Giovedì 13 marzo, ricordiamo un episodio drammatico che ha segnato la nostra storia: l’aggressione brutale subita da Sergio Ramelli, giovane studente di appena 18 anni, colpito con ferocia per le sue idee e morto dopo 47 giorni di agonia. Sergio era un ragazzo come tanti, con la passione per la politica e l’impegno nel Fronte della Gioventù. La sua “colpa” fu quella di aver espresso opinioni non allineate al clima dominante dell’epoca, scrivendo in un tema scolastico una critica alle violenze delle Brigate Rosse. Tanto bastò per essere preso di mira da alcuni suoi professori e da gruppi estremisti, che lo isolarono e segnarono il suo destino.
Il 13 marzo 1975, sotto casa sua, venne brutalmente aggredito da militanti di Avanguardia Operaia, che lo colpirono alla testa con una chiave inglese. Un attacco vile e premeditato, che lo lasciò in fin di vita. Dopo settimane di sofferenza, il 29 aprile 1975, il suo giovane cuore smise di battere. Soffiare sul fuoco dell’odio politico porta solo tragedie. La storia di Sergio ci insegna che l’intolleranza e la violenza sono nemici della democrazia e del confronto civile. Nessuna idea, nessuna opinione, nessun ideale può giustificare l’aggressione fisica o la persecuzione di chi la pensa diversamente.
Oggi più che mai, nel ricordo di Sergio, ribadiamo con forza che il dibattito politico deve essere fondato sul rispetto reciproco e sulla libertà di espressione. La democrazia si nutre di confronto, non di odio. È nostro dovere, come cittadini e come comunità, respingere ogni forma di violenza e ricordare che la vera forza delle idee sta nella loro capacità di convincere, non di sopraffare. A 50 anni da quel vile attacco, onoriamo la memoria di Sergio Ramelli e rinnoviamo il nostro impegno per un futuro in cui nessuno debba più temere per le proprie idee.
Mai più odio, mai più violenza. Sergio vive.
Fratelli d’Italia – Orvieto