A quanto emerso di avvincente, coinvolgente, formativo/istruttivo, orientativo, nell’incontro con l’Ing. Andrea Stella al Palacongressi, mancava la “bolla medievale” a certificarne il successo. Il documento, non in pergamena, ma via telefono è pervenuto questa mattina via telefonino al passo con il mutare dei tempi.
A chiamare, una professionista orvietana della quale riassumiamo la domanda:
“Roberto buongiorno. Mi dice, per favore, se è possibile trovare l’intervista a Andrea Stella su qualche canale televisivo visibile in altre parti d’Italia? Gradirei, io la ho già seguita, offrire l’opportunità di ascoltarla ad amici residenti in altre parti d’Italia che hanno bambini e ragazzi cui ritengo possa fare solo del bene sentire quanto detto dall’Ingegnere a mio parere persona veramente speciale. Difficile trovarne altri come lui, se non altro per la grande umiltà che fa la differenza”.
E’ un segnale forte e chiaro di come l’ ex numero 10 (numero dei fuoriclasse) dell’Orvieto Scalo possa aver colpito nel modo che aveva più a cuore. Per maggiore chiarezza, sveliamo un piccolo antefatto. Prima dell’evento, in un messaggio mi aveva svelato la sua preoccupazione per il timore che la manifestazione assumesse toni troppo celebrativi e popolari. Storicamente, rifugge da ogni qualsiasi forma troppo elogiativa o sfarzosa riguardante il mestiere che esercita e la sua persona. Insomma, era suo desiderio provare a costruire qualcosa preferibilmente utile al prossimo. Poche parole, comunque esaustive per colpire nel segno e indirizzare la chiacchierata in ambiti solo all’apparenza distanti ma connettibili anche alla F 1.
Onestamente, sapendo il personaggio e l’attenzione dedicata dai media locali all’evento qualche dubbio lo avevamo avuto pure noi. Logico, di conseguenza, girare il messaggio agli attori incaricati di interloquire con l’Ing. ma impossibile e poco logico trasmetterlo ai quattrocento e passa testimoni (sala dei 400), in attesa, con largo anticipo, fuori dal Palazzo. Com’è finita tutti lo sanno: la “celebrazione” c’è stata risultando quasi obbligata . Per le quasi due ore di completa attenzione a quanto giungeva dai microfoni, per i numerosi e calorosi applausi, per l’affetto di grandi e piccini pronti a mettersi in fila per una foto e/o un autografo da mostrare per dire a tutti “c’ero anch’io”. Sarà, ma osservandolo da vicino azzardiamo la presunzione del successo per l’accoglienza tributata dagli orvietani. L’uomo dei colori Papaya s’è dovuto inchinare, come sempre con stile e affetto.
Grande Andrea !!