di Marella Pappalardo (Proposta Civica per Orvieto)
Leggiamo con piacere la notizia che il Teatro Mancinelli fa il pieno di abbonati con la nuova Stagione “Protagonisti” e sinceramente siamo contenti che riesca ad intercettare “una platea sempre più ampia” “che dimostra quanto il teatro sia un momento significativo di scoperta, condivisione e arricchimento”. Questo successo e questa crescita degli abbonamenti tuttavia non hanno niente a che fare con un progetto culturale legato ai nostri figli, se parliamo di un teatro che intercetti i giovani, li educhi gradualmente al genere teatrale e offra loro una vasta gamma di proposte formative che li prepari a diventare il pubblico di domani.
Dispiace che ai vertici della politica cittadina non si consideri il bisogno di tutta la realtà scolastica orvietana di grandi testi classici, veicolati dal teatro e dispiace che non si investa su questi spettacoli, certamente più costosi, ma la cultura è un valore che chiede risorse e chi ha una funzione pubblica deve trovarle. I giovani di cui si parla tanto sono invece gli ultimi di cui ci si ricorda. Anche quest’anno non ci sono significative proposte utili ad una «didattica» del teatro di cui si avvaleva la scuola per educare i ragazzi a quel mondo e al suo linguaggio. Ci sono state in passato occasioni formative interessanti, per esempio numerosi incontri per gli studenti per riflettere sul valore della legalità e sulla storia del Novecento oppure, sempre di mattina, a teatro, spettacoli dedicati esclusivamente agli studenti delle scuole orvietane.
Dispiace ricordare che nella Stagione Teatrale 2019/2020 le matinée per le scuole (di vario ordine e grado) erano quattro e comprendevano giornate dedicate alla Memoria (Teatro della Memoria) e che il Teatro Mancinelli era sempre pieno. Da qualche anno a questa parte sembra ci sia stata un’inversione di marcia. Tranne un’opera di Shakespeare Molto rumore per nulla e l’adattamento teatrale di un racconto di Gogol Diario di un pazzo, dei quali ci risulta non siano previste matinée per le scuole, il nostro cartellone ci proietta in un teatro che strizza l’occhio alla televisione e che intercetta gli spettatori evocando serie cult o che dà largo spazio ad un teatro amatoriale locale, di un dilettantismo di qualità per il consenso del solito sicuro pubblico pagante.
Non c’è bisogno di scorrere l’offerta del Teatro Quirino Vittorio Gassman o del Teatro Argentina di Roma, realtà certo forti di risorse economiche, per notare la presenza di proposte rivolte anche ai giovani studenti: basta visionare il cartellone del Teatro dell’Unione di Viterbo che presenta la nuova stagione con le chiare, condivisibili e impegnate motivazioni dell’Assessore alla Cultura, per renderci conto della distonia dell’offerta del nostro Mancinelli “in previsione di un rinnovamento di pubblico e di coinvolgimento di giovani”. Una stagione (quella del Teatro viterbese), immaginata come un viaggio attraverso capolavori immortali della drammaturgia classica passando per le espressioni più interessanti del contemporaneo.
Un’altra perdita di tempo per Orvieto di cui importa poco, ma che illumina sul progetto culturale a lungo termine, che è un non-progetto, perché non c’è. È un dato nazionale che i teatri siano sempre più vuoti e i cinema sempre meno frequentati, che ai concerti vi siano solo stranieri e signore di mezza età. Non è tuttavia un processo fatale causato da «i tempi che cambiano, non è solo «colpa delle nuove tecnologie». I giovani disertano teatri, cinema e concerti perché non li conoscono, quindi non imparano ad amarli e pensano che siano roba per vecchi. È responsabilità degli adulti, dei professionisti, degli «addetti ai lavori» preparare le nuove generazioni perché conoscano e poi, scelgano. La scuola ha questo compito, schiacciata ultimamente da vuoti valoriali inimmaginabili, ma deve essere sostenuta dall’esterno.
Per i ragazzi entrare in un teatro ed ascoltare il testo teatrale interpretato lì, fisicamente, senza il solo libro sul banco è un’esperienza così straordinaria che anche loro vorrebbero essere lì, sul palcoscenico e avere un ruolo e non essere più invisibili…Quanto teatro infatti si organizza per il suo potente valore terapeutico in luoghi di reclusione, di recupero dalle dipendenze o in situazioni di disagio e di solitudine. E il teatro che libera, il teatro che permette di sognare, di essere e di dire tante cose non è un luogo per vecchi! È nostra responsabilità educare al linguaggio teatrale, ma si deve cominciare dalla grammatica, dal testo letterario per essere capaci di godere di altre proposte contemporanee. I ragazzi hanno bisogno di questo e le matinée per le scuole servono a questo scopo, non c’è tempo per un teatro solo di intrattenimento.
Teatro, Musica, Concerti: è necessario sensibilizzare la città ai beni e alle attività culturali, partendo dalle scuole e dai più giovani, giovani che tuttavia non vivono il centro cittadino e i luoghi della cultura, a causa dello scarso collegamento tra la Città e il territorio circostante. Ci sembra incredibile che si finga di ignorare che la città si svuoti nel pomeriggio di gran parte dei giovani studenti pendolari che non hanno modo di partecipare ad attività pomeridiane che superino le ore 16.30. Anche le buone proposte della Nuova Biblioteca Pubblica, tra cui un’interessante mini rassegna cinematografica, sembrano tener conto solo in parte del problema insormontabile dei collegamenti con i paesi limitrofi.
Non c’è più tempo per i nostri ragazzi pendolari che rientrano dopo la scuola nei loro borghi dove a volte hanno solo un bar, abbiamo bisogno delle matinée per insegnare loro quanti linguaggi belli esistono e a quante meraviglie potrebbero dedicarsi e appassionarsi anche loro. Dispiace anche che sia rimasto inascoltato un progetto interessante (e a costo quasi zero) di formazione di una Compagnia di Teatro Stabile dei Giovani di Orvieto, patrocinata dal Comune, che avrebbe dato un ruolo attivo a molti ragazzi e portato il nome della nostra città oltre i limiti della rupe.