di Renato Piscini
La crisi culturale e delle norme di una comunità sono all’ordine del giorno. La modernità ha rinnegato la cultura alta della tradizione e dei suoi canoni di base; anzi la ritiene superflua, basta vedere i comportamenti dei giovani di oggi, della classe dirigente attuale, i comportamenti dei cittadini.
Siamo in presenza di una nuova cultura implicita nei gesti, nei comportamenti che si è allontanata dal pregresso culturale. Che una volta i confini di comportamento e le caratteristiche culturali e valoriali erano chiari, oggi molto meno, è una evidenza; le manifestazioni radicali sono all’ordine del giorno, creando un sistema polverizzato in cui l’individualismo domina. Alla base possiamo individuare solitudine, non cultura, lassismo, povertà di visione.
Gli standard di vita odierni, impensabili una volta, hanno parametri contradditori ed evasivi, insomma una combinazione di paradigmi che ci possono portare verso forme comunitarie impreviste.. Il dibattito pubblico assai confuso non aiuta, ci vuole un salto di qualità attraverso una resistenza sui diritti negati, sulla invasione di campi istituzionali, sulla formazione di classe dirigente.
La pace sociale è uccisa a colpi di cultura woke, di eccesso di sussiego, di divisioni, ora cerchiamo qualcosa di meglio: “ nate non foste per viver come brute ma per seguir virtute e conoscenza”.
Il segnale di una paese dalla tenuta democratica sempre più incerta che stiamo dando non ci aiuta, non investiamo sulla scuola, sulla ricerca, sui i nuovi artisti, e la stampa , se tocca l’attualità, rischia querele e processi. Non dobbiamo avere paura di sognare e del dialogo tra i popoli , ivi compresi immigrati, avere la pietas non la condanna e la pace sociale.
Una sana discesa dentro l’inconscio può essere utile, aprire i nostri cuori selvaggi figli della noia, solitudine, non cultura, non visione, pregiudizi, ricreando una società civile degna di questo nome.