stato 3 anni) al Brescia. Al club che identifica la città di Sassari nel calcio nazionale era arrivato da una delle numerose piccole società della Provincia. Sulle note personali c’era scritto <centrocampista d’inserimento>.
Il trasferimento alle rondinelle gli spalanca le porte verso un altro mondo. Quello sognato da sempre verso il quale inizia a lavorare e impegnarsi con tanta intensità. All’inizio soffre un po’ di nostalgia. Essere della Sardegna, per la gente, la bellezza dei luoghi e molto altro non è cosa da poco. In continente, e più in particolare al nord, il modus vivendi è abbastanza diverso. Ma lui, in contemporanea studente che insegue contemporaneamente la maturità scientifica, ha altro cui pensare. Calcisticamente le cose proseguono bene ma l’imprevisto è in agguato. Si manifesta con un infortunio al ginocchio, abbastanza serio per raffreddarne gli entusiasmi. Inoltre, la retrocessione in serie B contribuisce a fargli perdere il Brescia e parte dei sogni.
Inizia, così, il Giro d’Italia, prima tappa con la maglia del Città di Marino. Serie D a vincere ma ad affermarsi è il Salerno nel quale milita Daniele Proia attuale compagno di squadra. L’anno dopo scende un po’ più a sud, Francavilla in Sinni. E’ ancora under quando torna in Sardegna. A casa, c’è Gianluca, il padre sempre pronto a incoraggiarlo che segue allo stesso modo Simone, fratello minore anch’esso calciatore. Non poteva essere diversamente, considerato come, Gianluca fosse stato a suo tempo ottimo calciatore con l’onore di vestire la gloriosa maglia del Cagliari, tra l’altro con alcune apparizioni nella serie cadetta.
La seconda carriera di Andrea ha inizio con la maglia del Latte Dolce, seconda Società di Sassari, dove rimane per cinque stagioni. (3 serie D – 2 Eccellenza). Segue, poi, qualche altra tappa, poco fortunata in quanto condizionata dal comportamento di qualche procuratore o pseudo tale, anticipo del biennio orvietano che lo vede costantemente protagonista: “ L’anno scorso sicuramente, un po’ meno quest’anno per via di un infortunio e qualche squalifica di troppo”. Comunque, si è sempre sentito parte integrante del gruppo: “ Sono abituato a far sempre l’esame di coscienza. Quello attuale è schizzato verso la piena sufficienza di rendimento solo due giorni fa, con la rete segnata al Figline che m’ha ridato fiducia e morale. Confesso aver attraversato un periodo non facile, nel momento in cui traballavano le mie certezze. Ne ho sofferto parecchio”.
Indubbiamente, sotto l’armatura che sembra d’acciaio c’è un cuore che batte, anche più forte di quanto Andrea vorrebbe far credere. Però, gli va dato merito di tanta sincerità: “Effettivamente, sono abbastanza emotivo, inutile nasconderlo”. Forse, anche per questo, sia il pubblico come i compagni gli sono molto affezionati. Domando, come risponderebbe a un’eventuale proposta di rinnovo della collaborazione: “Adesso, il mio unico pensiero è chiudere bene la stagione. Lo devo ai miei compagni di lavoro, allo staff e al pubblico. Hai ragione, quando parli della loro vicinanza. In seguito, vedremo. Se scorri il mio curriculum potrai notare che difficilmente ho piantato le tende sulla stessa piazza per più di una stagione. Anche arrivando qui non pensavo di fermarmi per due anni. Come vedi, nella vita le cose cambiano e tutto può succedere”.
Oramai i tempi in cui soffriva di nostalgia per l’isola che adora sono lontani. Lo star fuori di casa lo ha fatto più forte. Decide in proprio e a ragion veduta:
“E’ fuor di dubbio come i trasferimenti continente su continente siano più semplici, specie se soffri la nostalgia. Da qui alla Sardegna era un po’ più complicato. Ma, sono felice aver vissuto anche questo tipo d’esperienza. Nella vita serve tutto”.
Di negativo, torna ai rapporti con alcuni procuratori: “ Lasciamo perdere. Se ne esci con pochi danni potrai raccontare di aver fatto un’altra esperienza. Finalmente, da qualche anno ho incontrato persone serie e vere. Tutto è diverso”.
Ad Andrea non chiedo se pensi ancora al professionismo. Immagino, però, avendo avuto la possibilità di osservare il modo, serio, con il quale lavora, che il sogno sia ancora bene in vista nel cassetto.
Con il Figline ha fatto goal di piede, ma il colpo di testa resta la specialità della casa. Dove, c’è Gaia, che lavora in una scuola materna sempre a contatto con i bambini. E’ la fidanzata , che divide la passione fra Andrea e la Roma della quale è supertifosa . Calcisticamente ama definirsi molto competente a misurare il rendimento di Andrea:
“Proprio così e non sempre troviamo l’accordo. Crede di saperne più di me (ma non scriverlo). Scherzi a parte, per vederci teniamo sotto osservazione il calendario della Roma. Compatibilmente con altri impegni riesce a trovare il modo per seguire sia noi che i giallorossi. Purtroppo, non succede spesso. C’era, comunque, quando abbiamo battuto il Grosseto. Quel giorno non mi ha fatto alcun appunto ”. (Roberto Pace)