Pubblichiamo qui di seguito la lettera di una mamma che ha voluto rendere nota la sua storia e la sua gratitudine verso la dottoressa Maria Greca Magnolia, responsabile del reparto di Pediatria e Neonatologia del Santa Maria della Stella. Rispettiamo il volere di questa mamma nel volere rimanere anonima. Di seguito la lettera-testimonianza di una buona sanità che, fortunatamente, ancora esiste:
Erano i primi di Marzo del 2024.
Quella sera -quando il primario mi diede la notizia- il respiro venne meno e in un attimo mi sentii sprofondare giù, verso il basso, in un abisso che di più profondi non credevo esistessero.
Il primario in questione era la dottoressa Maria Greca Magnolia, responsabile del reparto di “Pediatria e Neonatologia” di Orvieto. La notizia consisteva nel fatto che mio figlio -18 mesi al tempo, non propriamente maggiorenne! – di lì a poco sarebbe stato trasferito per ulteriori accertamenti presso un’altra struttura ospedaliera, “un’eccellenza” la chiamerebbero i professionisti del settore.
Ma facciamo un passo indietro.
Arrivammo in ospedale qualche giorno prima, in seguito ad un febbrone da cavallo che non voleva scendere neanche con gli antipiretici, poi scopertosi dovuto alla combo esplosiva streptococco+sesta malattia (infatti dopo qualche giorno uscì l’esantema). A meno di 24 ore dalla dimissione, il bambino venne sottoposto ad una serie di esami di controllo, tra cui una visita con un semplice stetoscopio da cui emerse un piccolo soffio al cuore -quasi impercettibile- cosa peraltro molto comune nei bambini in tenera età. La dottoressa Maria Greca -ragionando a voce alta per rendermi partecipe- si chiese se non fosse il caso di fare un salto in Cardiologia per un’eco-cardiogramma. Ci accompagnarono così in reparto. Sul momento non riuscii a capire fino in fondo cosa stesse succedendo e perché fossimo lì. “L’indomani saremmo dovuti tornare a casa…o no? Perché ancora tutti questi esami? Il mio cucciolo sta bene!”. La visita ebbe inizio, al bimbo vennero applicati gli elettrodi sul torace e la cardiologa azionò il dispositivo che rilevò le immagini trasmesse poi sul monitor.
Sentii di colpo le orecchie completamente ovattate, una parte di me avvertì un velato disagio misto al terrore di sapere realmente come stessero le cose ma nonostante ciò chiesi “Tutto bene?”. La cardiologa non rispose subito, attese invece di portare a termine il suo lavoro e lì capii che effettivamente qualcosa non andava: nella mia testa cominciò ad accavallarsi una serie infinita di brutti pensieri che ancora oggi -a distanza di mesi- mi svegliano di notte.
A posteriori non ringrazierò mai abbastanza la dottoressa Magnolia per essersi posta quello scrupolo che al mio piccolo ha cambiato la vita, altrimenti -chi lo sa?- come sarebbe andata? Ed è stato proprio grazie a quello scrupolo che scoprimmo che è affetto da ipertrofia ventricolare concentrica.
“Ah…e che vuol dire? Tutti questi paroloni difficili!” nella mia mente pensai. La dottoressa sembrò avermi letto nel pensiero perché cercò immediatamente di spiegarmelo in termini elementari, pur comprendendo che sul momento le mie capacità recettive erano ridotte al minimo: “Vuol dire signora che suo figlio ha le pareti del cuore più spesse rispetto a quella che dovrebbe essere la norma per la sua età.”
“Oddio, adesso che succede? Cosa si può fare? È curabile?? Questa cosa pregiudicherà la sua vita?” . Mille domande mi frullarono in testa, sentii le tempie battere forte, avrei solo voluto svegliarmi da quello che purtroppo però non era affatto un incubo: la realtà mi schiaffeggiò in malo modo e a me non restò altro da fare che accettarla, così chiamai il mio compagno per raccontargli -non avevo idea di come- l’accaduto, spiegando tra lacrime e respiri spezzati che presto saremmo stati trasferiti altrove per indagare ulteriormente lo stato di salute del bambino. Poco dopo giunse trafelato da noi con tutto ciò che era riuscito a raccattare in casa, l’indispensabile per poter stare in ospedale non sapevamo neanche quanto.
Meno di 3 ore dopo la dottoressa Maria Greca ci affidò alle cure del personale di un’ambulanza che nottetempo ci avrebbe portati verso una destinazione di speranza, un luogo da cui 5 giorni dopo saremmo usciti profondamente cambiati, sicuramente cresciuti e con una lunga terapia da seguire. Ci accompagnava una diagnosi tempestiva e molto precoce, che senza ombra di dubbio ha rappresentato per mio figlio una svolta nella sua seppur giovane vita ed ha permesso a me e a tutta la nostra famiglia di venire a conoscenza di un aspetto della sua salute che mai avremmo immaginato potesse esistere.
Da quel momento in poi è iniziata per tutti noi una nuova esistenza: più consapevole, scandita da orari fissi che ci ricordano costantemente con cosa stiamo crescendo; un’esistenza in cui il propanololo è diventato il nostro miglior alleato (e pensare che fino a meno di un anno fa non sapevamo neanche cosa fosse!); un’esistenza che cerchiamo così di portare avanti vivendo pienamente giorno per giorno, ringraziando ogni mattina il cielo per aver avuto la fortuna di esser stati seguiti dalla dottoressa Magnolia che prontamente è intervenuta ed ha messo a nostra completa disposizione tutta la sua professionalità e competenza, garantendo per noi il meglio che potesse esserci, esponendosi in prima persona anche e soprattutto laddove non sarebbe stato forse possibile farlo.
Per me -mamma normale- non esiste persona più unica e speciale.GRAZIE!