Il regolamento che ci è stato sottoposto per l’approvazione è nato con l’intenzione di disciplinare un settore privo di regole e si è posto l’obiettivo di tutelare il decoro urbano. Fin qui tutto condivisibile. È sulla legittimità che abbiamo posto i nostri dubbi. Sono stati scelti tre gruppi di vie e piazze interessate dal provvedimento, ai quali sono state relativamente applicate tre diverse restrizioni. Il nostro principale punto di contestazione, tra gli altri, è che non sono stati indicati i criteri.
Per chi non è pratico di queste cose facciamo un esempio.
Se si dispone di un locale a pianoterra all’inizio di Via Garibaldi il cambiamento di destinazione d’uso è vietato. Se il locale è 10 metri più avanti, in Via degli Alberici, è invece permesso a certe condizioni. Se il locale è in Piazza Clementini, 100 metri ancora più avanti, il cambio di destinazione d’uso è permesso ma ad altre condizioni.
Tutto ciò avrà certamente una logica, il punto però è che non è indicata nelle premesse dell’atto che siamo stati chiamati a deliberare. Così, oltretutto, l’atto è molto vulnerabile, perché accanto alla classificazione non è scritta la ragione giustificativa.
L’Assessore Sacripanti ha spiegato che le differenze trovano la loro giustificazione nel diverso prestigio storico delle vie e piazze in questione, nella presenza di monumenti, nel diverso flusso veicolare, nella diversa densità turistica. Ma non è scritto. Noi siamo stati chiamati a votare un atto non una relazione orale dell’Assessore Sacripanti. Abbiamo chiesto il rinvio per arrivare ad avere un atto che avesse maggiore completezza, ma questa possibilità è stata negata dalla maggioranza, non sia mai. E allora ci siamo detti, che se lo voti la maggioranza, tanto i numeri non gli mancano. Semplice, vero? O no?
I Consiglieri di opposizione del Partito Democratico, Biagioli Bene Comune, Proposta Civica e Gruppo Misto