Sono 8.390 le imprese umbre con dipendenti che, nel periodo 2019-2023, hanno investito in prodotti e tecnologie green, mentre sono 22.680 i contratti relativi a green jobs la cui attivazione era stata prevista dalle imprese con dipendenti nel 2023. Un quadro che evidenza come, oltre al percorso fatto nell’economia green, l’Umbria – insieme al centro Italia – abbia ancora un percorso da fare.
Dati forniti da GreenItaly 2024, curato da Fondazione Symbola, Unioncamere e da Centro Studi delle Camere di commercio Guglielmo Tagliacarne, che sulla percentuale di imprese che hanno investito in prodotti e tecnologie green evidenziano come l’Umbria si muove sotto la media nazionale, con qualche spunto oltre la media nelle zone di confine dell’Alto Tevere e del Trasimeno, come emerge dalla colorazione delle varie aree presentata nel rapporto.
Una posizione, quella umbra, che è in linea con il dato del Centro Italia, dove le imprese con dipendenti che hanno effettuato eco-investimenti nel periodo 2019–2022 sono il 36,4% del totale delle aziende con dipendenti, contro il 38,6% della media nazionale, il 40% del Nord-Est, il 39,1% del Nord-Ovest e il 38,6% del Mezzogiorno.
L’Umbria, tuttavia, riesce a stare nella media italiana (in questo caso più la provincia che quella di Perugia che quella di Terni) in tema di percentuale di attivazioni di contratti green jobssul totale dei contratti attivati da parte delle aziende. A livello nazionale, sono 571mila 040 imprese con dipendenti che hanno effettuato eco-investimenti nel periodo 2019-2022, rappresentando appunto il 38,6% delle imprese italiane con dipendenti, con un netto balzo in avanti rispetto al 24,9% fatto segnare nel periodo 2014-2018, mentre in Umbria le 8.390 imprese con dipendenti che hanno effettuato eco-investimenti dal 2019 al 2022 si piazzano nella fascia 36,1%-39,2% rispetto al totale delle imprese, in linea come detto con il dato del Centro.
Tra le regioni la più avanti è la Lombardia e, a livello provinciale, Milano toglie lo scettro a Roma Ovviamente, la media nazionale è fatta di situazioni molto diversificate – d’altronde l’Italia è un Paese molto lungo (troppo, secondo alcuni) che, in tema di green economy, vede decisamente in testa la Lombardia, dove sono presenti il maggior numero relativo di imprese eco-investitrici: 102.730 unità, pari al 18% del totale nazionale. Si confermano tra le prime cinque regioni per numero di imprese che hanno effettuato investimenti green anche il Veneto (53.480 imprese eco-investitrici), il Lazio (50.020 unità), la Campania (46.600 unità) e l’Emilia-Romagna (45.380 unità). In questi cinque territori è concentrato il 52,2% delle imprese che nel quinquennio esaminato hanno effettuato investimenti green.
Nella graduatoria provinciale, rispetto alla precedente edizione, Milano sottrae il primato a Roma e si attesta nel periodo 2019-2023 come la provincia con il maggior numero di imprese con investimenti green con 39.540 unità, in forte crescita rispetto alle 30.150 del periodo 2018-2022. La provincia di Roma, con le sue 36.290 imprese con eco-investimenti, nel periodo 2019-2023 scende al secondo posto, nonostante la crescita di imprese green (erano 31.550 nella precedente indagine 2018-2022). Analizzando, invece, la sola incidenza di imprese eco-investitrici sul totale delle imprese provinciali, sono registrate a Matera (50,9%), Pordenone (47,1%) e Caltanissetta (46,2%).
Né la provincia di Perugia né quella di Terni appaiono tra le prime venti province per quota delle imprese eco-investitrici sul totale delle imprese. Il quadro è arricchito dal report Dataview del Centro studi Tagliacarne sulla “Green Economy e l’ambiente” nelle 100 province di tutta Italia. Vengono presi in considerazione sei indicatori e la situazione in Umbria a livello provinciale è di completa parità: in tre voci è avanti Perugia, in altrettante Terni.
Primo indicatore: incidenza della produzione lorda di energia elettrica da fonti rinnovabili sul totale della produzione lorda. La provincia di Perugia, a differenza di quella di Terni, in questo indicatore fa decisamente peggio della media nazionale, con il 42,8%, piazzandosi al 67esimo posto tre le 100 province italiane. La provincia di Terni brilla invece al 27esimo posto, con una percentuale di ben il 91,03%.
Secondo indicatore: incidenza percentuale delle imprese con dipendenti che hanno investito nel periodo 2019-2022 e/o investiranno nel 2023 in prodotti e tecnologie green. Seppure di pochissimo, qui prevale la provincia di Perugia, con il 38,77%, rispetto al 38,6% della provincia di Terni, Entrambe le province umbre, tuttavia, sono un po’ sotto la media nazionale, piazzandosi rispettivamente in 57esima e 59esima posizione (sempre tra le 100 province italiane).
Terzo indicatore: Incidenza percentuale delle attivazioni di contratti di green jobs previsti dalle imprese sul totale contratti attivati. Anche in questo indicatore la provincia di Perugia fa pochissimo meglio di quella di Terni. Al 35,0% del Perugino, risponde il 34,88% del Ternano. In graduatoria sono, rispettivamente al 48esimo e 50 posto, quindi in piena media nazionale.
Quarto indicatore: incidenza % della raccolta differenziata di rifiuti urbani sul totale produzione. Molto buona la posizione del Ternano, che con il 73,04% è al 32esimo posto tra le cento province italiane, mentre il Perugino con il 66,5% è al 59°posto.
Quinto indicatore: incidenza percentuale del suolo consumato sulla superficie territoriale. Entrambe le province umbre in questo indicatore fanno decisamente meglio della media nazionale, piazzandosi Terni al 24esimo posto e Perugia al 29esimo, rispettivamente con il 4,66% e il 5,46%.
Sesto indicatore: aumento della percentuale di suolo consumato, rispetto a quella dell’anno 2006. Nonostante, come visto, che entrambe le province umbre presentino un’incidenza percentuale del suolo consumato sulla superficie territoriale più bassa rispetto alla media nazionale, il consumo di suolo tra il 2006 e il 2022 ha avuto nelle due province un aumento più elevato di quello registrato a livello italiano. Tra le due province, a consumare di più il suolo tra il 2006 e il 2022 è stato di più il Ternano (+6,64%, 77esima posizione tra le province italiane per aumento di suolo consumato) rispetto al Perugino (+6,04%, 60esima posizione).
“Il Rapporto GreenItaly di Fondazione Symbola, Unioncamere e Centro Studi Tagliacarne e il Report Dataview del Tagliacarne per l’Umbria – commenta Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio dell’Umbria – forniscono un quadro in chiaroscuro. Il sistema produttivo regionale ha fatto importanti passi avanti sull’economia green, ma resta ancora da fare per il recupero sulla media nazionale. Una situazione che allinea perfettamente l’Umbria al Centro Italia. Spingere sul cammino della transizione ecologica significa per le imprese puntare sempre di più ad investire sull’innovazione ad alto contenuto tecnologico, aumentando la loro competitività di breve, medio e lungo periodo e la loro resilienza.
La quota delle aziende che investono nel green è in continua crescita, in particolare, ben l’88% mira ad introdurre tecnologie strategiche Net Zero, come il solare fotovoltaico, l’eolico, le pompe di calore, le tecnologie nucleari, le batterie e le tecnologie di rete. Ma questa spinta all’innovazione genera nuovi fabbisogni professionali e richieste di competenze green che le stesse imprese faticano a trovare per più di un’assunzione su due. È in questo contesto che la Camera di Commercio dell’Umbria è fortemente impegnata su tanti fronti e iniziative impossibili da sintetizzare qui, coerenti con i due capisaldi del programma di mandato: la transizione digitale e quella green del nostro sistema produttivo”.