Giovedì pomeriggio eravamo, come di consueto, tra il pubblico del consiglio comunale e siamo stati testimoni diretti dell’abbandono dell’aula da parte delle forze di minoranza in segno di protesta rispetto a un contestato ritardo nella presentazione di un ordine del giorno. Nello specificare che, a nostro giudizio, sia doveroso garantire una diretta streaming delle sedute per consentire una partecipazione più ampia possibile e in tempo reale, andando incontro a coloro che, per vari motivi, non riescono a recarsi fisicamente presso la sala consiliare, vogliamo toccare una questione per noi fondamentale nella vicenda appena trascorsa.
La sensazione è quella di aver assistito a un gioco delle parti in cui, tra forzature al regolamento da un lato e vaghezza rispetto al tema della gestione dei rifiuti dall’altro, lo scontro tra blocchi e l’agguerrito scambio di accuse reciproche finisca per offuscare il cuore della questione, quindi la reale posta in gioco per l’Orvietano e l’intera cittadinanza. La marginalità del nostro territorio deriva anche da queste abitudini della politica, espressione dell’incapacità di compattarsi intorno alla cura di un bene comune. Temi importanti vengono utilizzati come armi di un conflitto tra fazioni, piuttosto che come occasione di dialogo e allineamento su obiettivi concreti.
Lo scontro si alimenta attaccando l’altro e tacendo una parte della verità. Così il centro-destra dipinge l’altra parte come unica promotrice dell’ampliamento della discarica orvietana, omettendo che nel 2022 proprio la giunta Tesei diede il via al suddetto aumento della volumetria, anche per Le Crete. Stessa Giunta che col Piano Regionale Rifiuti ha delegato ad aziende private la scelta del sito deputato per la realizzazione del termovalorizzatore, anziché assumersi la responsabilità di una decisione politica sulla base di un percorso partecipato, aprendo così la strada a diverse criticità.
D’altro canto il centro-sinistra non fa menzione del drastico cambio di indirizzo da parte di Stefania Proietti, prima, in qualità di presidente della provincia di Perugia, a favore del termovalorizzatore, poi categoricamente contraria. E ancora: la stessa forza politica che a Roma ha attuato una vera e propria battaglia per la realizzazione di un nuovo impianto di incenerimento di rifiuti, in Umbria vede lo stesso strumento come un male da scongiurare. Soprattutto le forze dell’area di centro-sinistra non spiegano in maniera chiara la propria posizione rispetto all’intero ciclo dei rifiuti, limitandosi a parlare di aumento della raccolta differenziata e di promozione del riutilizzo dei materiali. Elementi pienamente condivisibili, ma soltanto parte della questione.
Vogliamo ribadire la nostra posizione sul tema, con l’idea di offrire un contributo per una riflessione ponderata e scevra da quei condizionamenti e obblighi di partito che portano inevitabilmente a un’analisi parziale del tema, da cui non può che derivare una proposta parziale. E’ fondamentale promuovere una politica basata sulla prevenzione nella produzione del rifiuto, per agire “a monte” della produzione dei rifiuti stessi, modificando processi produttivi e i modelli di consumo; è indispensabile adottare una politica di promozione e incentivo del riuso, così come di massimizzazione della raccolta differenziata e del riciclo di materia.
Siamo d’accordo sul fatto che tutto questo rappresenti l’elemento cardine di un’azione realmente sostenibile. Al tempo stesso esiste una quota significativa di rifiuti non ulteriormente recuperabili (tra cui gli stessi scarti del processo di riciclo!) che, ad oggi, può finire interamente in discarica oppure subire il processo di termovalorizzazione. Un termovalorizzatore di ultima generazione ha un impatto ambientale nettamente inferiore rispetto a quello di una discarica di ultima generazione. L’Umbria ad oggi non ha un termovalorizzatore in grado di trattare la quota non recuperabile, dunque per quella quota viene adottata la modalità di trattamento più impattante a livello ambientale. Rispetto a questo è necessario informare la cittadinanza, di fronte al dilagare di proclami e slogan non basati su un’onesta visione d’insieme, dati e serie evidenze scientifiche.
Comuni italiani con livelli elevatissimi di raccolta differenziata, per chiudere il ciclo, devono comunque ricorrere a termovalorizzatore o discarica. Non riconoscerlo è scorretto. Paesi come Belgio, Danimarca, Germania, Austria vantano un livello minimo di conferimento di rifiuti in discarica (si parla di quote attorno all’1% sul totale dei rifiuti), hanno una tasso di riciclo di materia superiore rispetto a quello dell’Italia, nonché politiche più rigorose in termini di riuso, economia circolare e differenziata e – al tempo stesso – ricorrono alla termovalorizzazione in misura superiore rispetto al nostro paese.
La scelta di non dotare l’Umbria di un termovalorizzatore è, a nostro giudizio, ecologicamente sbagliata e poco lungimirante, sicuramente un ostacolo alla riduzione dei volumi di rifiuti che negli anni futuri saranno conferiti presso la discarica Le Crete. Ribadiamo a tal proposito un’ovvietà a tutti nota: è molto più semplice ampliare un impianto di discarica esistente che crearlo ex novo. Per tutte queste ragioni riteniamo fondamentale lavorare insieme a sostegno della soluzione più sensata per il nostro territorio e per la nostra comunità, abbandonando logiche partitiche o di facile consenso.