ORVIETO – La Terza commissione consiliare permanente Sanità e Sociale, nella riunione di giovedì 12 dicembre, ha ospitato l’audizione del direttore del Distretto socio sanitario di Orvieto, Massimo Marchino.
“Ci sono differenze – ha spiegato il direttore nel suo intervento – tra l’ospedale, che ha una tradizione più lunga, e la medicina territoriale i cui servizi hanno assunto la fisionomia attuale a partire dagli anni ’80. Innanzitutto per il tipo di interventi: l’ospedale si dedica alle acuzie e il territorio alle cronicità, negli ospedali ci si occupa di diagnostica mentre nel territorio ci si occupa di assistenza e di persone che devono essere seguite nel tempo. Con la popolazione che invecchia e le comorbilità, curare le cronicità diventa sempre più importante. La medicina territoriale è destinata quindi ad essere incrementata e maggiormente articolata nell’organizzazione e il rapporto tra ospedale e territorio andrà migliorato”.
L’attività distrettuale – è stato detto – è articolata in medicina di base (medici di medicina generale, pediatri di libera scelta e continuità assistenziale), centri salute, alcune attività specialistiche negli ambulatori e i servizi (il Centro Salute Mentale, le tossicodipendenze, il consultorio, la neuropsichiatria infantile e il carcere).
“Per quanto riguarda gli spazi – ha detto – ci sono sedi a Orvieto centro in via Postierla, al Borgo a Orvieto scalo e a Fabro, il consultorio, una piccola sede a Montecchio per la continuità assistenziale, una a Civitella del Lago con un medico di medicina generale e una nell’ex scuola di Monterubiaglio dove stiamo lavorando per recuperare alcune attività che si facevano in passato visto che nella zona tra Castel Viscardo, Allerona e Castel Giorgio insistono molte residenze servite e residenze protette. A Fabro la sede è stata ristrutturata in due tempi, prima il piano rialzato e poche settimane fa si sono conclusi i lavori al pian terreno. Dal mese di marzo sarà possibile utilizzare questi spazi e avremo una Casa della Salute a servizio dei cinque comuni dell’Alto Orvietano per circa 7mila abitanti. Dalla primavera 2024 sono poi riprese le attività nella nuova sede del Serd-Csm che è stata ristrutturata e intitolata al professor Sante de Santis”.
“Come sapete – ha aggiunto – nell’ex ospedale di Piazza Duomo sarà realizzata la Casa e l’Ospedale di Comunità per cui è stata avviata la pre-cantierizzazione. Il 16 dicembre ci sarà la conferenza di servizi in Comune e a febbraio inizieranno i lavori il cui termine era inizialmente fissato al 31 dicembre 2025 ma la Usl Umbria 2 ha chiesto e ottenuto una proroga della data di consegna al 31 marzo 2026. Li sarà realizzato un ospedale di comunità con 18 posti letto e saranno trasferiti tutti gli ambulatori e gli uffici amministrativi di via Postierla dove invece dovrebbero restare i servizi del Dipartimento di prevenzione. Il Borgo resterà a servizio dei quartieri di Orvieto scalo, Ciconia e del resto della città. La realizzazione della Casa di comunità all’ex ospedale prevede il passaggio nella nuova struttura degli operatori che già ci sono e personale in più invece per l’ospedale di comunità, circa 12 infermieri. Qui saranno presenti anche i medici di medicina generale il cui livello di intervento sarà più elevato rispetto ad ora. L’ospedale di comunità ospiterà pazienti che hanno passato la fase più acuta e sono in attesa di dimissione e sarà molto utile per Orvieto perché il Distretto soffre la carenza di strutture intermedie. Non ci sono infatti Rsa, ce n’è una solo a Terni, e non abbiamo un hospice per cui spesso si ricorre a un uso improprio delle residenze protette. Oggi l’ingresso nelle residenze protette avviene infatti attraverso una lista d’attesa, sono attualmente 36 le richieste, ma anche in via urgente per patologie gravi e in mancanza di una rete familiare adeguata e per ricoveri di sollievo temporanei, solitamente di 15 giorni che in alcuni casi però si protraggono per un mese. Per questo è necessario avere strutture intermedie e altri percorsi di presa in carico dei pazienti”.
Nella sua relazione il dottor Marchino ha passato quindi in rassegna la situazione delle varie attività del Distretto.
“Per i medici di medicina generale attualmente la situazione è tranquilla. Ci sono delle criticità sulla continuità assistenziale che sono esplose questo autunno a causa della bassa disponibilità dei medici. Da ottobre abbiamo avuto problemi a coprire i turni e abbiamo messo in campo delle contromisure che nel mese di dicembre ci garantiranno la copertura del servizio. Per quanto riguarda gli infermieri sono 33 quelli in organico, più due Oss, dislocati nelle varie sedi e a servizio delle attività ambulatoriali, dei prelievi, dell’assistenza domiciliare e della medicina palliativa. Questa è un’attività in espansione con 131 pazienti terminali seguiti nel 2023. Una parte di questi vengono spesso trasferiti nelle residenze protette e questo è correlato alla mancanza di un hospice. Per le demenze e l’assistenza domiciliare agli anziani dal 2025 partirà un progetto finanziato per 3.5 milioni di euro con fondi Pnrr che riguarda le Aree interne e coinvolge anche i Distretti della Valnerina e del Narnese/Amerino. Avremo a disposizione un neuropsicologo per la diagnosi precoce dell’Alzheimer che ci consentirà di migliorare gli interventi in questo ambito. Anche per l’area della disabilità beneficeremo di un progetto Pnrr per 1,5 milioni di euro, in collaborazione con il Distretto della Valnerina, per potenziare le attività del Centro Socio Riabilitativo diurno ‘La Porta del Sole’ di Ficulle. Al Centro salute mentale sono oltre 700 i pazienti in carico di cui 350 con diagnosi di ambito psicotico. I medici in servizio sono 3 con 6 infermieri, uno psicologo, un assistente sociale e un Oss. Al Serd, che svolge anche una intensa attività medico-legale, sono poco più di 200 gli utenti a cui si aggiungono i 60 casi circa seguiti all’interno della casa di reclusione. Il trend del disagio giovanile è in crescita, attribuito ancora al Covid nonostante gli anni di distanza. Da 25 anni abbiamo attivato uno sportello psicologico nelle scuole, recentemente abbiamo avviato il progetto Giovani 2.0 che interessa anche Terni e Foligno e riguarda i ragazzi dai 14 ai 25 anni che ci consente di intercettare quei casi che non rientrano tra quelli seguiti dal Csm e dal Serd. Questi sono per il 90% maschi mentre l’utenza che si rivolge a Giovani 2.0 è in prevalenza femminile. Per la Neuropsichiatria infantile negli ultimi 7-8 anni c’è stato un incremento di utenti. Attualmente sono 785 i pazienti seguiti, con 87 persone in lista di attesa, e 56 soffrono di disturbi dello spettro autistico. Questo incremento, dovuto a strumenti più raffinati di diagnostica e a una maggiore sensibilità, ha aumentato notevolmente anche la richiesta di assistenza scolastica che eroga il Comune e che negli ultimi 10 anni è cresciuta del 700%. Per due anni non c’è stata un neuropsichiatra infantile e abbiamo dovuto sopperire alla mancanza chiedendo supporto a Terni. Da pochi giorni è però arrivata una giovane dottoressa e il servizio ora può contare anche su due psicologi a tempo indeterminato, uno psicologo a tempo parziale, un assistente sociale a tempo parziale, due logopedisti e un fisioterapista”.
“Al Consultorio – ha proseguito Marchino – sono 930 gli utenti seguiti e sono in servizio due ostetriche, un assistente sociale e uno psicologo. Il problema è il ginecologo che manca da due anni e che non siamo mai riusciti a trovare malgrado gli avvisi fatti ogni tre mesi. Grazie a un accordo con l’ospedale, l’attività ambulatoriale è stata garantita dal dottor Angelozzi che ha continuato a prestare servizio anche dopo il pensionamento attraverso una specifica contrattualizzazione. Ora abbiamo programmato un’altra soluzione che dovrebbe essere operativa a partire dall’inizio del prossimo anno con la contrattualizzazione di un ginecologo in quiescenza che presterà servizio per nove ore settimanali Non è una soluzione definitiva né ottimale perché le ore sono poche ma è risposta migliorativa rispetto alla carenza degli ultimi due anni. Quello del ginecologo – ha chiarito successivamente – è un problema strutturale che riguarda tutto il territorio aziendale. La carenza dei medici è attribuibile in primo luogo al fatto che è stata sbagliata la programmazione delle scuole di medicina da venti anni fa e oggi. Ho per altro l’impressione che i medici giovani evitino le attività a vocazione sociale a favore di quelle più cliniche che risultano essere più redditizie dal punto di vista economico. Infine il carcere, che ospita 120 detenuti, dove vengono impiegati circa 20 operatori tra medici per la medicina generale, infermieri, medici specialisti, psicologi e assistenti sociali”.
”Sul fronte delle liste d’attesa – ha detto in conclusione il direttore del distretto – interveniamo per rilevare l’appropriatezza delle prescrizioni e ridurre le richieste. Per le prestazioni di competenza del distretto le criticità riguardano oculistica, dove a febbraio si aggiungerà un quarto oculista oltre ai tre già in servizio e quello in forza a Fabro, neurologia, dove da gennaio sarà sostituito il neurologo andato via, dermatologia, gastroenterologia e radiologia”.
Terminata la relazione introduttiva, il dottor Marchino ha risposto alle domande dei commissari.
“Le visite extraterritoriali e intraregionali si sono ridotte – ha detto – nel 2024 la percentuale delle risposte erogate sul territorio è del 77% ed è aumentata di quattro punti percentuali rispetto al 2019 quando era intorno al 73%”.
“Per le strutture intermedie – ha affermato – non ci sono progetti in essere. A mio parere sarebbe più importante pensare alla realizzazione di un hospice rispetto a una residenza sanitaria assistenziale. La realizzazione dell’ospedale di comunità potrebbe infatti sopperire alla carenza di una rsa mentre le cure palliative sono destinate a crescere e a lungo andare non potranno essere più gestite solo a livello domiciliare”.
Sulla riforma dei distretti inserita nel piano sanitario regionale “naturalmente per il territorio di Orvieto è auspicabile che il distretto resti anche se avere dei servizi forti e funzionali potrebbe essere anche più importante. Penso che difendere un distretto con meno di 40mila abitanti possa essere complicato quando ci sono indicazioni che fissano un limite a 100mila. Una soluzione potrebbe essere quella ridisegnare i confini dei Distretti ed allargare quello Orvietano. Per esempio anziché farlo coincidere con la Zona sociale potrebbe coincidere con i comuni delle Area Interna. Se resta invece l’ipotesi di fare quattro Distretti ed Orvieto venisse assorbito da Terni ritengo che un’integrazione tra ospedale e territorio con un’unica direzione potrebbe essere un’ipotesi da percorrere. Anche se si viene a creare uno strano ibrido tra ospedale e territorio che però è quello che c’è in in Valnerina dove il direttore del distretto è anche direttore dell’ospedale. Attualmente le Cot (centrali operative territoriali, ndr) previste sono due a Terni, ovvero una ogni centomila abitanti come dice la normativa. Nell’ipotesi di un distretto unico credo che potrebbe essere previsto di destinare una Cot a Orvieto”.
“Per ridurre i tempi di attesa delle visite domiciliari agli anziani – ha detto – va potenziata la telemedicina che ci consente di portare gli specialisti direttamente a casa dei pazienti soprattutto negli ambiti della cardiologia, della diabetologia e delle patologie polmonari. Questo deve essere il futuro della sanità del territorio e anche i progetti per cui abbiamo ottenuto i fondi Pnrr sono stati finanziati proprio perché prevedono interventi di questo tipo. Prima del Covid nel nostro distretto era stato avviato un progetto di telemedicina nell’ambito delle Aree interne ed erano stati acquistati sei zainetti attrezzati. Tuttavia con il Covid queste attrezzature sono state distribuite una per ogni distretto e sono state utilizzate dagli Usca. Attualmente è in corso una gara nazionale per dotare le regioni di una piattaforma per la telemedicina quindi occorrerà attendere prima di partire con interventi locali che rischiano di non dialogare con questa piattaforma. Accanto a questo occorre poi potenziare gli ambulatori nei centri di salute con strumenti nuovi, quali ad esempio l’ecodoppler, e rendere più capillari gli interventi sul territorio che è ad esempio l’obiettivo di riportare alcuni servizi nella sede di Monterubiaglio”.
Relativamente alle difficoltà di avere ambulatori medici in ogni frazione del Comune, ha concluso Marchino, “averli in ogni frazione sarebbe ideale ma oggi con la nascita delle Case e degli ospedali di comunità la tendenza è quella di un accentramento anche dei servizi dei medici di medicina generale. D’altronde i medici stessi si stanno abituando a lavorare in gruppo, la figura del medico di campagna non è più spendibile e nelle case di comunità potranno acquisire anche competenze diverse e più raffinate. Una soluzione potrebbe essere quella di potenziare la figura dell’infermiere di comunità e di famiglia per essere più presenti nella gestione dei casi complessi”.
L’attività della Terza commissione consiliare presieduta da Evasio Gialletti riprenderanno dopo le feste con la calendarizzazione delle nuove audizioni.