Come avevamo anticipato, torniamo ad approfondire i temi che furono proposti a suo tempo da Abitare Orvieto nel confronto organizzato fra i candidati sindaco, con l’intento di mantenere l’attenzione su questioni, secondo noi, importantissime per la vivibilità di un luogo. Proponiamo perciò alcune riflessioni sulla situazione demografica e lo sviluppo economico, dinamiche che sono, seppure insieme ad altre, strettamente interconnesse tra loro. Infatti è evidente che un sistema economico vitale e solido è in grado di attrarre residenti, in particolare giovani, mentre al contrario un sistema economico debole e statico non potrà essere attrattivo con logiche conseguenze sulla dinamica demografica.
Per conoscere in modo più preciso i dati sulla demografia e sul sistema economico cittadino, abbiamo attinto alcune informazioni dai rapporti pubblicati da Cittadinanza Territorio Sviluppo, che ci ha anche fornito ulteriori dati aggiornati. La situazione demografica cittadina è ben nota a tutti e può essere definita drammatica senza timore di esagerare, visto che la popolazione residente diminuisce mediamente negli ultimi anni di quasi 200 unità ogni anno. Si potrebbe sostenere che il calo demografico è un problema generalizzato in tutta Italia ed in Umbria in particolare ed è vero, ma la caratteristica che rende il problema demografico di Orvieto particolarmente urgente risiede nel fatto che il calo demografico è concentrato tra i giovani fino a 45 anni, che infatti diminuiscono complessivamente in misura addirittura maggiore rispetto al calo complessivo, trovando compensazione solo parziale nel flusso migratorio dall’estero che invece ha mediamente un saldo positivo. Questo dicono i dati ISTAT.
La situazione non è migliore sul lato delle imprese e della loro complessiva capacità di occupare addetti, prova ne è il fatto che a fronte di un totale numero di imprese sostanzialmente stabile negli ultimi anni, il numero complessivo degli addetti nelle imprese del Comune diminuisce mediamente di circa 200 unità ogni anno. Questo dicono i dati Camera di Commercio e INPS.
Non è un caso che il calo demografico coesista con la diminuzione degli addetti nelle imprese, ma è al contrario una dinamica ineluttabile. Il fenomeno è spiegato nel rapporto sulla demografia pubblicato da Cittadinanza Territorio Sviluppo (4-2022 Questo non è un paese per giovani (Né per lavoratori)):
“La crisi demografica amplifica la stasi economica che a sua volta induce flussi di popolazione in uscita e minori nascite, e in tal modo retroagisce sulla demografia esacerbandone il deficit. Tale habitat induce una carenza di investimenti, a sua volta causa del nanismo delle imprese che non potendo sviluppare economie di scala sono soggette a un’insoddisfacente redditività che, di fatto, limita la capacità di investimento: un circolo perverso!”
In questo scenario è inevitabile che vi sia, tra l’altro, una contrazione dei servizi perché, banalmente, diminuiscono gli utenti e questo provoca l’ulteriore effetto negativo di minore attrattività della città nei confronti dei residenti, attuali o potenziali.
Le soluzioni non sono né semplici né immediate, ed è difficile immaginare “la” soluzione, tuttavia possono e devono essere attivate azioni mirate a mitigare questa dinamica perversa. Un sistema economico locale più dinamico e vivace, insieme alle attuali e innovative condizioni del lavoro possono potenzialmente incentivare flussi di lavoratori idonei a mitigare il calo demografico, flussi che oggi ad esempio sono possibili rispetto al passato dalla pratica dello smart working, ma non solo.
Per poter intercettare tali flussi è però necessario attivare politiche adeguate perché questi siano incentivati: creare ed efficientare infrastrutture, facilitare ed incentivare l’insediamento di aziende sul territorio, contenere il costo delle abitazioni anche ipotizzando incentivi fiscali per locazioni abitative, facilitare gli spostamenti, implementare e/o migliorare i servizi.
E questo è il punto critico. Non sembra esserci chiarezza su quale sia l’idea di sviluppo economico che l’Amministrazione intende perseguire, con quali interventi si voglia in concreto cercare di invertire questo percorso di declino, insomma non è chiaro quale sia l’idea di Città che indirizza le azioni di questa Amministrazione. Cosa vuole essere questa Città nel prossimo futuro dipende principalmente dalle scelte di indirizzo politico dell’Amministrazione, e l’indirizzo politico non può limitarsi agli slogan ma essere tradotto in atti.
A proposito di atti, è stato approvato di recente il bilancio di previsione 2025-2027 che è il principale atto con il quale l’indirizzo politico viene tradotto in azioni concrete. Purtroppo dispiace dover rilevare che di azioni concrete non c’è praticamente traccia sul bilancio di previsione, dove gli investimenti sono preventivati per importi modesti e quasi insignificanti in alcuni settori considerati strategici, dove sono preventivati “zero euro” per urbanistica e assetto del territorio, per gli interventi per le famiglie e ancora zero euro per lo sviluppo economico e la competitività.
La legittima domanda è: quale modello di sviluppo economico e sociale sta perseguendo la nostra Amministrazione?
Abitare Orvieto