Alla Galleria d’Arte Chioccia Tsarkova di Orvieto viene ricordata giovedì 7 novembre alle ore 18,30 la figura di Sergio Spallaccia, poeta e artigiano che a suo modo ha lasciato un segno indelebile nella città.
Scomparso a luglio dello scorso anno, Sergio Spallaccia aveva composto una raccolta di poesie che fu notata e apprezzata, negli anni Ottanta, dall’editore Lalli di Siena. Nella contrattazione fra le due parti qualcosa non va e Sergio tiene la sua raccolta nel cassetto fino a che non decide di rilegarla in maniera artigianale e distribuirla in pochissime copie agli amici più stretti. Il disegno per la copertina glielo regala l’artista Adalberto Caldoro, anch’egli da poco scomparso, il resto lo unisce insieme con le sue mani e poco dopo è pronta “Venticinque ore di gelo”.
Il testo avrà una circolazione ridottissima, quasi da carboneria, raccogliendo curiosità e apprezzamenti. La raccolta ha echi simbolisti, e infatti l’autentica passione per Arthur Rimbaud si fa sentire. Quello che Ivos Margoni, traduttore e curatore per Feltrinelli delle opere di Rimbaud, ha scritto per l’autore francese vale, con le dovute distanze per Spallaccia: “La personalità di Rimbaud è tutta (…) nello scontro, violentissimo ma chiaro, fra un carattere, una cultura, una società”. La personalità di Sergio Spallaccia, passionale, rabbioso, scontento, buono, rimane scolpita in chi l’ha conosciuto e caratterizzerà a lungo una presenza assidua e discreta sui selci del centro della città, coi suoi passi lenti e la battuta pronta, pronto all’ascolto e al conforto, alla condivisione e alla presenza. Rileggere “Venticinque ore di gelo” è riportare odierno il messaggio di Sergio Spallaccia, che forse direbbe, come Paolo Rumiz: “Quelli come me non hanno che parole da offrire. Ma le parole non sono poco, in questo sconfortante silenzio”.