Nell’immaginario comune di residenti e visitatori, c’era una volta un’Orvieto che era una vera e propria oasi di pace. La cittadina sulla Rupe era considerata un esempio di luogo da visitare per il senso di quiete che suscitava e per il suo stile di vita sano, ameno e rilassante. Poi, un giorno, arrivarono i politici sceriffi. Arrivò una sindaca sceriffo. Un vicesindaco sceriffo. Arrivarono degli amministratori sceriffi.
Nonostante le risorse economiche a disposizione dell’Amministrazione fossero sempre molto esigue, anche per spese necessarie, questi decisero di dotare la polizia locale orvietana di mezzi difensivi propri dei sobborghi periferici più violenti e afflitti dalla delinquenza. Ed ecco che, come per incanto, ben venticinquemila e passa euro vennero destinati in un batter d’occhio all’acquisto di sofisticate pistole che provocano, in chi ne viene colpito, un violento elettroshock. Pistole dai violentissimi getti di impulsi elettrici: i tristemente noti e tanto dibattuti – anche dove effettivamente potrebbero servire – taser.
Chi risiede e chi visita Orvieto conosce benissimo i suoi mille problemi irrisolti. Per fortuna, però, l’unico grosso problema che sulla Rupe non si vive è quello relativo alla mancanza del quieto vivere e della sicurezza. I pericoli maggiori che la Polizia Locale si è trovata a dover fronteggiare in questi ultimi anni sono stati costituiti dall’arginare l’impeto verbale di qualche automobilista sorpreso al volante o a passeggio nel Corso in uno stato un po’ alticcio. Per questa ragione, la scelta di dotare la polizia urbana di taser viene vista dalla maggioranza dei residenti orvietani come una scelta ridicola e uno spreco di risorse pubbliche.
Non solo. Questa decisione è considerata anche assolutamente dannosa per l’economia locale. Orvieto ha impiegato anni per costruirsi la fama di luogo ameno e tranquillo, facendone uno dei suoi punti di forza nell’attrarre i turisti. Ora, questa scelta scriteriata e ingiustificabile va in assoluta controtendenza rispetto a quell’immagine che tanto beneficio ha portato all’economia della città. Tanto si è investito e tanto si è lavorato per ottenere questo riconoscimento agli occhi di tutti. Tutto rimosso, cancellato da questa decisione, che agli occhi del mondo esterno non può che essere percepita come il segno di un’Orvieto divenuta luogo di delinquenza e insicurezza.
Si può tranquillamente affermare che, se esistesse un premio da assegnare a chi maggiormente vuole trasmettere l’idea di un luogo da evitare perché poco sicuro, questa idea del taser alla polizia locale orvietana avrebbe molte possibilità di vincere il primo premio. (Pasquale di Paola)