Oramai da un anno la guerra di aggressione scellerata di Israele contro Gaza e gli attacchi continui in Cisgiordania non fanno che raggiungere quotidianamente nuove vette di violenza umanamente inaccettabili. Sono di pochi giorni fa le strazianti immagini di un ennesimo bombardamento notturno dal tragico epilogo, che ha colpito il campo profughi allestito nei pressi dell’ospedale Al-Aqsa presso Deir Al-Balah. Ancora morti, ancora feriti.
La recente invasione del Libano ha allargato il fronte di guerra totale che sta conducendo il paese più democratico nel cuore del Medio Oriente, con bombardamenti di aree densamente popolate e diretti fin nel centro della capitale Beirut e che ha provocato oltre il milione di sfollati e uccisioni di un migliaio di persone; senza contare i veri e propri attacchi terroristici con esplosivi posizionati in comuni cercapersona appartenuti a militanti di Hezbollah e fatti detonare in pubblico e in pieno giorno: 9 morti e circa 3000 feriti.
Ennesimi massacri mentre si continua a rifornire di armi Israele e a reprimere chiunque osi denunciare ciò che sta accadendo in Palestina, chi parla del genocidio in corso contro il popolo palestinese (su cui la Corte Internazionale di Giustizia ha deciso di indagare su richiesta del Sud Africa) e chi vuole rivendicare il suo diritto all’autodeterminazione.
In tutta Europa ed in tutto il mondo che ama proclamarsi “civile”, stiamo assistendo ad una repressione sempre più feroce nei confronti di chi esprime semplice solidarietà al popolo palestinese e in Italia questi episodi stanno assumendo proporzioni allarmanti.
Si è iniziato con il vietare assemblee ed eventi pubblici legati al genocidio del popolo palestinese nella data del 27 Gennaio (Giornata della Memoria) arrivando al recente divieto di manifestazione e corteo disposto contro la mobilitazione nazionale indetta da numerose comunità palestinesi d’Italia e da centinaia di realtà associative, sindacali e politiche solidali con la causa del popolo palestinese.
Divieti questi che s’inseriscono nel quotidiano clima di repressione vissuto pressoché in tutto il paese, basti ricordare il barbaro pestaggio degli studenti in manifestazioni pro-Palestina a Pisa e Firenze ad inizio anno, la recente esplusione dall’area Schengen dell’imam di Bologna per aver espresso il proprio supporto alla resistenza palestinese, la multa di 420 euro inflitta ad un apicoltore di Desio che aveva esposto uno striscione con scritto “Stop bombing Gaza, stop genocide” presso la sua postazione al mercato o ancora la revoca dell’autorizzazione, da parte dell’Università di Siena, ad un convegno che aveva tra i suoi relatori lo storico israeliano Ilan Pappè e la Relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati Francesca Albanese.
Ciò a cui si assiste da decenni e che ci ricorda tristemente il clima attuale, è il sedimentarsi dell’idea che manifestare non sia l’esercizio di un diritto, ma un disturbo recato alla comunità, una minaccia all’ordine. E questo clima di repressione riceverà purtroppo un’ulteriore accelerazione normativa con l’approvazione del DDL 1660, passato al vaglio del Senato dopo una discussione indolore e liscia alla Camera.
Il “Decreto sicurezza”, che porta la firma Nordio-Crosetto-Piantedosi, rappresenta infatti una seria minaccia alla libertà di espressione e alla possibilità di mobilitarsi con strumenti meramente pacifici, attraverso la criminalizzazione di coloro che si dichiarano contrari a una economia di guerra e di coloro che si ritrovano nelle fasce più deboli della società.
Per questo, come Coordinamento Orvietano per la Palestina invitiamo tutta la cittadinanza ad attivarsi, partecipando alle nostre assemblee ed alle nostre iniziative, collaborando in maniera singola o associata per contrastare chi vorrebbe ridurci al silenzio e alla complicità con un genocidio, ed a partecipare alla mobilitazione nazionale contro il DDL Sicurezza prevista per sabato 19 ottobre e che vedrà una manifestazione anche a Roma nel pomeriggio.
Coordinamento Orvietano per la Palestina