Immaginate Orvieto, città di pietra tufacea e tempo , che si guarda allo specchio e decide di raccontare una storia nuova. Il Natale, con le sue luci, i mercatini e l’atmosfera di attesa, non è solo un evento: è un’opportunità per costruire un metodo ed un modello di lavoro di promozione del territorio condiviso, per disegnare un’identità collettiva, un manifesto di ciò che la città vuole diventare in termine di politiche del turismo e buone pratiche.
La vicinissima Arezzo, “sorella minore” di Firenze e Siena, ci insegna che la costruzione di un brand non tradizionale e innovativo nel turismo oggi cerca esperienze autentiche, legate al territorio ma accessibili al mondo e a tutte le soggettività. Orvieto, con le sue tradizioni e con eventi di fama internazionale come Umbria Jazz, ha tutto per farlo, purché scelga di investire in partecipazione, accessibilità, decoro degli spazi e valorizzazione delle sue anime nascoste, quelle vie secondarie e quei dettagli che, parlando una lingua antica e moderna insieme, fanno della nostra città una destinazione unica.
Non si tratta solo di decorare una città per il Natale o di beneficiare della presenza di un festival nazionale: è una questione di rilancio culturale delle politiche del turismo ed una questione politica. Significa dire che oltre alle pubblicità sui mezzi pubblici di altre città, ad Orvieto si parte da una riflessione profonda dove il bello appartiene a tutti e che anche il luogo più remoto merita di essere vissuto, curato e mostrato con orgoglio.
In questo quadro, un ruolo cruciale spetta ai cittadini, alle associazioni, alle associazioni di categoria, a quelle giovanili e agli istituti di istruzione superiore, i quali devono essere coinvolti attivamente nella pianificazione turistica su un tavolo di lavoro comunale. Le nuove generazioni rappresentano non solo i futuri custodi del patrimonio culturale, ma anche una preziosa risorsa di creatività e innovazione. Gli istituti scolastici superiori possono essere partner strategici per sviluppare laboratori di idee, stage formativi e progetti partecipativi. Gli studenti possono contribuire alla creazione di itinerari innovativi, alla produzione di contenuti digitali per la promozione turistica e persino alla realizzazione di eventi tematici. Le associazioni giovanili, dal canto loro, possono organizzare iniziative che favoriscano l’interazione tra residenti e visitatori, trasformando la città in un laboratorio di esperienze autentiche.
In questa narrazione c’è spazio per chi vive la città tutto l’anno e per chi la scopre una volta soltanto, ma se ne innamora al primo sguardo. Il turismo non è solo economia, è relazione: una storia che Orvieto può scrivere, ma solo se si ricorda di parlare non solo ai visitatori, ma prima di tutto a sé stessa. Immaginate Orvieto che durante il Natale utilizza il momento di grande visibilità per avere coraggio ed investire su di sé in termini di immagine e di offerta. Una Orvieto che non si accontenta degli hotel e dei b&b pieni ma che mette al centro la programmazione e si trasforma in un laboratorio vivente di innovazione culturale e turistica.
Il tema “Winter” potrebbe caratterizzare una parte dell’anno che, partendo con lo slancio degli eventi natalizi, deve essere sostenuta da una destagionalizzazione seria. Questo concetto si traduce in un piano di marketing che faccia dell’inverno orvietano una stagione identitaria, dove il fascino dei vicoli coperti di brina, la luce soffusa dei lampioni e la vita lenta della città diventino parte di un racconto suggestivo e coerente. Eventi come festival dedicati al cinema, all’antiquariato, alla letteratura o alla musica da camera possono riempire il calendario invernale e consolidare l’immagine di Orvieto come città d’arte e cultura anche nei mesi più quieti.
Per prolungare la stagione e renderla economicamente e culturalmente vivace, si potrebbe creare una programmazione invernale basata sull’accoglienza e la partecipazione. Partendo dall’energia del Natale, si potrebbe sviluppare un filone tematico che integri le tradizioni locali con suggestioni contemporanee: “Orvieto Winter Tales”, per creare un calendario che abbracci gennaio e febbraio.
Non è solo una sfida economica, ma culturale: destagionalizzare significa anche offrire ai residenti una città viva e attiva tutto l’anno, evitando il rischio di una monocultura turistica legata solo ai grandi eventi. Questa Orvieto “invernale” potrebbe così essere un esempio virtuoso di turismo esperienziale e sostenibile, una meta non per il “mordi e fuggi”, ma per chi vuole immergersi in una bellezza autentica e accessibile. Queste iniziative non solo posizionerebbero Orvieto come una destinazione di eccellenza durante il Natale e Umbria Jazz, ma la trasformerebbero in un modello di città che reinventa sé stessa e che non si accontenta della rendita e di ciò che esiste.