Quando ero una giovane donna – questo il racconto di Maria Rita Paggio, Segretaria Generale CGIL Umbria e relatrice all’incontro “La democrazia è donna? Il futuro e sfide della presenza femminile in politica (LINK)” organizzato da Nova Civitas nell’ambito percorso formativo 2024/2025 (LINK) – ero fermamente convinta che una ragazza avesse pari diritti e opportunità rispetto agli uomini. Avrei presto imparato che questa convinzione era vera solo formalmente, la realtà dimostrava ben altro. La differenza tra ciò che le norme stabiliscono e il raggiungimento sostanziale di pari opportunità è probabilmente la distanza da colmare per far sì che la parità non sia solo uno slogan. Pari opportunità che servono, oggi più che mai, a mantenere salda la democrazia, un bene che rischiamo di perdere. “Dove si esercita la democrazia?” si chiede Suor Maria Luisa Gatto del gruppo di Nova Civitas nei saluti iniziali “a livello politico in primis, ma anche negli ambiti della vita comune, in famiglia, nei gruppi, nelle associazioni (…) e l’uomo e la donna, uguali, anzi ugualissimi, in dignità, possono avere una specifica visione di mondo, politica, amministrazione di lavoro (…) in una diversità che arricchisce”. Una diversità a cui le donne devono partecipare a partire dalla vita politica, culturale, sociale del proprio territorio. Un impegno che conosce bene Silvia Fringuello, moderatrice dell’incontro di Nova civitas e lei stessa fautrice di diverse iniziative per le donne, tra cui quella dell’associazione Emily (LINK), finalizzata ad accrescere la partecipazione e la presenza femminile nelle istituzioni.

Il primo passo è senz’altro avere la consapevolezza del problema, a partire dalle vicende storico-culturali che lo hanno segnato. Le ricorda il politologo e filosofo Paolo Maria Floris. Nel corso della storia, ha ricordato, la democrazia è stata oggetto di una pluralità di riflessioni. Un percorso complesso e mai completo, che ha portato nel corso del tempo al riconoscimento di alcuni diritti fondamentali per le donne, tra cui il diritto di voto. La sua storia coincide con quella dell’emancipazione femminile in Italia, inizia dai primi tentativi in alcuni Stati preunitari per arrivare al suo riconoscimento nel 1946. Ma se indubbiamente la partecipazione delle donne nella politica è cresciuta, resta molto da fare per attuare reali pari opportunità, se si vuole effettivamente rendere sostanziale (e non solo formale, l’articolo 51 della Costituzione italiana incentrato proprio su questo. Ci sono voluti oltre 70 anni da allora per avere una Presidente del Consiglio, ma permane una scarsa presenza di donne in politica a tutti i livelli. Anche la nostra realtà regionale, per certi versi anche pionieristica, mostra come la distanza tra formale e sostanziale sia reale.
Lo dicono le parole di Caterina Grechi, Presidente del Centro Pari Opportunità della Regione Umbria dal 2020 con un curriculum ricco di incarichi pubblici ricoperti negli anni che si dice “innamorata del bene comune”. L’Umbria è l’unica a livello nazionale ad aver istituito un Centro Pari Opportunità, un organismo con il compito di promuovere indagini, ricerche e progetti in materia di parità di genere, di vigilare sull’applicazione delle leggi e, soprattutto, di esprimere pareri obbligatori su progetti di legge regionale e strumenti di programmazione. Nel 2016, le sue competenze sono state ulteriormente ampliate, includendo la formazione degli operatori nei centri antiviolenza, se ne contano 11 in regione, una rete che testimonia l’impegno nell’affrontare questo grave problema, ma anche la sua diffusione, peggiorata durante la pandemia. Il Centro, anche grazie all’incessante impegno della sua Presidente, è stato promotore di numerose iniziative e protocolli di collaborazione con Comuni, Sindacati e altri enti, di progetti a sostegno dell’imprenditorialità femminile e di sensibilizzazione delle istituzioni locali, manca forse la conoscenza e una sufficiente comunicazione sulle possibilità che offre.
Importanti le testimonianze portate dalle due relatrici impegnate nella vita pubblica del territorio. Roberta Tardani, sindaca della città e prima donna eletta in questa carica che, oltre a raccontare il suo impegno concreto nell’accrescere la presenza femminile in politica e non solo, ha portato la sua personale esperienza di vita, in cui si è trovata a combattere con i ‘sensi di colpa’ tra tempo dedicato alla cura dei figli e la parte di impegno pubblico. Eppure, afferma, le donne possono fare la differenza, grazie alla capacità di decidere, al senso di responsabilità, alle diverse visioni e prospettive che hanno nell’affrontare i problemi. Allora, ci si chiede, le quote rosa sono ancora attuali? Certamente sono uno strumento necessario per cambiare la prassi ancora esistente in molti ambiti prettamente maschili, permettendo alle donne di portare la propria voce, il proprio potenziale. Lo confermano le parole di Maria Rita Paggio, Segretario Generale CGIL Umbria, citata in apertura. Sebbene le donne, dice dati alla mano, primeggino in molti campi, tra cui l’istruzione, dove le ragazze raggiungono risultati migliori della controparte maschile, vengono però penalizzate nella carriera, si pensi alla scarsa presenza nei Consigli di amministrazione, ad esempio, o in ambito economico, sono costrette in molti casi al part-time involontario o a forme di precarietà contrattuale.
Sebbene la strada della parità sia da percorrere, è però importante guardare con fiducia al futuro, magari prendendo esempio dalle nostre Madri Costituenti (LINK). 21 donne elette, su 556 membri, nell’assembra che nel dopoguerra ha dato vita alla nostra Costituzione, una minoranza che, sapendo andare oltre il proprio orientamento politico, ebbe la forza e la determinazione di far approvare importanti articoli costituzionali a favore dell’emancipazione femminile. Anche grazie a loro, la Costituzione è diventata lo spartiacque della condizione femminile in Italia.
Il percorso di Nova Civitas continua con l’appuntamento del 29 marzo prossimo dedicato a “Intelligenza Artificiale e Comunicazione. Quale futuro per la democrazia?”. L’incontro, aperto a tutti, prevede crediti per i giornalisti.
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