Tra le attività promosse dal Cenacolo gastrososfico d’Itala Pier Luigi Leoni, si legge nel manifesto che lo istituisce, ci sono «le relazioni interdisciplinari tra gastrosofia e le altre scienze o arti el’avvio di collaborazioni aperte con tutti i soggetti interessati… », tra cui ovviamente le scuole, che sono soggetto prioritario della nostra azione.
Nel 2024 abbiamo inteso focalizzare l’attenzione su uno degli aspetti della storia recente che ha lasciato segni indelebili sulla nostra identità culturale e sulle nostre abitudini alimentari, su aspettiquindi che ci fanno essere quello che siamo, spesso inconsapevolmente.
La mezzadria e la produzione agricola del Novecento, con le influenze profonde che hanno comportato nella qualità della vita di quegli anni, costituiscono l’oggetto del nostro studio. Le parole chiave sono Conoscenza e quindi Consapevolezza.
La Giornata di Gastrosofia di venerdì 8 novembre 2024 a Orvieto è titolata «Dalla mezzadria al contadino custode all’intelligenza artificiale» ed è accompagnata da una mostra fotografica che presenta una preziosa raccolta di foto, che documentano la vita in campagna particolarmente nei primi anni del Novecento.
Nella prima metà del Novecento ben oltre la metà della popolazione, in Umbria e qui nell’Orvietano, era occupata in agricoltura e la forma organizzativa prevalente della produzione era la mezzadria, insieme a pochi coltivatori diretti e ai braccianti, impiegati particolarmente nelle aziende boschive, numerose nei paesi del territorio.
Quegli uomini erano i nostri nonni, o bisnonni, erano la nostra famiglia, erano i colori di base della nostra vita di oggi. La fatica di campare che ha segnato la vita che raccontiamo e documentiamo è alla radice di quello che siamo, anche se ne abbiamo perso il ricordo, volenti o no, anche se abbiamo nascosto o rifiutato quel passato. Quello che mangiamo oggi, rivisto, adattato, alleggerito, viene in gran parte dai prodotti e dal modo di utilizzarli di quei contadini e artigiani e borghesi del secolo scorso.
Noi pensiamo che debbano essere recuperate informazioni e sensazioni ed emozioni, perché è da lì che veniamo. Abbiamo la convinzione che sia utile, forse necessario, dare profondità al tempo, collocare quella vita in uno spazio definito, che è vicino, che influisce profondamente su quanto facciamo, sui nostri modi di pensare, di dire, di nutrirci. Forse ancora per poco.
Il compito che ci siamo assunti quest’anno è insistere nel suscitare qualche scintilla di quella storia, o cronaca, ricordare la vita faticosa che ha segnato per secoli gran parte degli uomini fino a qualche
decennio fa, perché quella capacità di lavorare, soffrire, mangiare, amare, costruire il rapporto con il mondo nutra ancora consapevolmente la nostra esistenza.
Dante Freddi
presidente Associazione Pier Lugi Leoni