Il Tar dell’Umbria ha respinto completamente il ricorso presentato da Lipu, Wwf, Lav, Enpa e Lndc contro il calendario venatorio 2024-2025, fatta eccezione per la parte relativa alla caccia alla tortora, dichiarata improcedibile poiché il periodo di cacciabilità era già concluso. Il ricorso delle associazioni ambientaliste contestava la decisione della Regione Umbria di non seguire il parere dell’Ispra riguardo la chiusura della caccia per diverse specie di uccelli migratori (turdidi, beccaccia e specie acquatiche) fissata al 30 gennaio.
Il tribunale ha stabilito che la Regione ha agito in modo legittimo, basando la sua decisione su dati scientifici più aggiornati rispetto a quelli dell’Ispra. La sentenza ha ribadito che, sebbene il parere dell’Ispra sia obbligatorio, esso non è vincolante. Le normative attuali consentono infatti alle Regioni di discostarsi da tali pareri, a condizione che le motivazioni siano adeguate e supportate da evidenze scientifiche. Nel caso specifico, la Regione ha giustificato la sua scelta di chiudere la caccia alla fine di gennaio con studi recenti e aggiornati.
I giudici hanno inoltre evidenziato che le associazioni ricorrenti non hanno contestato le argomentazioni scientifiche presentate dalla Regione. Quest’ultima ha infatti fatto riferimento a pubblicazioni e dati più recenti rispetto a quelli utilizzati nei “Key Concepts” europei del 2021, che erano alla base del parere dell’Ispra.
Soddisfazione è stata espressa dall’assessore Roberto Morroni. “Si tratta di un pronunciamento che conferma, ancora una volta, la qualità e la solidità del lavoro fatto dall’Assessorato e dalla sua struttura tecnica a garanzia di un sempre più attento e responsabile esercizio dell’attività venatoria” ha commentato.